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Usa 2024: + 63, Trump non esclude uso della forza con Panama e Groenlandia

08
Gennaio 2025
Di Giampiero Gramaglia

Donald Trump non esclude il ricorso alla forza militare per acquisire il controllo della Groenlandia e del Canale di Panama, considerati entrambi vitali per gli Stati Uniti: “Ne abbiamo bisogno – dice il presidente eletto – per la nostra sicurezza economica”. Trump ha fatto ieri una conferenza stampa fluviale a Mar-a-lago in Florida.

Così, il magnate, osserva il New York Times, ‘archivia’ decenni di politiche che davano la priorità all’auto-determinazione piuttosto che sull’espansione territoriale

Ovviamente, tutti i media danno grande rilievo ai propositi di Trump, che minaccia di “scatenare l’inferno” nella Striscia di Gaza, se Hamas non restituirà tutti gli ostaggi prima del 20 gennaio, giorno del suo insediamento alla Casa Bianca. Il magnate ha pure intenzione di rinominare il Golfo del Messico Golfo d’America, di colpire con dazi il Canada e di pretendere dai Paesi europei Nato di spendere per la difesa non il 2%, ma il 5% del proprio Pil.

Secondo la Cnn, è “improbabile” che Trump ottenga tutto ciò che vuole da Canada, Panama, Groenlandia o quant’altri. Ma la tattica negoziale del presidente eletto è quella solita: spararle grosse, alzare la voce, battere il pugno sul tavolo, così da intimidire l’interlocutore e da metterlo sulla difensiva fin dall’inizio.

Con l’Alleanza atlantica, è già avvenuto: il nuovo segretario generale Nato, Mark Rutte ha infatti suggerito di aumentare le spese per la difesa al 2,5% del Pil, quando ancora la soglia del 2% non è stata raggiunta da tutti i Paesi.

Tengono, invece, il punto, per il momento, la Groenlandia e la Danimarca, il Paese cui l’isola riconosce sovranità per la politica estera. Mentre in figlio maggiore di Trump Donald jr giungeva ieri in Groenlandia, il regno di Copenaghen ha modificato il proprio stemma, dando più rilievo proprio al ruolo di Groenlandia e Isole Faroer.

Usa 2024: fronte giudiziario, Trump incassa una vittoria e subisce una sconfitta
Sul fronte giudiziario, Trump ha ieri incassato una vittoria e subito una sconfitta. La vittoria gli viene dalla giudice amica della Florida, Aileen Cannon, da lui nominata nel 2020, che ha bloccato la pubblicazione del rapporto del procuratore speciale Jack Smith sui documenti riservati sottratti dalla Casa Bianca e conservati a Mar-a-Lago finché una corte d’appello non si sarà pronunciata sulle istanze della difesa in atto.

Cannon ha motivato la sua decisione con la tutela dei diritti dei co-accusati nel procedimento, verso i quali il processo va avanti. La giudice, in estate, aveva già annullato il procedimento verso Trump, alla luce della sentenza della Corte Suprema che riconosce una parziale immunità al presidente. Ora, Cannon vieta “la diffusione, la condivisione o la trasmissione” del rapporto o di parti di esso: la pubblicazione del rapporto, considerata imminente, poteva risultare imbarazzante per Trump, più che ledere gli interessi dei co-accusati, che sono due suoi dipendenti che hanno sostanzialmente eseguito le sue disposizioni.

A New York, la giudice d’appello Ellen Gesmer, con un verdetto contenuto in un solo paragrafo, ha invece respinto la richiesta dei legali di Trump di bloccare la sentenza di condanna del processo, celebrato in primavera, in cui il magnate è stato riconosciuto colpevole di tutti i 34 capi d’accusa. La sentenza di condanna sarà dunque pronunciata venerdì 10 gennaio dal giudice Juan M. Merchan. Trump puntava ad evitare la condanna prima del suo ritorno alla Casa Bianca.

Usa 2024 : migranti, la Camera si porta avanti sulle deportazioni
La Camera ha ieri approvato una legge che prevede la deportazione di migranti senza documenti, cioè entrati illegalmente negli Stati Uniti, che si siano macchiati di reati minori. 48 deputati dell’opposizione democratica hanno votato con la maggioranza repubblicana. Il New York Times legge questa misura come un anticipo del giro di vite sugli immigrati pre-annunciato a più riprese dal presidente eletto Donald Trump.

