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Usa 2024: + 69, Il Senato inizia le audizioni, Biden fa il discorso, Smith pubblica il rapporto

14
Gennaio 2025
Di Giampiero Gramaglia

Il Senato inizia oggi le audizioni per confermare i membri designati della nuova Amministrazione. Il primo a passare al vaglio sarà una delle figure più discusse del team allestito da Donald Trump, Pete Hegseth, che deve diventare segretario alla Difesa, capo del Pentagono.

Ma l’ipotesi che il Senato a maggioranza repubblicana bocci una o più scelte di Trump appare molto tenue, nonostante la grancassa battuta nelle scorse settimane dai media liberal, perché i senatori – scrive lo stesso New York Times – «temono le rappresaglie del presidente che, dopo l’insediamento, sarà all’apice della popolarità e del potere».

Il rapporto Smith, con il senno di poi
Ieri, il presidente Joe Biden ha pronunciato al Dipartimento di Stato una sorta di testamento politico sugli affari internazionali, sostenendo di lasciare un’America più forte di quattro anni or sono. E, nella tarda serata, è stata trasmessa al Congresso la parte che poteva essere pubblicata del rapporto del procuratore speciale Jack Smith, appena dimessosi, sulla sommossa del 6 gennaio 2021 istigata dall’allora presidente Trump e sui tentativi di rovesciare l’esito delle elezioni del 2020.

Sulla pubblicazione della parte del rapporto che riguarda i documenti riservati sottratti da Trump alla Casa Bianca e malamente custoditi a Mar-a-lago, la giudice del caso, Aileen Cannon, si è invece riservata di decidere in un’udienza il 17 gennaio. Nel suo rapporto, Smith esprime e sostanzia la convinzione che Trump sarebbe stato condannato, se non fosse stato eletto e se il caso fosse andato avanti, invece di essere cassato perché è prassi del Dipartimento della Giustizia non perseguire un presidente in carica.

Stando così le cose, appare ancora più incomprensibile che il Dipartimento della Giustizia e Smith abbiano impiegato tre anni a incriminare Trump, restando poi impaniati nella macchina dei rinvii e dei ricorsi messa in moto dalla difesa del magnate.

Intanto, a Mar-a-lago, le bandiere sono tornate a sventolare in cima ai pennoni, violando gli ordini del presidente Biden e del governatore della Florida Ron DeSantis che restino a mezz’asta fino al 28 gennaio, cioè – com’è consuetudine – per trenta giorni dalla data della morte dell’ex presidente Jimmy Carter. Trump contesta il provvedimento, che farà sì che le bandiere siano a mezz’asta durante la cerimonia d’insediamento lunedì prossimo 20 gennaio.

Il NYT sul clima delle audizioni, ‘libera tutti’
Le audizioni in Senato, a partire da quelle di Hegseth, sono state precedute da rinnovate polemiche da parte di esperti e veterani circa la sua competenza e la sua attitudine a mantenere la disciplina, visti i suoi trascorsi in materia di dipendenza dall’alcol e di violenze sessuali (che lui nega).

Sul New York Times, Jess Bidgood e Maggie Haberman scrivono che movimenti conservatori pro-Trump mettono in guardia i senatori repubblicani dall’opporsi a Hegseth, ma segnalano anche l’emergere di tensioni nell’«inner circle» del presidente eletto, dove Steve Bannon bolla Elon Musk come «il male». Quanto ai media, si stanno preparando «con misure fuori dal comune» a fare fronte «a un massacro legale e politico» da parte della nuova Amministrazione.

Scrivono Bidgood e Haberman: «Il presidente eletto Donald Trump deve ancora entrare in carica, ma i suoi discorsi sull’imporre al Canada di diventare uno Stato dell’Unione, o sull’acquisizione della Groenlandia e l’assunzione del controllo del Canale di Panama, senza neppure escludere l’uso della forza, costituiscono un prologo surreale al suo secondo mandato. La sua ansia di fare diventare l’America più grande anche fisicamente è una fissazione che ha messo sul chi vive i leader mondiali e ha costretto i congressman repubblicani a insistere che il nuovo presidente non intende invadere l’Artico, ma sta solo facendo “discorsi forti” per indurre tutti a negoziare con lui».

«Che sia solo una tattica negoziale o qualcosa di più, il desiderio esplicito del presidente eletto d’espandere l’influenza americana riflette una aspirazione che ha caratterizzato la maggior parte della sua carriera pubblica: rendere qualsiasi cosa lui controlli il più grande possibile, come fece espandendo i suoi affari con una serie di acquisizioni a partire dagli Anni Ottanta».

Usa 2024: il discorso di Biden ai diplomatici statunitensi
Gli Stati Uniti e i loro alleati sono più forti dei loro avversari, la Cina in particolare, grazie al lavoro dell’Amministrazione Biden sul palcoscenico globale. Nel suo ultimo discorso di politica estera, che sintetizziamo dal resoconto per l’ANSA di Benedetta Guerrera, il presidente Usa ha percorso i suoi quattro anni alla Casa Bianca e mandato un messaggio al suo successore: «Non abbandonare l’Ucraina».

«Stiamo vincendo la sfida globale. Ora siamo più forti, economicamente, militarmente e dal punto di vista diplomatico», ha esordito Biden al Dipartimento di Stato, accolto dall’applauso del segretario Antony Blinken e di tutti i funzionari e dipendenti presenti.

Biden rivendica che, grazie alle sue politiche, Washington è tornata leader nel mondo e si è imposta soprattutto su un avversario, Pechino. «La Cina non ci ha sorpassato, nonostante le previsioni, e non sorpasserà mai l’economia degli Stati Uniti», ha affermato, aggiungendo di avere voluto mantenere un dialogo equilibrato con il leader cinese Xi Jinping.

Anche sull’Afghanistan – «Sarò il primo presidente da decenni a non lasciare la guerra lì in eredità al suo successore» – e sul Medio Oriente, il presidente ha visto successi della sua Amministrazione: l’indebolimento dell’Iran e degli Hezbollah e la caduta del regime di Bashar al Assad in Siria.

Nonostante il ruolo degli Usa nella guerra di Israele contro Hamas sia uno dei fattori della sconfitta alla candidata democratica Kamala Harris, Biden spera di lasciare la Casa Bianca con un accordo: «Stiamo per vedere finalmente realizzata una proposta che avevo presentato diversi mesi or sono».

Il presidente ha avuto altri due messaggi per il suo successore. Il primo sulla Nato: «23 Paesi alleati pagano la giusta quota» delle spese della difesa, checché ne dica Trump. Il secondo sull’Ucraina: «Putin ha fallito tutti i suoi obiettivi strategici… L’Ucraina è ancora un Paese libero e indipendente», a quasi tre anni dall’invasione: di qui l’esortazione a «non abbandonare» Kiev.