Walking in the Bubble
Regno d’Italia, Bernini e Santanché a Cosmoprof, Maxxi per Israele, Saudi Arabia Railways
Di Gianfranco Ferroni
Oggi, venerdì, conferenza stampa di Fratelli d’Italia per presentare le iniziative politiche e parlamentari in occasione dell’anniversario del 17 marzo 1861, giorno in cui fu proclamato il Regno d’Italia. Parteciperanno il responsabile del dipartimento organizzazione di FdI Giovanni Donzelli, i capigruppo di FdI alla Camera e al Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan, e il presidente di Gioventù Nazionale Fabio Roscani.
A Roma, nel pomeriggio, presentazione del libro “Storia del mondo post-occidentale” di Eugenio Capozzi. Oltre all’autore interverranno Alberto Bagnai, Dario Caroniti e Aldo Rocco Vitale.
A BolognaFiere inaugurazione di Cosmoprof, la rassegna leader mondiale per i settori della cosmetica e della bellezza professionale, con il ministro dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini e il ministro del Turismo Daniela Santanché.
Nel Maxxi, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, è stata inaugurata la mostra “Conscious Collective“, a cura di Bartolomeo Pietromarchi, Shai Baitel, curatore associato Elena Motisi, realizzata in collaborazione con l’Ambasciata d’Israele in Italia e l’apporto di Intesa Sanpaolo. Sono esposte le opere di Tsibi Geva, Maria Saleh Mahameed e Noa Yekutieli, tre artisti appartenenti a contesti e generazioni diverse, che in apparenza sembrano avere poco in comune: Geva (Kibbutz Ein Shemer, Israele, 1951), di origine ebraica askenazita, figlio di uno dei maggiori esponenti del Bauhaus israeliano, è un artista noto a livello internazionale che vive e lavora tra Tel Aviv e New York. Mahameed (Umm el-Fahem, Israele, 1990) nata e cresciuta nella più popolata città araba di Israele, è figlia di padre palestinese e madre ucraina e cristiana. Yekutieli (Los Angeles, Usa,1989) è un’artista multidisciplinare autodidatta nata in California da madre giapponese e padre israeliano, che lavora tra Tel Aviv e Los Angeles. Diverse dunque le origini, le influenze, le sensibilità, e anche le tecniche e i materiali che i tre artisti utilizzano. Eppure i loro lavori rivelano inattese connessioni. Le opere in mostra affondano le radici nelle singole biografie e raccontano di esperienze intime ma universali al tempo stesso, ovvero conflitti, legami e identità, restituendo una visione multiforme di una complessa realtà culturale. Richiamando il concetto junghiano di “inconscio collettivo”, un’eredità appartenente a un lontano passato e comune a tutta l’umanità, “Conscious Collective” indaga come sia possibile ritrovare un senso di collettività anche in una terra in cui il conflitto è una costante, e come accettare la vita con le sue contraddizioni possa essere la chiave per un’esistenza migliore. Scrive il curatore, Baitel: “A prima vista, i punti di divergenza sembrano superare quelli di affinità. La loro narrazione, i mezzi espressivi a cui fanno ricorso e le loro intenzioni artistiche possono persino apparire in contrasto tra loro. Le loro opere, cui fa da sfondo la realtà israeliana e quella palestinese, riecheggiano il costante stato di conflitto che imperversa all’interno della regione, o di loro stessi. Eppure, nonostante tali differenze e divergenze, questi tre artisti sono accumunati dal miracoloso legame dell’amicizia. Il sostegno reciproco alla base del loro rapporto rafforza la produzione artistica di ciascuno di essi, fornendo al contempo una cornice ragguardevole a questa mostra. A fare da collante al loro lavoro è la relazionalità, una visione del mondo che enfatizza un senso innato di connessione tra gli esseri umani”. Aggiunge Pietromarchi, direttore