USA2024
USA 2024: – 98, una corsa nuova, dopo un mese di scossoni e sorprese
Di Giampiero Gramaglia
La campagna per USA 2024 è entrata nei suoi ultimi cento giorni, ma è una campagna totalmente nuova, dopo un mese contrassegnato da una successione di notizie in un crescendo mozzafiato: fuori Joe Biden, dentro Kamala Harris, che deve scegliere a giorni il suo vice; Donald Trump scampa a un attentato e si dota di un vice, JD Vance, ma deve ancora adattare strategia e linguaggio alla nuova rivale; e la partita, che pareva segnata, cambia inerzia e si riapre.
Il mese che ha cambiato USA 2024 inizia il 27 giugno: il dibattito in diretta televisiva tra Biden e Trump vede il tracollo del presidente di fronte all’ex presidente.
Una prestazione così modesta, incerta e smarrita, da rilanciare immediatamente il dibattito sull’età e la forma di Biden, che compirà 82 anni a novembre: cominciano a giungere al presidente sollecitazioni a farsi da parte nella corsa alla Casa Bianca e a rinunciare a un secondo mandato; e la pressione andrà crescendo giorno dopo giorno, fino a coinvolgere i big del partito democratico, gli Obama e Nancy Pelosi, i capigruppo alla Camera e al Senato.
Il primo luglio, una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, per molti aspetti ritenuta “scandalosa” da esperti giuridici, riconosce al presidente una parziale immunità per atti compiuti nell’esercizio delle proprie funzioni e innesca una revisione dei processi federali a Trump già istruiti: a Washington, per la sommossa eversiva del 6 gennaio 2021; in Georgia per le pressioni sulle autorità statali affinché rovesciassero l’esito del voto; e in Florida per avere portato con sé dalla Casa Bianca e malamente custodito nelle sue residenze centinaia di documenti riservati.
La sentenza della Corte Suprema – nove giudici: sei conservatori, di cui tre designati da Trump, e tre progressisti – rende di fatto impossibile che i processi in sospeso inizino prima delle elezioni: bisogna rivedere gli atti di accusa per espungerne gli atti eventualmente coperti dall’immunità.
E offre il pretesto a una giudice della Florida nominata da Trump, Aileen Cannon, per ‘cancellare’ l’accusa sui documenti, considerando ”incostituzionale” la nomina di un procuratore speciale. Se questo è il criterio, non vi sarebbe mai stata la vicenda Watergate e Richard Nixon sarebbe rimasto alla Casa Bianca fino alla fine del suo mandato.
La sentenza della Corte Suprema allunga anche dubbi sul processo già concluso a New York, a fine maggio, con la condanna di Trump per reati commessi prima di diventare presidente.
Per consentire ai magistrati di valutare la situazione, il verdetto slitta da luglio a settembre.
Tutto pare girare a vantaggio di Trump, quando sabato 13 luglio un ragazzo di vent’anni gli spara, durante un comizio all’aperto a Butler in Pennsylvania: lo ferisce di striscio a un orecchio, uccide un astante e ne ferisce gravemente altri due, prima di essere a sua volta abbattuto dalle forze dell’ordine.
Trump, che reagisce con coraggio, ne esce con l’aura dell’eroe.
Biden, martedì 16, deve addirittura lasciare la scena della campagna a Las Vegas, perché costretto dal Covid all’isolamento nella casa al mare in Delaware.
Per una settimana, Trump e il suo vice di fresca nomina, il senatore Vance, polarizzano l’attenzione mediatica alla convention repubblicana di Milwaukee nel Wisconsin.
La corsa pare segnata, è segnata. Ma domenica 21, 24 giorni dopo il flop nel dibattito, a metà giornata, Biden annuncia improvvisamente, ma non inaspettatamente, il suo ritiro: una cosa simile non accadeva dal 1968.
Di colpo, il quadro cambia: i democratici, che erano allo sbando, quasi rassegnati alla sconfitta e poco determinati ad andare a votare, se Biden restava in lizza, si coagulano dietro il nome di Kamala Harris, indicata da Biden come la loro candidata, e ritrovano un po’ di carica, se non di entusiasmo.
Harris parte con il piglio giusto e, in una sola settimana, raccoglie 200 milioni di dollari, soprattutto piccole donazioni.
E i repubblicani devono inventarsi una nuova tattica, nuovi slogan, nuovi spot.
L’inerzia della campagna cambia e i sondaggi testimoniano che la corsa è aperta, un ‘testa a testa’.
Fra i temi, l’economia, i cui dati sono buoni – crescita e occupazione su, inflazione giù -; l’immigrazione; l’aborto – sul diritto di scelta delle donne, Kamala insiste -.
La missione negli USA del premier israeliano Benjamin Netanyahu rimette i conflitti al centro dell’attenzione: su Israele, Harris fa presagire più fermezza di Biden.
Ironia della sorte, Trump, che aveva fin qui usato l’arma dell’età contro Biden, si ritrova esposto proprio su quel fronte: a 78 anni compiuti, è lui il più anziano candidato USA 2024 alla Casa Bianca di sempre; ed è a lui che si possono ora rimproverare reticenze e opacità sulla sua salute.
USA 2024: attentato Trump, sviluppi indagini
Il New York Times ha pubblicato una serie di sms e immagini da cui emerge che l’attentatore di Donald Trump, il ventenne Thomas Crooks, aveva suscitato i sospetti della polizia oltre 90 minuti prima di sparare, più quindi dei 60 minuti circa finora indicati.
E il killer, il cui movente non è stato ancora chiarito, sapeva d’essere stato visto.
Quel sabato 13 luglio, a Butler, in Pennsylvania, il primo a segnalare il giovane, seduto su un tavolo da picnic, fu un cecchino della polizia locale che, lasciando l’edificio dal cui tetto venne fatto fuoco, scrisse un sms ai due colleghi rimasti dentro per avvisarli che un giovane lo aveva visto uscire armato e sapeva quindi della loro presenza.
Poi, un altro cecchino era riuscito a fargli alcune foto e a condividerle in una chat dicendo di averlo visto con un telemetro diretto verso il palco e suggerendo di informare i cecchini del Secret Service.
I messaggi rafforzano anche la tesi che l’attentatore fosse spesso un passo avanti rispetto alle forze di sicurezza, in particolare al Secret Service.
Crooks ispezionò il sito del comizio un giorno prima del Secret Service e utilizzò un drone, a differenza del servizio preposto alla tutela del presidente.
Il giovane si documentò online sulla distanza da cui Lee Oswald aveva sparato a John F. Kennedy nel 1963 e riuscì a salire su un tetto che era a circa 120 metri dal palco di Trump, lasciato senza protezione dal Secret Service e da dove lui poteva vedere i cecchini delle forze dell’ordine.