Che, dal canto suo, si propone di “ribaltare immediatamente” le azioni appena prese dal presidente in esercizio Joe Biden in tema di protezione ambientale. “Drill, baby drill!”, ha ieri detto Trump nella sua conferenza stampa, ripetendo uno degli slogan della sua campagna, lasciando di nuovo presagire il ritorno alle perforazioni e all’estrazione di petrolio e gas naturale

Usa 2024: le dichiarazioni di Trump, un resoconto
Per una sintesi più estesa della conferenza stampa di Donald Trump, ci affidiamo alla cronaca stesa per l’ANSA di Benedetta Guerrera. Questo il suo servizio:

Nella prima conferenza stampa dell’anno, il presidente non ancora insediato si è presentato già come ‘comandante-in-capo’, avvertendo Panama e Groenlandia che non esclude l’uso della forza militare nei loro confronti, minacciando il Canada di dazi, annunciando di voler cambiare nome al golfo del Messico e mettendo in guardia gli alleati della Nato che la sua amministrazione potrebbe chiedere un aumento delle spese per la difesa fino al 5% del Pil.

Dalla Casa Bianca d’inverno, il suo resort di Mar-a-Lago, The Donald ha descritto quella nuova “età dell’oro” promessa in campagna elettorale, con l’America che torna a imporsi sulla scena mondiale attraverso la conquista di nuovi territori e la riappropriazione di vecchi possedimenti. Mentre il presidente eletto parlava ai giornalisti, il figlio Don jr sbarcava in Groenlandia per sondare gli umori dei circa 45.000 abitanti e dei rappresentanti politici dell’isola che fa parte della Danimarca.

“L’accoglienza è stata ottima. Loro e il mondo libero hanno bisogno di sicurezza, protezione, forza e pace! Questo è un accordo che deve realizzarsi. Rendere la Groenlandia di nuovo grande!”, ha scritto il tycoon su Truth riecheggiando il suo slogan elettorale Make America Great Again.

Trump non è entrato nel dettaglio dei piani per un’eventuale annessione dell’immenso territorio ma, a domanda diretta, non ha escluso l’uso della forza militare. “Non posso dare assicurazioni in tal senso”, ha risposto, precisando di “non potersi impegnare” in questo momento. “Può darsi che debba fare qualcosa in futuro”, ha aggiunto. La Danimarca non ha nascosto la sua irritazione verso le minacce del presidente eletto. “La Groenlandia appartiene ai groenlandesi e non è in vendita”, ha avvertito la premier danese Mette Frederiksen, mentre re Frederik ha cambiato lo stemma reale dando più spazio ai simboli di Groenlandia e Isole Faroer.

Trump ha parlato anche del suo nuovo pallino, la riconquista del Canale di Panama. “Ne abbiamo bisogno per la sicurezza economica. E’ stato costruito per i nostri militari”, ha dichiarato, minacciando l’imposizione di tariffe e lasciando intendere anche in questo caso di non escludere il ricorso all’esercito.

Dazi potrebbero colpire pure il Canada una volta che The Donald si sarà insediato alla Casa Bianca: “Non abbiamo bisogno dei loro prodotti e abbiamo un deficit commerciale enorme con loro, così come con l’Europa. Potremmo liberarci di quella linea di confine costruita artificialmente e sarebbe anche molto meglio per la sicurezza nazionale”, ha sottolineato, rilanciando l’idea che la patria dello sciroppo d’acero diventi il 51° Stato dell’Unione.

Il magnate ha poi voluto lanciare un avvertimento al Messico, questa volta non solo sul fronte dell’immigrazione. “Cambierò il nome al Golfo, lo chiamerò Golfo d’America. Come suona bene!”, ha detto.

I suoi strali hanno attraversato anche l’Oceano e colpito gli alleati della Nato, ai quali ha ribadito la necessità di aumentare le spese per la difesa se non vogliono perdere l’ombrello americano con l’uscita degli Stati Uniti dall’Alleanza. “Se lo possono permettere tutti”, ha sostenuto Trump, “ma dovrebbero pagare il 5% del Pil, non solo il 2%”. Poi si è scagliato ancora una volta contro Hamas, minacciando “l’inferno a Gaza” se gli ostaggi non saranno rilasciati prima del suo insediamento.

Il magnate ha infine annunciato  un importante investimento da 20 miliardi di dollari per costruire ‘data centers’ negli Usa da parte del miliardario del settore immobiliare degli Emirati Arabi Uniti Hussain Sajwani, fondatore e presidente di Damac. che fanno seguito ai 100 miliardi di Sofitel annunciati a dicembre. I ‘data centers’ saranno costruiti in diversi Stati: “Siamo molto entusiasti di questa nuova presidenza”, ha dichiarato il miliardario.Trump ha ricordato il suo impegno a garantire un veloce assolvimento delle procedure di autorizzazione per chiunque investa almeno un miliardo di dollari negli Stati Uniti.

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