Maxxi Arte e curatore della mostra: “Siamo molto onorati di aver organizzato con l’Ambasciata di Israele questa mostra insieme al curatore Baitel. Conscious Collective offre la possibilità al pubblico del museo di comprendere la complessità e la diversità delle culture delle terre di Israele in un dialogo tra artisti che testimonia la volontà di dialogo e integrazione che l’arte in particolare ha la capacità di tessere”. Motisi, curatore associato, conclude: “Presentiamo le pratiche e le sensibilità di tre artisti appartenenti a diverse generazioni, genere, comunità etniche, religione e status socioeconomico. I lavori, profondamente influenzati dalle rispettive biografie, esprimono queste diversità, e al tempo stesso presentano una complessa dimensione multiculturale. Geva ci riporta con forza sulle strade di Israele, Mahameed ci fa quasi toccare con mano la matericità del carbone della sua città natale, e Yekutieli con la raffinatezza del suo intaglio apre una finestra sulle sue esperienze di vita”. Opere in mostra: interprete dal tratto espressionista, dalla fine degli anni settanta Geva pone al centro del suo lavoro l’esplorazione della propria identità e quella del suo paese. Le sue opere affrontano allo stesso tempo la situazione politica in Israele, le conseguenze psicologiche del conflitto in atto e l’estetica che ne deriva. “Where I Come From”, l’opera in mostra, è un dipinto modulare composto da tele di diverse dimensioni presentate come un’unità collettiva. Ogni tela ha quindi una sua autonomia, ma unite creano inedite connessioni e percorsi, metafora di quegli incontri casuali e di quelle decisioni che hanno fatto sì che l’artista, come molti altri, si sia ritrovato a vivere in Israele. Il lavoro riassume motivi ricorrenti nelle opere di Geva (il modello ripetitivo della Kefiah, le mattonelle Balatot un tempo presenti in ogni casa d’Israele, le recinzioni) e approfondisce il tema del confine, che caratterizza una vita in una situazione priva di una chiara definizione territoriale. Il carbone nero, materiale proprio della città natale di Umm el-Fahem (“Madre del carbone”), è dominante nel lavoro di Mahameed. L’opera in mostra, “Ludmilla”, presenta un paesaggio immaginario, in cui si coniugano riferimenti alle città di Umm el Fahem e Kiev, città di origine della madre dell’artista da cui l’opera trae il nome. Questo è il primo capitolo di una serie dedicata alla storia dei suoi genitori e rappresenta le memorie della madre, giovane donna ucraina trasferitasi per amore in una società caratterizzata da una forte identità culturale palestinese. Come accade con i ricordi, l’opera non segue una narrazione lineare, ma è una raccolta fluida di immagini in cui paesaggi sovietici si fondono con panorami mediorientali, con motivi che vanno dagli ulivi palestinesi a Misha, l’orsetto mascotte delle Olimpiadi di Mosca del 1980. La pratica interdisciplinare di Yekutieli combina elementi scultorei, objets trouvés e l’arte del taglio della carta giapponese, nel tentativo di conciliare le sue identità spesso contrastanti di donna nippo-israelo-americana. L’installazione in mostra “Where We Stand” è composta da finestre di carta ritagliata, che incorniciano un amalgama di immagini eterogenee che evocano ora un paesaggio naturale, ora un paesaggio di distruzione e conflitto. L’illusione ottica creata dalle finestre dà allo spettatore un senso di distanza e sicurezza e fa riflettere su come la percezione di sé e delle questioni sociopolitiche possa essere facilmente distorta e modificata. La finestra diventa dunque metafora della propensione umana ad aprire o chiudere selettivamente gli occhi sulla realtà, a mascherare o negare la verità per poter sopravvivere.
