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Usa 2024: + 45, altro flop, shutdown imminente; Trump eletto davvero

20
Dicembre 2024
Di Giampiero Gramaglia

Dopo il compromesso bipartisan, va a fondo anche la proposta unilaterale repubblicana, sostenuta dal presidente eletto Donald Trump, per evitare lo shutdown, cioè la chiusura parziale sotto Natale dei servizi pubblici negli Stati Uniti per mancanza di fondi. La deadline è alla mezzanotte di oggi, sulla Costa Est degli Stati Uniti, le 06.01 del mattino di sabato in Italia.

Il tempo per trovare una soluzione tampone, di qui all’insediamento del nuovo Congresso, ai primi di gennaio, o della nuova Amministrazione, il 20 gennaio, sta scadendo. Ieri sera, alla Camera, alcuni deputati repubblicani hanno votato con la minoranza democratica affossando il testo loro sottoposto.
Non è chiaro che cosa possa accadere nelle prossime ore. E la stampa di destra già mette le mani avanti: «Il cielo non ci cadrà sulla testa, se ci sarà uno shutdown», nel tentativo di minimizzare l’impatto dell’ostinazione del presidente eletto Donald Trump e di quello che viene ormai definito ‘primo compare’, cioè Elon Musk, contro il compromesso negoziato in Congresso fra repubblicani e democratici. Trump aveva definito «un suicidio» la soluzione concordata e aveva salutato come «un successo» la bozza tutta repubblicana, che non è passata.

La vicenda mette in discussione la conferma dell’attuale speaker della Camera Mike Johnson, al cui posto fonti trumpiane vociferano potrebbe andare proprio Musk o l’altro miliardario suo alleato Vivek Ramaswami: Musk e Ramaswami non sono deputati, ma la Camera può darsi uno speaker fuori di essa, anche se non è mai avvenuto. L’idea è sostenuta dai senatori repubblicani e ‘libertari’ Rand Paul and Mike Lee.

Uno shutdown comporterebbe chiusure di parchi e monumenti e musei federali e ritardi nei sussidi. Centinaia di migliaia di dipendenti pubblici resterebbero a casa senza stipendio o dovrebbero lavorare senza essere pagati, se svolgono servizi essenziali. I disagi aumenterebbero con il passare dei giorni senza una soluzione.

Donald Trump è il 47° presidente eletto degli Stati Uniti
Donald Trump è il 47° presidente eletto degli Stati Uniti. Vi direte e mi chiederete: che novità c’è?, lo sappiamo dall’alba del 6 novembre. Però, solo ora la cosa è ufficiale, dopo che in settimana si sono riuniti, nei 50 Stati dell’Unione, i Collegi Elettorali e hanno deposto i loro voti. Tutto è andato come previsto e come scontato: Trump ha ottenuto 312 suffragi dei Grandi Elettori, Kamala Harris si è fermata a 226, la maggioranza necessaria era 270.

Il prossimo passo del complesso e un po’ arcaico sistema elettorale degli Stati Uniti sarà, a gennaio, la riunione del Congresso in sessione plenaria, per verificare e ratificare il risultato elettorale Stato per Stato. Poi, il 20 gennaio, ci sarà l’insediamento di Trump alla presidenza, con il giuramento davanti al Campidoglio.

I Democratici analizzano sconfitta, guardano a 2028
Sul New York Times, la formalizzazione della vittoria di Trump coincide con un’analisi sui motivi della sconfitta di Harris e dei democratici. Ci si sofferma sul fattore ‘qualità del candidato’, partendo dalla considerazione che nessuno dei due candidati democratici succedutisi nel 2024, prima Biden, poi Harris, «sarà verosimilmente di nuovo candidato» – Biden per ragioni di età, Harris perché reduce da una brutta sconfitta.

Scrive il NYT: «Il partito democratico migliorerà le sue possibilità di vittoria nel 2028 e in futuro se sarà più schietto e meno speranzoso nella scelta dei suoi leader». È una critica al fatto di essersi cullati fino a luglio nell’illusione che Biden fosse un candidato ancora presentabile e nell’avere poi puntato, senza selezione popolare, su una vice promossa titolare dopo che per tre anni e mezzo era stata denigrata e tenuta nascosta.

Georgia, la pm del processo a Trump estromessa
Fani T. Willis, la procuratrice generale che ha messo sotto accusa Donald Trump e numerosi suoi sodali per le pressioni fatte nel 2020 sulle autorità della Georgia per rovesciare l’esito del voto, è stata estromessa dal processo da una corte d’appello di Atlanta, che l’ha giudicata incompatibile, per conflitto di interessi, con la gestione della pubblica accusa.

Il processo resta in piedi e può andare avanti, ma la sorte del procedimento è comunque incerta dopo l’elezione di Trump – il giudizio potrebbe proseguire per gli altri imputati.

La corte d’appello ha rovesciato il precedente giudizio di primo grado. La posizione di Willis come pm era stata compromessa, secondo i legali di Trump, dalla relazione sentimentale della magistrata con un suo collaboratore, assunto per condurre l’inchiesta. Il 5 novembre, Willis è stata confermata nell’incarico dagli elettori della Contea di Fulton, quella di Atlanta.

Los Angeles Times di nuovo nella bufera
Torna a fare notizia il Los Angeles Times, che già nell’imminenza del voto aveva destato clamore per la decisione dell’editore, Patrick Soon-Shiong, miliardario biotech d’origine asiatica, di non dare un endorsement alla Harris. Analoga decisione aveva preso l’editore del Washington Post, e proprietario di Amazon, Jeff Bezos. Adesso, Soon-Shiong ha chiesto al quotidiano di «prendersi una pausa» dallo scrivere dei commenti su Trump, anzi contro Trump.

La storia è raccontata da The Guardian. A ottobre, le decisioni dei due editori avevano innescato diverse dimissioni fra i giornalisti, ma soprattutto centinaia di migliaia di disdette di abbonati. Spiegando la sua decisione, Soon-Shiong ha detto di temere che sostenere uno o l’altro candidato avrebbe alimentato le divisioni negli Stati Uniti. E ora si lamenta che il Los Angeles Times sia divenuto «una camera dell’eco», spostandosi troppo a sinistra, e vuole un giornale «più equo ed equilibrato».

All’inizio di dicembre, l’editore ha annunciato piani per incorporare un «misuratore di parzialità» basato sull’intelligenza artificiale negli articoli del quotidiano. Secondo le fonti del Guardian, avrebbe anche bloccato la pubblicazione di un editoriale sulle nomine di Trump, a meno che non venisse pubblicato anche un commento con un punto di vista opposto.

Soon-Shiong vuole essere più coinvolto nelle pagine editoriali e di opinione e ritiene che il giornale debba espandere il suo pubblico per garantire la sua sopravvivenza. Così, c’è il rischio di contrarlo.