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Usa 2024: +8, Trump fa raffica di nomine, il ruolo di Musk e ‘Rama’
Di Giampiero Gramaglia
Si fa fatica a tenere dietro al ritmo degli annunci di Donald Trump, che – è un commento comune sui media Usa – accelera la composizione della sua squadra per potere fare una partenza lanciata con la propria Amministrazione il 20 gennaio e realizzare il più cose possibile il primo giorno e/o nei primi cento giorni, senza restare impastoiato nelle nomine.
Di fronte all’accelerazione delle decisioni di Trump, Euronews nota che il presidente Joe Biden invia in Europa il segretario di Stato Antony Blinken per conferire con gli alleati, specie sull’Ucraina.
La notizia più fresca e che più colpisce è la scelta di Elon Musk e di Vivek Ramaswami per guidare un neo-creato Dipartimento dell’efficienza governativa: il Daily Signal, un media online di destra, legato alla Heritage Foundation, presenta la decisione come «un’onda d’urto»; e Trump stesso parla di un «progetto Manhattan» – l’operazione che produsse la bomba atomica, sul finire della Seconda Guerra Mondiale –.
Musk è stato vicinissimo a Trump, specie nella fase finale della campagna elettorale, Ramaswami è stato un suo rivale nella fase iniziale della corsa alla nomination repubblicana e si è poi trasformato in un suo sostenitore. Sui media, affiorano però dubbi sulla tenuta di questo team inedito e fatto tutto di prime donne, personaggi di cui l’imprevedibilità – vale soprattutto per Trump e Musk – è un tratto caratteristico.
Scrive il Washington Post: «Trump trasforma due dei suoi supporters miliardari in supervisori dell’Amministrazione federale». Il nuovo Dipartimento dovrà stimolare «drastici cambiamenti» nella burocrazia federale «entro il 4 giugno 2026», cioè entro le elezioni di midterm: minimizzare regole e sprechi e ristrutturare le agenzie federali.
L’Ap s’interroga su come questa, che viene presentata come una «entità esterna», potrà funzionare e su come potrà essere finanziata e gestita, alla luce delle regole di bilancio degli Usa. Ma l’unità d’intenti di Casa Bianca e Congresso, almeno nei prossimi due anni, dovrebbe facilitare un percorso altrimenti accidentato.
Le altre nomine annunciate vanno tutte nel senso – notano i media – di premiare fedelissimi di Trump che lo hanno aiutato in campagna elettorale. Il team di politica estera e di sicurezza è ora completo, dopo le scelte del senatore della Florida Marco Rubio a segretario di Stato e del deputato – sempre della Florida – Michael Walz a consigliere per la Sicurezza nazionale.
Kristi Noem, governatrice del South Dakota, il cui nome era anche circolato come candidata vice, sarà responsabile della sicurezza interna: avrà un ruolo chiave nella chiusura del confine ai migranti e nella deportazione di milioni di «irregolari». Noem sovraintenderà alla risposta ai disastri naturali e sarà responsabile del Secret Service e della sicurezza degli aeroporti e dei voli.
Pete Hegseth, un veterano delle guerre in Iraq e in Afghanistan, sarà segretario alla Difesa. Hegseth, come co-conduttore sulla Fox del talk dei week-end «Fox & Friends», è stato vicino a Trump, che lo chiama ora a dirigere il Pentagono e 1,3 milioni di militari in servizio attivo. Hegseth non ha esperienze politiche, a parte un tentativo – fallito – di diventare senatore del Minnesota nel 2012. Da commentatore, ha criticato l’Amministrazione Biden per l’approccio debole alla sicurezza nazionale e in un libro ha descritto vertici militari più preoccupati di rispettare la diversità che di fronteggiare minacce globali.
Rubio, che nel 2016 contese a Trump la nomination repubblicana, sarà il primo latino messo a capo della diplomazia statunitense. Walz è un colonnello dell’esercito in congedo, reduce di guerra, ed è stato un vivace critico della politica estera dell’Amministrazione Biden; in particolare, ha posizioni da falco nei confronti della Cina.
Trump, inoltre, ha offerto alla deputata di New York Elise Stephanik, un’altra sua suffragetta, l’incarico di rappresentante permanente degli Usa all’Onu – il posto che fu tenuto da Nikki Haley nel biennio iniziale del primo mandato –.
Altre nomine riguardano il direttore della Cia, che sarà John Ratcliffe, un ex deputato texano, e l’ambasciatore degli Usa in Israele, che sarà Mike Huckabee, un ex governatore dell’Arkansas.
Ratcliffe diresse l’intelligence nazionale nelle ultime battute del primo mandato di Trump, durante la pandemia da coronavirus. Huckabee, a due riprese candidato alla nomination repubblicana, sempre senza successo, è un pastore battista ed è il padre di Sarah Huckabee Sanders, che è stata portavoce di Trump alla Casa Bianca ed è attualmente governatrice dell’Arkansas.
Strenuo sostenitore di Israele, Huckabee dovrà contribuire a ripristinare l’ordine in Medio Oriente. La sua scelta è una conferma dell’intenzione di Trump di allineare la politica estera degli Stati Uniti agli interessi israeliani.
Infine, una curiosità: secondo l’Ap, a otto giorni dall’Election Day del 5 novembre, la maggioranza alla Camera, che non è stata ancora acquisita dai repubblicani, cui mancano quattro seggi per averne la certezza, è tenuta in bilico dalle modalità di voto nel piccolo Maine, che tengono ancora aperte alcune corse.