Arsenale Spa, società italiana attiva nell’hospitality di lusso e Sar, Saudi Arabia Railways, la compagnia ferroviaria nazionale dell’Arabia Saudita, hanno sottoscritto il “Memorandum of Understanding” per lo sviluppo del primo treno di lusso nel Regno Saudita. L’accordo è stato firmato a Riyadh, in occasione del Saudi Forum of Turism, da Paolo Barletta CEO di Arsenale, e Bashar Al Malik CEO di Sar. Il progetto “Dream of the Desert”, in risposta al nuovo trend di turismo lento e viaggi esperienziali, porterà entro il 2025 un treno con 40 cabine di lusso sulle ferrovie saudite con un viaggio che attraverserà il paese dalla capitale Riyadh fino a Qurayyat, nel nord del paese e al confine con la Giordania. L’Arabia Saudita sarà così il primo paese ad avere un servizio “Luxury Train Cruise” attivo in seguito al lancio firmato sempre da Arsenale e Accor dell’Orient Express La Dolce Vita, in esercizio dal 2024 sui binari italiani ed europei. La partnership italo saudita sancisce l’unione di intenti delle due società per un progetto innovativo e rivoluzionario che garantirà all’Arabia Saudita l’espansione della propria offerta turistica e conferma quanto il turismo di lusso nel paese arabo sia ricco di nuove opportunità. Una nuova frontiera del viaggiare in un luogo dove la ferrovia ha origini antiche ed è presente da oltre cento anni. Già dal 2023 Arsenale inizierà ad occuparsi della manifattura del treno. “Dream of the Desert” sarà completamente personalizzato e ispirato allo stile e alla tradizione saudita. La produzione, la manodopera, la qualità dei servizi a bordo, il design degli interior e il know how saranno rigorosamente italiani e il Made in Italy sarà il pilastro attorno cui ruoterà tutta la progettualità. Le carrozze impiegate, di tipo Z1 e già utilizzate da Arsenale per realizzare insieme ad Accor per l’Orient Express La Dolce Vita, saranno completamente ristrutturate in stabilimenti specializzati situati in Puglia e in Sicilia. Sar si occuperà della trazione, della logistica e dei servizi di manutenzione, replicando così il modello vincente della partnership che Arsenale ha attivato con Trenitalia e Fondazione Ferrovie dello Stato in Italia con il futuro treno Orient Express La Dolce Vita, con le sue 14 regioni italiane attraversate e destinazioni internazionali quali Parigi, Istanbul e Spalato. Per Bashar Al Malik «la firma di questo MoU tra Sar e Arsenale è da considerarsi un primo passo verso l’introduzione di una nuova offerta all’interno del mercato del turismo con un’esperienza di viaggi di lusso in treno. Lavoreremo per implementare il servizio attraverso le diverse reti ferroviarie di Sar, migliorando il livello del turismo con l’introduzione del segmento lusso rivolto ai turisti locali e internazionali. Valorizzando la nostra visione nazionale, arricchiremo così l’offerta turistica in Arabia Saudita». E Barletta ha aggiunto: «Siamo entusiasti di poter lavorare con le ferrovie saudite e con il governo dell’Arabia Saudita per un progetto senza precedenti, alla scoperta di un territorio magico ed emozionante. Le crociere su rotaia sono il futuro del turismo e Arsenale vuole rendere disponibile nei luoghi più belli del mondo questo nuovo modello sostenibile e affascinante di viaggiare. Siamo felici che dopo l’Europa il primo paese della nostra espansione è proprio l’Arabia Saudita, un luogo particolarmente simbolico per il mondo ferroviario e per il turismo. La ferrovia è vita e un ponte tra culture. Il nostro treno rappresenterà questi valori. Questa partnership dimostra inoltre che non ci sono limiti o barriere alla passione e alla volontà di andare oltre l’immaginario. Voglio ringraziare i ministri sauditi che hanno creduto in questo sogno e in particolare il Ministro dei Trasporti Sua Eccellenza Saleh bin Nasser Al Jasser per aver creduto in questo progetto dall’inizio e per aver creato le condizioni per renderlo realtà in pochissimo tempo. Un grazie speciale a Bashar Al Malik e Khaled Al Harbi di Sar per aver lavorato non stop con tutto il loro team per risolvere i molti limiti tecnici. Con questa firma siamo pronti a partire e non vedo l’ora di attraversare il Regno nel 2025 a bordo del nostro Dream of the Desert». Il progetto permetterà di scoprire un territorio ancora poco conosciuto che attraversa l’Arabia Saudita: dal deserto, alle composizioni montuose di Hail, fino ad arrivare alla zona più verde del paese nei territori del nord. Le soste lungo il percorso e le attività a bordo offriranno ai viaggiatori esperienze immersive tra sapori, usi e tradizioni della cultura locale. Si potrà scoprire l’Arabia Saudita più nascosta, attraversarne i luoghi percorsi dagli esploratori e i mercanti oltre duemila anni fa, visitare le comunità locali e i molti siti Unesco dove sono stati ritrovati i graffiti degli insediamenti preistorici. Un viaggio tra natura e cultura in una parte di mondo densa di storia. Un viaggio sostenibile e lento per creare un ponte culturale ed esperienziale con i turisti di tutto il mondo.