Walking in the Bubble

Confartigianato con Mattarella e Calderone, Cerno al libro di Osho, Gualtieri al Maxxi, Passera all’Ara Pacis

27
Novembre 2024
Di Gianfranco Ferroni

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella partecipa all’assemblea di Confartigianato, a Roma, nell’Auditorium Conciliazione. Relazione del presidente di Confartigianato Marco Granelli. A seguire, intervento del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Un confronto vede la partecipazione del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone, del ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, e dell’a.d. di Dolce&Gabbana, Alfonso Dolce.

Federico Palmaroli, in arte Osho, presenta a Roma nel Mondadori Bookstore della Galleria Alberto Sordi il suo libro “Nun fate caso ar disordine”. Interviene il direttore del quotidiano Il Tempo, Tommaso Cerno.

A Roma, nel museo Maxxi, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri interviene alla sesta edizione del convegno “Sport Industry Talk – L’Economia dello Sport” nella sessione dedicata a “Sport e Riforme. Quali investimenti per lo sviluppo”.

A Roma, Ara Pacis, “Superare il mismatch. Nuove generazioni e mondo del lavoro in cerca di un incontro”, evento organizzato da HuffPost. Con il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, il fondatore e Ceo di Illimity Bank Corrado Passera.

A Eurostars Roma Aeterna, il presidente emerito della Corte Costituzionale Giuliano Amato tiene una Lectio Magistralis sull’evoluzione del Terzo settore in Italia.

Nella Pontificia Università Gregoriana si presenta il Rapporto Svimez “L’economia e la società del Mezzogiorno”, con il presidente della Cei cardinale Matteo Zuppi, il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare Nello Musumeci, il sindaco di Napoli e neo presidente Anci Gaetano Manfredi, il vicepresidente di Confindustria Natale Mazzuca, la presidente dell’Ance Federica Brancaccio, il direttore generale della Svimez Luca Bianchi. Conclusioni del presidente Svimez Adriano Giannola.

Si parla del libro “Napoleone, i Bonaparte e Roma”, oggi, all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi. Se Napoleone non è mai venuto a Roma, ne ha però subìto il fascino, tanto da immedesimarsi in un “nouveau César” e di pensare alla Città eterna come dimora per i suoi discendenti. Il volume presentato durante l’incontro, edito da Collezione Primoli, segue le tracce che l’Empereur vi ha impresso attraverso diverse prospettive, anche inedite, e affronta il tema del potere di attrazione che Roma antica e cristiana ha esercitato su di lui e quindi sui Bonaparte, da Madame Mère, ai fratelli e ai nipoti, compreso il conte Giuseppe Primoli, che di Napoleone ha coltivato il culto fino all’inizio del secolo scorso. L’incontro, organizzato in collaborazione tra l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi e la Fondazione Primoli, permette di assistere a un dialogo tra Luigi Mascilli Migliorini, storico esperto del periodo napoleonico e Accademico dei Lincei, Gilles Pécout, presidente della Bibliothèque Nationale de France e docente di storia contemporanea presso l’Ecole normale supérieure, e la direttrice della Fondazione Primoli, Letizia Norci Cagiano, curatrice del volume.

Nella collezione Spannocchi della Pinacoteca di Siena ci sono opere come “La torre di Babele”, ambito di Abel Grimmer (fine XVI – inizio XVII), “Il giorno” (Cristo tentato nel deserto) e “Il tramonto” (Cristo in Emmaus) entrambe di Johan König (Norimberga 1586 – Augusta 1642) che raccontano come i monumenti tiburtini segnarono in modo inconfondibile una scenografia che ben si presta a rappresentare il clima devozionale di quegli anni a Roma: nei quadri dei maestri il paesaggio tiburtino si popola di storie tratte dalla Bibbia e dal Vangelo e di santi in adorazione della magnificenza del creato. Saranno queste alcune delle attrazioni della mostra “Venere disarma Marte: i fiamminghi e la Villa di Mecenate a Tivoli”, visibile dal 29 novembre e fino al 2 marzo del prossimo anno nel Santuario di Ercole Vincitore, per indagare il rapporto tra Tivoli e gli artisti stranieri, fiamminghi in particolare, che alla fine del XVI secolo la elessero come meta ideale e tappa obbligata per l’incipiente fortuna del Grand Tour, spinti dall’ammirazione per le sue imponenti rovine e la forza degli elementi naturali, primo fra tutti l’acqua.

“Il progetto di questa mostra è in realtà un desiderio inesaudito perché nasce ammirando il Marte disarmato da Venere, di Rubens e Brueghel, conservato al Getty Museum di Los Angeles, purtroppo non movimentabile per ragioni conservative. La suggestione che rovine così magniloquenti hanno potuto generare in una colonia specifica di artisti, giunti a Tivoli anche grazie all’interesse cosmopolita di Ippolito II, è stata lo stimolo per poter verificare un campo di indagine ancora in gran parte inesplorato. Credo che questo sito straordinario e dalle incredibili potenzialità narrative mantenga ancora oggi un fascino senza analisi stratigrafica dei suoi codici è un dovere istituzionale, oltre che una grande sfida”, dichiara Andrea Bruciati, direttore dell’Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este.