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Usa 2024: – 105, fuori Biden. Democratici cercano candidato, Harris in pole
Di Giampiero Gramaglia
Usa 2024 – Il ritiro del presidente Usa Joe Biden dalla corsa alla Casa Bianca verso Usa 2024 riapre la corsa alla nomination democratica, con la sua vice Kamala Harris in pole position. Harris ha già ricevuto l’endorsement del suo capo e di numerosi esponenti del partito, ma dovrà ora guadagnarsi la nomination alla convention democratica di metà agosto a Chicago.
Pur se crea incertezza e confusione, la decisione di Biden è una scossa positiva per i democratici: mentre una piccola folla s’è radunata davanti alla Casa Bianca cantando “Grazie, Joe” per quanto fatto come presidente e per il ritiro, nelle casse della campagna di Harris sono giunti in poche ore, prima della mezzanotte americana, quasi 50 milioni di dollari in piccole donazioni.
In una lettera postata su X a metà domenica, la sera in Italia, Biden scrive: “E’ stato il più grande onore della mia vita servire come presidente. E anche se era mia intenzione puntare alla rielezione, credo che sia nel miglior interesse del mio partito e del Paese ritirami e concentrarmi soltanto sui miei compiti come presidente per il resto del mandato”.
Fra i primi prossimi impegni, la visita a Washington del premier israeliano Benyamin Netanyahu: un incontro spinoso, martedì, seguito dal discorso di Netanyahu in Congresso mercoledì.
Uscito della scena di Usa 2024 Biden, restano per i democratici “un sacco di questioni aperte”, osservano i media liberal statunitensi: dalla scelta del candidato a come procedere su un territorio largamente inesplorato. Ma anche la campagna repubblicana di Donald Trump e di JD Vance perde certezze e punti di riferimento, al punto che il magnate chiede “un indennizzo per frode”, perché “tutti sapevano che Joe non poteva farcela e noi, adesso, dobbiamo ricominciare tutto da capo”.
Usa 2024: Harris o non Harris?, questo è un dilemma; anche il come non è chiaro
Nella lettera, Biden non dà il suo appoggio né alla sua vice né a nessun altro. Ma, in un messaggio su X successivo, il presidente dà il suo pieno sostegno e il suo endorsement a Harris “perché ottenga la nomination del nostro partito quest’anno”: “E’ l’ora di essere uniti e di battere Trump”.
Una differenza studiata: la lettera è un atto ufficiale, una comunicazione del presidente ai cittadini (e il presidente intende parlare alla Nazione nei prossimi giorni e spiegare la sua decisione). Invece, il messaggio su X proviene dal candidato ‘in pectore’ che offre la sua indicazione ai suoi delegati ed al suo partito.
Resta, comunque, da determinare chi sarà il candidato democratico alla Casa Bianca e come sarà designato. I contatti sono febbrili, in queste ore. Fra il Comitato nazionale democratico e i notabili del partito. C’è chi, pur quotato, si fa da parte per sostenere Harris – la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer – e chi, dopo avere lasciato il partito democratico per divenire indipendente ed avere chiesto a Biden un passo indietro, valuta se scendere in lizza, come il senatore Joe Manchin della West Virginia.
Il Comitato nazionale democratico ora assicura “un processo trasparente e ordinato” per selezionare il candidato alla presidenza e il suo vice. Per prima cosa, bisognerà vedere se ci sarà qualcuno che sfiderà Harris, in vista della convention che potrebbe essere ‘open’, cioè avviarsi senza che il candidato già stato designato. E’ una situazione praticamente senza precedenti, con qualche analogia con il 1968 (decisione di Lyndon B. Johnson di non ricandidarsi e uccisione di Robert Kennedy).
Harris ha ricevuto molti sostegni, da personaggi importanti, come ad esempio i Clinton, Bill e Hillary, che, pure, pare, non fossero favorevoli al ritiro di Biden. Ma altre figure di riferimento dell’universo democratico, come Barack Obama e Nancy Pelosi, si mantengono neutrali, anche e forse soprattutto per evitare l’impressione di un candidato ‘calato dall’alto’.
