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USA 2024, – 329: a chi tra Biden e Trump andrà di traverso il terzo incomodo

11
Dicembre 2023
Di Giampiero Gramaglia

Continua la corsa a USA 2024. Non è mai successo che un terzo incomodo vincesse le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Ma è già successo, anche di recente, che un terzo incomodo sia stato decisivo nelle elezioni presidenziali: accadde al miliardario populista Ross Perot nel 1992, determinante per la sconfitta di George Bush padre – gli sottrasse il 19% dei voti che gli avrebbero consentito di battere largamente Bll Clinton; e di nuovo al leader dei consumatori Ralph Nader, a sua volta determinante nel 2000 per la sconfitta di Al Gore in Florida e, quindi, la vittoria di George W. Bush – il figlio così riscatta il padre al gioco del terzo incomodo -.

Il caso potrebbe ripetersi quest’anno, proprio in vista di USA 2024. E, in uno scontro a due tra Joe Biden e Donald Trump, chi corre di più il rischio di rimanere con il cerino del terzo incomodo acceso in mano è il presidente, che finora fatica a tenere coeso il proprio potenziale elettorato, per un insieme di fattori, l’età, l’immagine, i risultati conseguiti finora nel suo mandato.

Un sondaggio del Wall Street Journal, di cui abbiamo riferito ieri, mostra che, in una corsa a due, Trump è avanti a Biden 47% a 43%, ma che il suo vantaggio sale a sei punti (37% a 31%) se si tiene conto di cinque potenziali candidati indipendenti e/o di partiti terzi, che tutti insieme raccoglierebbero il 17% (di cui l’8% al negazionista e pacifista Robert F. Kennedy).

Naturalmente, è presto per prendere sul serio questi dati: alcuni dei potenziali candidati indipendenti potrebbero non presentarsi o riuscire a essere sulle schede solo in alcuni Stati. Ma il sondaggio indica che i due più probabili contendenti, Trump e Biden, lasciano margini di insoddisfazione importanti nei loro rispettivi schieramenti.

Il Washington Post s’è preso la briga di censire gli attuali potenziali ‘terzi incomodi’ e di valutarne l’impatto prevedibile su Trump e su Biden.

Fra i candidati indipendenti a USA 2024 potenzialmente dannosi per Trump, il WP colloca Liz Cheney, 57 anni, ex deputata del Wyoming, figlia dell’ex vice di Bush jr Dick Cheney. Liz sta valutando se scendere in corsa o meno: è una delle voci repubblicane più critiche di Trump ed è pure stata co-presidente della commissione d’inchiesta della Camera per l’impeachment dell’allora presidente. Conseguenza quasi inevitabile, la perdita del seggio, sconfitta nelle primarie del partito da un ‘trumpiano’. Cheney vorrebbe sottrarre a Trump abbastanza voti perché non vinca, ma molti ritengono che frammentare il campo favorirebbe comunque Trump.

Tre i candidati indipendenti potenzialmente dannosi per Biden, per il WP. Cornel West, 70 anni, intellettuale e attivista di sinistra, corteggia l’elettorato di Bernie Sanders, il senatore del Vermont che contese senza successo la nomination a Hillary Clinton e a Joe Biden e che quest’anno non corre. West crede che l’atteggiamento pro-israeliano dell’Amministrazione Biden nella guerra tra Israele e Hamas gli crei uno spiraglio per fare breccia, in un’opinione pubblica che si pone sempre più interrogativi sul conflitto, “viviamo un attacco genocida in tempo reale”.

Jill Stein, 73 anni, medico, ambientalista, è la leader dei Verdi e ne sarà probabilmente la candidata. Si batte per l’ambiente, ovviamente, ma anche per la pace, in Ucraina e in Medio Oriente. Fu già candidata nel 2016, sottraendo voti a Hillary Clinton.

Joe Manchin, 76 anni, senatore democratico della West Virginia, ora indipendente, ha annunciato che non si ricandiderà a senatore, mettendo a repentaglio la maggioranza democratica al Senato estremamente risicata – la West Virginia è uno Stato conservatore -. Ci si attende però che annunci una sua candidatura alla Casa Bianca, che potrebbe rivelarsi perniciosa per Biden: Manchin può, infatti, attrarre repubblicani moderati, che non vogliono Trump, e pure democratici moderati.

Infine, c’è il caso, difficile da decifrare, di Robert F. Kennedy, 69 anni, avvocato, figlio terzogenito di Robert Kennedy, fratello, e ministro della Giustizia, del presidente John F. Kennedy. Kennedy s’era inizialmente iscritto alle primarie democratiche, dove i sondaggi gli attribuivano, a sorpresa, un 20% di preferenze; ma ha poi preferito correre da indipendente, perché – scrive il WP – ha posizioni talmente di estrema sinistra da attrarre anche l’estrema destra, specie quando tratta di fare del negazionismo sul fronte Covid, di essere No Vax e di cavalcare teorie cospirative.

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