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Usa 2024: -70, il risiko degli Stati in bilico tra Harris e Trump

26
Agosto 2024
Di Giampiero Gramaglia

Il risultato di Usa 2024 non si gioca su 50 Stati, ma, in realtà, solo su sei o sette, al massimo otto: gli altri sono praticamente acquisiti, con i loro Grandi Elettori già destinati all’uno o all’altro candidato. Il sistema elettorale degli Stati uniti, infatti, non conta i voti popolari a livello federale, ma somma i Grandi Elettori ottenuti vincendo in un singolo Stato – i Grandi Elettori di uno Stato sono proporzionali alla sua popolazione -.

Questo spiega perché possa accadere, come nel 2020 o nel 2016, che un presidente venga eletto pur avendo ottenuto meno voti del suo rivale. I Grandi Elettori sono 538 – la somma dei 435 deputati e dei 100 senatori, più tre per il Distretto di Columbia dove sorve Washington – e il ‘numero magico’ che assicura la vittoria è 270.

Secondo il sito 270towin che aggiorna costantemente la contabilità dei Grandi Elettori, gli Stati davvero incerti sono sei, tutti vinti da Joe Biden nel 2020: Pennsylvania, Michigan e Wisconsin nella Rust Belt; Georgia a Sud; Arizona e Nevada nel Far West. Il sito considera tendenzialmente acquisita a Trump la North Carolina, dove l’allora presidente vinse nel 2020; e tendenzialmente acquisito a Harris il Minnesota, dove Biden vinse nel 2020 (la scelta del suo governatore Tim Walz come vice-presidente dovrebbe ‘blindarlo’ democratico).

In questa ipotesi, Trump può oggi contare su 235 Grandi Elettori (216 dei quali più o meno sicuri, 19 – quelli della North Carolina – ballerini) e Harris su 226, di cui 211 sicuri e 15 un po’ ballerini – il Minnesota e il New Hampshire -.

Restano aperti 77 Grandi Elettori, in sei Stati tutti vinti da Biden nel 2020: l’Arizona 11 e il Nevada 6, dove pesa molto la minoranza ispanica; la Georgia 16 nel Sud, dove è importante il voto nero; e la Pennsylvania 19, il Michigan 15 e il Wisconsin 10 nella Rust Belt, dove la Middle Class bianca è fondamentale – in Michigan, c’è anche una componente arabo-americana, che dà molta importanza al conflitto in Medio Oriente -.

Nel 2020, Biden conquistò 306 Grandi Elettori contro 232, con un margine di 36 voti sulla soglia dei 270 necessari per la vittoria. Né Harris né Trump devono necessariamente vincere tutti gli Stati in bilico: ad Harris, basterebbe conservarne tre, purché la somma dei loro Grandi Elettori faccia almeno 36; a Trump, basterebbe conquistarne almeno tre, purché la somma dei loro Grandi Elettori faccia almeno 38.

Usa 2024: conti, Harris fa soldi a palate
Kamala Harris ha raccolto più di mezzo miliardo di dollari dall’addio di Joe Biden: 82 milioni solo durante la convention democratica. La cifra record di 540 milioni conferma l’entusiasmo suscitato dalla candidatura della vice-presidente, su cui torna a puntare anche la Silicon Valley, che invece era scettica su Biden.

I donatori dell’industria tecnologica stanno riaprendo i portafogli per i democratici, prendendo, almeno in parte, le distanze da Trump. Harris infatti piace ai donatori di Big Tech, che, in un mese, le hanno complessivamente donato 12 milioni di dollari. Dal 21 al 31 luglio, i dipendenti di Google le hanno versato 262.000 dollari, quelli di Apple 170.000. Cifre ancora modeste, se confrontate con i 40/45 milioni di dollari che il solo Elon Musk spende per Trump ogni mese.

Ma la vice-presidente può contare anche su un esercito di 1,5 milioni di nuovi piccoli donatori, soprattutto giovani e donne. Molti di loro erano rimasti in disparte durante la campagna Biden, ma ora hanno deciso di far sentire il loro peso. Popolare fra le donne, Harris incontra invece difficoltà fra gli uomini della generazione Z, che vedono Trump e J.D. Vance rappresentare quella mascolinità messa in dubbio dal #MeToo e dalla prospettiva di una donna alla Casa Bianca.

Usa 2024: migranti, Trump al muro sbagliato
In un evento in Arizona, al Montezuma Canyon, Donald Trump fa l’elogio di un tratto di muro costruito lungo il confine con il Messico e lo esalta come “la Rolls-Royce dei muri”. Peccato che quel muro sia stato innalzato sotto l’Amministrazione Obama e che, invece di testimoniare l’operato el candidato repubblicano quand’era alla Casa Bianca, ne ricordi piuttosto le promesse mancate.

Accanto alla ‘Rolls-Royce dei muri’, infatti, c’è quel che resta di un cantiere avviato durante l’Amministrazione Trump, ma mai portato a compimento.

Sui sentieri della campagna, Trump fa pure una piccola marcia indietro sull’eventualità do un ruolo nella sua eventuale futura seconda Amministrazione per Elon Musk, il patron di Tesla e di X, suo grande sostenitore finanziario: di lui, ora Trump dice: “Vuole essere coinvolto. E’ alla guida di grandi aziende e non penso che possa essere nel governo. Lo metterei assolutamente nel governo, ma non so come potrebbe farlo con tutte le cose che ha. Potrebbe fare delle consulenze”.

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