La situazione è volatile e potrebbe restarlo fino alla convention di Chicago, dal 19 al 22 agosto. Harris ha dalla sua l’esperienza alla Casa Bianca, il fatto di essere donna – sarebbe la prima volta, una presidente degli Stati Uniti – e di avere doppia ascendenza minoritaria, afro-americana e asiatica; ma ha contro una bassa popolarità e l’essere stata una vice opaca, che non ha certo brillato sul dossier dell’immigrazione che le era stato un po’ velenosamente affidato.
Usa 2024: le reazioni al ritiro di Biden; Trump e Vance, finita la pacchia
Le reazioni del ticket repubblicano, il candidato presidente Donald Trump e il suo vice JD Vance, sono immediate e virulente. Sul suo social Truth, il magnate ha scritto: “Il disonesto Joe Biden non era idoneo a candidarsi alla presidenza, e certamente non è idoneo a servire (e non lo è mai stato!). Ha raggiunto la presidenza solo grazie a bugie, notizie false e senza mai lasciare il suo seminterrato. Tutti coloro che lo circondavano, compreso il suo medico e i media, sapevano che non era in grado di essere presidente, e non lo era”.
Lo speaker della Camera Mike Johnson, rilanciando una tesi già sostenuta da Vance, afferma che Biden dovrebbe immediatamente dimettersi, in base all’asserto che “Se non può fare il presidente per un secondo mandato, non è in grado di farlo neppure ora”. La tesi è priva di fondamento giuridico e sanitario ed è pura propaganda politica: fare il presidente per altri sei mesi è un conto, farlo per quattro anni e mezzo è un altro; e, poi, Biden, d’ora in poi, potrà concentrarsi sui compiti della presidenza e non dovrà sobbarcarsi le fatiche della campagna elettorale.
Biden ha già chiarito che intende restare in carica fino alla fine del suo mandato. E la Casa Bianca ha subito precisato che la sua decisione non è stata dettata da considerazioni mediche. L’impressione è che i repubblicani preferissero avere Biden come rivale, considerandolo debole e, praticamente, votato alla sconfitta.
Usa 2024: il ritiro di Biden, come ci si è arrivati
Il ritiro di Biden chiude così, tre settimane di grandi fibrillazioni nel partito democratico, dopo l’esito disastroso del dibattito in diretta televisivo tra Biden e Trump il 27 giugno, che aveva fatto emergere la fragilità della candidatura del presidente, che compirà 82 anni pochi giorni dopo il voto del 5 novembre.
Fin dai primi giorni dopo il dibattito, era partito, prima sui media, con editoriali del New York Times e del Washington Post, e poi fra deputati e senatori il tamtam delle sollecitazioni a Biden perché si ritirasse, così da non compromettere la corsa alla presidenza e le chances dei democratici di conquistare la Camera e il Senato.
Il presidente ha resistito per tre settimane, ma alla fine le pressioni di deputati e senatori, di figure come Obama e Pelosi, le reticenze dei donatori che avevano congelato 90 milioni di dollari, l’andamento dei sondaggi e, infine, l’opinione dei familiari lo hanno convinto.
Il Covid che lo ha costretto all’isolamento negli ultimi giorni, strappandolo alla campagna elettorale, è stato il colpo definitivo, mostrando un presidente fragile e debole e rafforzando la percezione che le possibilità di vincere in novembre fossero ormai ridotte al lumicino.
In isolamento a Rehoboth Beach, nella casa al mare del Delaware, il presidente ha riflettuto, da solo e con i familiari. La decisione finale sarebbe maturata, secondo la ricostruzione di media Usa, sabato sera e il suo staff ne sarebbe stato informato solo domenica mattina, poco prima dell’annuncio ufficiale.
Quasi immediatamente, il coro di pressioni perché si ritirasse s’è trasformato in un coro d’apprezzamento per quanto fatto e per la sua decisione: notabili del partito – quelli che sollecitavano un passo indietro -, gente comune e anche leader internazionali.
Ed è già iniziata la caccia al vice, se la candidata fosse Harris. Nella lista dei papabili i governatori di Pennsylvania Josh Shapiro e Kentucky Andy Beshear e il senatore dell’Arizona Mark Kelly, ma chi sogna un ticket tutto rosa pensa ai governatori di North Carolina Roy Cooper e Michigan Whitmer. Improbabile, però, una coppia di donne, anche se Usa 2024 ci ha già reso avvezzi ai colpi di scena.