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Usa 2024: – 104, Harris ha delegati per nomination; RFK jr ‘inciucia’ con Trump

23
Luglio 2024
Di Giampiero Gramaglia

Una maggioranza dei delegati alla convention democratica hanno già assicurato il loro pieno sostegno a Kamala Harris, che è divenuta la candidata democratica ‘in pectore’ a Usa 2024, in attesa della ratifica ufficiale della sua nomination. I delegati contattati dal Washington Post che la sostengono sono circa 2.000 su un totale di quasi 4.000 – la maggioranza è 1976 -.

Ne tiene il contro il Washington Post, ma in merito sono concordi altre fonti di stampa Usa. L’affermazione della candidatura della vice del presidente Joe Biden, ritiratosi dalla corsa domenica scorsa, è stata rapidissima.

Nel giro di 24 ore dopo l’annuncio di Biden, Harris ha avuto donazioni per 81 milioni di dollari, stabilendo un record fin qui assoluto per Usa 2024 – neanche Trump ha mai fatto meglio, neppure dopo il fallito attentato di sabato 13 luglio -. Harris ha inoltre coagulato sul suo nome endorsement di peso, dai Clinton a Nancy Pelosi, che si era inizialmente detta favorevole a una competizione fra più candidati, ma che ora dichiara “sostegno entusiastico” per la vice Biden. Manca alla conta Barack Obama, che preferisce sempre restare al di sopra della bagarre.

Ricambiando tanto entusiasmo, nettamente superiore alle attese e forse frutto di azioni di coordinamento condotte prima della decisione di Biden, Harris comincia bene la sua campagna elettorale: il primo discorso da potenziale candidata è un elogio di Biden, il cui record come presidente è – dice Harris – “senza precedenti”. Altro che “il peggiore di tutti i tempi”, come recita Trump.

Lo slogan di Harris (“Quando lottiamo uniti, vinciamo”) echeggia l’appello di Biden: “E’ l’ora di essere uniti e di battere Trump”. E, in quel “noi”, c’è un’eco dello slogan di Obama, “Yes, we can”, e una contrapposizione con l’Io dei discorsi di Trump.

I capigruppo democratici alla Camera Hakeem Jeffries e al senato Charles Schumer progettano di incontrare a breve Harris, la cui candidatura – dice Jeffries, un nero – “eccita il Paese”. Tuttavia, il ritmo serrato di Harris verso l’investitura democratica contraddice l’auspicio “di un processo aperto” e di una convention “contested”, espresso anche in un editoriale del Washington Post: “Time casts its vote – scriveva l’editorial board del prestigioso giornale -… Biden did his part…”. Il WP riconosce, però, che “the vice president is the most qualified Democrat and is the best choice to unite the party ».

I sondaggi non sono, per il momento, in sintonia con l’ondata di fermento democratico perché, facendo la media dei rilevamenti più recenti, sia Biden che Harris sono dietro Trump, rispettivamente di 1,9 e di 1,5 punti; la differenza è molto modesta.

Intanto, il presidente Biden, negativizzatosi al Covid, è rientrato alla Casa Bianca, dove giovedì – e non oggi, come inizialmente previsto – riceverà il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che, domani, su invito dei congressman repubblicani, interverrà al Congresso. Nella missione americana, Netanyahu dovrebbe anche incontrare Trump e Harris.

Usa 2024: attentato a Trump, deposizione reticente direttrice Secret Service
Nella deposizione davanti a una commissione d’inchiesta della Camera, la direttrice del Secret Service Kimberly Cheatle ha ammesso carenze nella sicurezza in occasione del ferimento, a Butler, in Pennsylvania del candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump e se ne è assunta la piena responsabilità.

Cheatle ha anche detto che, prima della sparatoria, la sua agenzia era stata avvertita, “tra le due e le cinque volte, della presenza di “persone sospette” al meeting di Trump, ma non era riuscita a intercettarle.

Per Cheatle, s’è trattato “del più significativo fallimento operativo” del Secret Service. La direttrice è però parsa reticente nel rispondere, anzi nel non rispondere, a domande dei deputati su particolari aspetti dei dispositivi di sicurezza adottati, rivelare i quali può, a suo giudizio, compromettere ulteriori operazioni.

Usa 2024: RFK jr ‘inciucia’ con Trump, Washington Post
Il candidato indipendente Robert F. Kennedy jr, terzo incomodo di Usa 2024, starebbe ‘inciuciando’ con Donald Trump: secondo il Washington Post, RFK jr avrebbe tastato la possibilità di dare un endorsement al candidato repubblicano, in cambio d’un ruolo in un settore salute e sanità di una futura eventuale Amministrazione Trump.

Il giornale, che cita “diverse fonti” bene informate, scrive che la campagna di Trump ha respinto l’offerta.

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