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Usa 2024: – 101, Harris e Trump, sondaggi in altalena, lite su dibattito

26
Luglio 2024
Di Giampiero Gramaglia

Donald Trump e Kamala Harris litigano sul loro dibattito in diretta televisiva: ce n’era uno già fissato al 10 settembre, che doveva svolgersi sulla ABC, tra Trump e Joe Biden; ma, adesso, Harris accusa Trump di “tirarsi indietro”.

E la campagna del magnate, in effetti, sostiene che gli accordi su modi e tempi del dibattito non possono essere finalizzato a causa del “continuo caos politico fra i democratici” e “fin quando i democratici non formalizzeranno il loro candidato”.

Secondo la campagna di Trump, molti democratici – e “fra questi Barak Hussein Obama”, notare il ritorno al nome che ‘islamizza’ Obama – considerano Harris ”una frode marxista” che non può vincere e “stanno ancora aspettando qualcuno ‘migliore’”. Per questo, “sarebbe inappropriato stabilire intese con Harris, perché i democratici potrebbero ancora cambiare idea”.

A parte l’assurdità di definire la moderata Harris, ala ‘Law & Order’ del partito democratico, una “frode marxista”, la formalizzazione della nomina sarebbe imminente, avendo Harris acquisito la maggioranza dei delegati alla convention, e potrebbe avvenire entro il 7 agosto, cioè prima della convention democratica che si svolgerà nella settimana del 19 agosto. Entro la formalizzazione della nomination, ci si attende che Harris indichi il proprio vice.

Dal canto suo, Harris dice di essere pronta al dibattito e ad accettare l’invito già esteso ai due dalla Fox per il prossimo 17 settembre.

Intanto, si susseguono i sondaggi, con risultati spesso contraddittori, e non tutti hanno consolidata attendibilità.

Secondo l’ultimo rilevamento del Siena College per il New York Times, Trump e Harris sono in un sostanziale equilibrio: Trump ha un punto di vantaggio (48% a 47%) fra i probabili elettori e due punti (48% a 46%) fra gli elettori registrati – distacchi entro il margine d’errore -. Il sondaggio non tiene però conto del terzo incomodo, Robert F. Kennedy jr.

Entrambi i candidati vengono da momenti loro favorevoli: Harris è la novità che restituisce speranza ai democratici; Trump è da poco scampato a un attentato ed ha goduto dell’attenzione mediatica della convention repubblicana.

A favore di Harris, dovrebbero poi giocare i dati economici usciti ieri: nel secondo trimestre 2024, l’economia Usa è cresciuta più del previsto, con un ritmo annuo del 2,8%, l’inflazione si è ridotta, l’occupazione è salita e la capacità di spesa dei consumatori è aumentata.

I dati del Dipartimento del Commercio, non ancora definitivi, sono migliori delle attese e potrebbero preludere a una riduzione del costo del denaro, che la Federal Reserve potrebbe decidere a settembre.

Usa 2024: lo zampino di Netanyahu nella campagna elettorale
Dopo il contestato discorso di mercoledì al Congresso riunito in sessione plenaria, discorso che l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi ha giudicato il peggiore mai pronunciato da un leader straniero nel Congresso Usa, il premier israeliano ha ieri incontrato, separatamente, alla Casa Bianca, il presidente Biden e la sua vice Harris.

Oggi, Netanyahu va a trovare Trump nella sua dimora di Mar-a-lago in Florida.

Con Biden, con cui i rapporti non sono mai stati buoni, Netanyahu ha discusso della guerra nella Striscia di Gaza, dei rischi di allargamento del conflitto, del ruolo dell’Iran.

Biden ha, dal canto suo, insistito per una tregua e per la liberazione degli ostaggi. Ma, ufficialmente, è solo scaturito che Netanyahu ha ringraziato Biden per l’appoggio degli Stati Uniti a Israele.

E’ stata Harris a parlare, dopo il colloquio con Netanyahu, definito “franco e costruttivo”: vuol dire che non c’è stata intesa, ma chiarezza sulle rispettive posizioni.

La vice di Biden vede la necessità di mettere fine al conflitto, chiede un accordo che preveda il cessate-il-fuoco e la liberazione degli ostaggi, denuncia la situazione umanitaria nella Striscia, esprime preoccupazione per le vittime civili e per i rifugiati. “Non resterò in silenzio”, assicura.

Per i media Usa, il fatto che sia stata Harris, non Biden, a parlare dell’incontro con Netanyahu “testimonia quanto sia cambiato a Washington da quando il presidente ha rinunciato a brigare un secondo mandato e la sua vice è diventata la candidata democratica ‘in pectore’”.

Qualcosa pare essere cambiato anche nella posizione di Trump sul Medio Oriente: il magnate, in un’intervista televisiva, ha detto che Israele deve cessare la guerra nella Striscia di Gaza, perché il conflitto ne sta compromettendo il prestigio.

Resta da vedere se questa novità uscirà confermata dall’incontro con Netanyahu.