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USA 2024: – 93, Harris ottiene nomination democratica

03
Agosto 2024
Di Giampiero Gramaglia

Kamala Harris è ufficialmente divenuta ieri la candidata democratica alla Casa Bianca: con sei mesi di ritardo sui tempi anomali di Usa 2024, dove a febbraio tutto pareva deciso con le candidature apparentemente ineluttabili del presidente uscente Joe Biden e dell’ex presidente Donald Trump; ma con oltre due settimane di anticipo sulla convention democratica, che si aprirà lunedì 19 a Chicago.

La vice-presidente (a lungo invisibile) dell’Amministrazione Biden ha già raggiunto la maggioranza dei delegati alla convention, chiamati a una votazione virtuale che si concluderà lunedì per riempire il vuoto lasciato dal ritiro dalla corsa del presidente Biden, annunciato il 21 luglio, ma inevitabile dopo il flop nel dibattito in tv con Trump il 27 giugno. Troppo grave il vulnus di immagine subito per sperare di ripararlo.

Così, nel giro di una decina di giorni, Harris, che nessuno aveva votato alle primarie democratiche e che non era mai stata una figura di punta dello schieramento democratico, si trova a essere la prima donna nera e la prima persona di ascendenza asiatica a ottenere la nomination di uno dei due maggiori partiti Usa.

Dopo il ritiro, Biden, che l’ha tenuta dietro le quinte per tutto il suo mandato (ma è destino comune ai vice), le ha subito dato il suo endorsement, invitando di fatto i delegati da lui conquistati durante le primarie a votare per lei – la quasi totalità dei circa 4000, visto che il presidente correva di fatto senza avversari -. E Harris ha visto rapidamente convergere sul suo nome gli appoggi dei ‘signori’ del partito, i Clinton per primi, gli Obama da ultimi, Nancy Pelosi, regista neppure troppo occulta dell’operazione ‘cambio di candidato’, i gruppi democratici alla Camera e al Senato.

Anche coloro che, nell’agonia della candidatura di Biden, protrattasi per 25 giorni, erano stati citati come alternative al presidente, tipo i governatori della California Gavin Newsom e del Michigan Gretchen Whitmer, si sono messi al suo servizio (e Whitmer coordina la sua campagna). Un partito che sentiva il tanfo della sconfitta torna a respirare la speranza della vittoria: i sondaggi dicono che la corsa con Trump è testa a testa; le cronache dicono che il magnate e il suo vice JD Vance faticano ad adeguare il loro linguaggio a una candidata donna e, contemporaneamente, afro-americana e asiatico-americana. Le loro parole piacciono a quelli che sono già loro elettori, conservatori o d’estrema destra; ma infastidiscono o spaventano gli altri, moderati e indipendenti.

L’incognita è, adesso, se Harris, che è partita bene, con piglio e grinta, ma anche con il sorriso (e talora la risata) e la leggerezza, saprà tenere la distanza. Da candidata alla nomination nel 2020, accusò la fatica della campagna: stella nascente nell’estate 2019, era già fuori dalla corsa all’inizio delle primarie, senza soldi, ma anche con pochi consensi. Questa volta, però, la campagna è corta: tre mesi e i giochi saranno fatti. E i soldi non paiono essere un problema: in una settimana, aveva già raccolto 200 milioni di dollari, quasi tutti fatti di piccole donazioni.

USA 2024: Trump, magari immune, ma sempre discusso
Sarà pure protetto dalla sentenza della Corte Suprema che ha riconosciuto alla figura del presidente una parziale immunità per gli atti compiuti nelle sue funzioni, ma Donald Trump continua a essere discusso per l’etica dubbia delle sue azioni. Il Washington Post alza il velo su  un’inchiesta avviata sul ritiro, da parte del magnate, di 10 milioni di dollari che potevano provenire dall’Egitto.

Secondo la ricostruzione del giornale, gli investigatori federali scoprirono la misteriosa transazione a inizio 2017, cioè nelle prime fasi della presidenza Trump, seguendo una soffiata dell’intelligence che indicava che il presidente egiziano Abdellatif al-Sisi aveva voluto dare quella somma a Trump.

Ma l’inchiesta cessò quando il segretario alla Giustizia William P. Barr, che all’epoca era in sintonia con Trump, obiettò al suo proseguimento, di fatto decretandone lo stop, com’era sua prerogativa.

USA 2024: economia, segnali contraddittori
Mercoledì, la Fed aveva lasciato intendere che, nella sua prossima riunione, del 17 e 18 settembre, potrebbe ritoccare al ribasso il costo del denaro, visto che la crescita è buona, che l’inflazione va riducendosi e che il mercato del lavoro è solido.

Ieri, i dati dell’occupazione non hanno però avallato a pieno l’ottimismo della Fed: i posti di lavoro creati a luglio sono stati 114 mila, meno del previsto, e il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%; dal canto loro, i salari sono cresciuti dello 0,2%.

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