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Usa 2024: -58, il verdetto per Trump slitta a dopo le elezioni

07
Settembre 2024
Di Giampiero Gramaglia

Una notizia domina le cronache elettorali negli Stati Uniti questa mattina: la decisione del giudice di Manhattan Juan M. Merchan di rinviare a dopo le elezioni la sentenza di condanna del processo in cui Donald Trump è già stato riconosciuto a fine maggio colpevole di tutti i 34 capi d’accusa ascrittigli.

Il verdetto riguarda la pena, se solo una multa o anche la prigione. Il giudice Merchan ha dunque accolto la richiesta della difesa, secondo la quale la sentenza ora avrebbe interferito con la scelta che gli elettori devono fare il 5 novembre: il verdetto, già rinviato dall’estate al 18 settembre, sarà invece pronunciato il 26 novembre.

Così, gli americani, invece di ritrovarsi con un candidato alla presidenza condannato alla prigione, potrebbero ritrovarsi con un presidente eletto condannato alla prigione. Il processo di New York riguarda i pagamenti in nero effettuati nel 2016 dall’allora candidato alla presidenza Donald Trump, falsificando i libri contabili, tramite un suo avvocato tuttofare, a una pornostar con cui aveva avuto una relazione sessuale nel 2006, perché non rivelasse la loro storia nell’imminenza del voto.

In un’analisi sul New York Times, Alan Feuer e Maggie Haberman esaminano i diversi metri di giudizio della giustizia americana alle prese con i reati compiuti, o attribuiti, al magnate ex presidente. Se il giudice Merchan sembra avere un occhio di riguardo per la scadenza elettorale, la giudice federale Tanya Chutkan, che a Washington presiede al procedimento sull’insurrezione del 6 gennaio 2021, ha dichiarato l’altro giorno di non vedere il nesso tra il caso e la campagna e ha autorizzato l’accusa a depositare le sue prove entro il 26 settembre, anche se non è chiaro che cosa verrà reso pubblico.

Lo stesso candidato / accusato / condannato si fa forte in campagna della persecuzione politica che, a suo dire, i rinvii a giudizio e le condanne rappresentano. In una confereza stampa stile comizio, ieri, fuori dal tribunale di Manhattan, ha attaccato il sistema giudiziario e i suoi legali e ha persino reiterato le accuse alla scrittrice E. Jean Carroll per cui è già stato condannato per diffamazione.

Parlando poi a Charlotte in North Carolina al consiglio nazionale del Fraternal Order of Police, la più grande associazione di poliziotti Usa con oltre 370.000 membri, Trump ha invitato gli agenti a “fare attenzione alle frodi elettorali” a novembre. Un’iniziativa che, se portata avanti, potrebbe entrare in conflitto con la legge in molti Stati americani e sollevare accuse di intimidazione degli elettori. “Le persone hanno paura di quel distintivo”, ha detto l’ex presidente parlando all’associazione che gli ha dato il suo endorsement per la terza volta.

Usa 2024: economia, segnali di rallentamento della crescita e imminenza taglio tassi
A Wall Street, quella appena trascorsa è stata la peggiore settimana degli ultimi 18 mesi: i sintomi di rallentamento della crescita dell’economia, con l’andamento deludente del mercato del lavoro, inducono gli investitori alla cautela e alla preoccupazione. I posti di lavoro che crescono più lentamente del previsto, anche se la disoccupazione ad agosto è calata per la prima volta da marzo. Ma c’è anche un rovescio della medaglia: i segnali di rallentamento dell’economia possono, infatti, costituire un’ulteriore stimolo alla Federal Reserve perché proceda, nella sua riunione di settembre, a un taglio dei tassi di interesse, nella speranza che un costo del denaro più basso aiuti la crescita e incoraggi gli investitori.

Usa 2024: anche Cheney padre voterà Kamala Harris
Non solo la figlia, anche il padre: l’ex vice-presidente repubblicano Dick Cheney non voterà Trump, ma Harris, il 5 novembre. Lo ha detto, secondo quanto riferiscono media Usa, la figlia Liz, leader degli ‘anti-Trump’ fra i repubblicani, parlando a un evento in Texas. Soprannominato dai democratici Darth Vader, per via della sua ‘cattiveria’ politica, Cheney è stato capo dello staff della Casa Bianca sotto il presidente Gerald Ford; segretario alla Difesa quand’era presidente George H.W. Bush e vice-presidente quand’era presidente George W. Bush: nel 2003, è stato l’ispiratore e l’architetto dell’invasione dell’Iraq.

Cheney prese le distanze da Trump nel 2022, definendolo “una minaccia per la nostra Repubblica” e “un codardo”. La sua decisione conferma la distanza tra la leadership tradizionale repubblicana e Trump: i Bush, i Cheney, l’ex candidato alla Casa Bianca Mitt Romney e molti altri gli sono contro.