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Usa 2024: – 324, bugie su elezioni rubate, Giuliani condannato a mega-rimborso
Di Giampiero Gramaglia
I nodi delle bugie dette in campagna elettorale vengono al pettine. Ma sono le bugie del 2020, se non quelle del 2016. Nulla fa sperare che chi mente oggi paghi pegno prima del voto di Usa 2024. Una giuria della Georgia ha condannato Rudy Giuliani, uno dei legali di Donald Trump, a pagare 148 milioni di dollari di danni a due addette allo spoglio delle schede, ingiustamente accusate d’avere truccato il computo dei suffragi.
Le due lavoratrici, madre e figlia, avevano denunciato per diffamazione l’avvocato divenuto l’alfiere e il portavoce delle denunce di Trump sulle elezioni truccate. Dopo che lui le aveva ingiustamente chiamate in causa, e che il magnate aveva rilanciato le false accuse, la loro vita è stata turbata da molestie e accuse razziste. E, per un certo tempo, sono state costrette a nascondersi per sottrarsi alle minacce di morte.
Lo Stato della Georgia sta perseguendo Donald Trump e 17 suoi legali e/o sodali per avere cercato di rovesciare l’esito delle elezioni nello Stato vinte nel 2020 con stretto margine da JoeBiden – alcuni degli imputati nel processo che deve ancora cominciare si sono già riconosciuti colpevoli e hanno patteggiato la pena -.
Fra i coimputati del magnate ex presidente c’è Giuliani, che tra gli Anni 80 e 90 divenne noto come ‘sceriffo Law & Order’ di New York, città di cui fu poi sindaco repubblicano dal 1994 al 2001 –era in carica l’11 Settembre, il giorno dell’attacco all’America-. In seguito, ha provato senza successo ad ottenere la nomination repubblicana alla Casa Bianca ed è stato fra i sodali e i legali di Trump, passando attraverso numerose traversie personali, professionali ed economiche.
Un giudice federale aveva già stabilito che Giuliani aveva diffamato le due donne, Ruby Freeman e Wandrea ArShaye‘Shaye’ Moss, accusandole falsamente di avere cercato di sottrarre voti a Trump. Gli avvocati di madre e figlia avevano chiesto un risarcimento di 24 milioni di dollari ciascuna. Ma la giuria ha stabilito una cifra molto più alta: complessivamente, 148 milioni.
“L’assurdità di questa somma non fa altro che sottolineare l’assurdità dell’intera procedura”, commenta Giuliani, lasciando intendere che farà ricorso.
Notoriamente in gravi difficoltà finanziarie, l’ex avvocato di Trump è stato anche citato in giudizio da uno studio legale che lo ha rappresentato per diversi anni e che gli reclama 1,3 milioni di dollari di conti non pagati.
Giuliani aveva accusato madre e figlia di essersi scambiate una chiavetta Usb “come se fossero dosi di eroina o cocaina”, per falsificare i risultati dello spoglio, basandosi su un video nel quale le due, afro-americane, si stanno invece passando una caramella alla menta.
Intorno alla campagna di Trump per screditare l’esito delle elezioni del 2020, vinte da Biden e perse da lui, che sfociò nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, e anche sulle elezioni del 2016, vinte dal magnate battendo la candidata democratica Hillary Clinton, i media continuano a rivelare particolare inquietanti.
Un esempio: quando Trump lasciò la presidenza nel 2021, andò perduto un contenitore ci materiale potenzialmente sensibile sul ruolo della Russia nelle campagne del 2016 e del 2020 sarebbe andato perduto. Si sa che Trump portò via con sé dalla Casa Bianca centinaia di documenti riservati, che andavano consegnatiagli Archivi Nazionali. Ma il contenitore non è fra i documenti recuperati dall’Fbi perquisendo residenze e pertinenze dell’ex presidente. Dentro c’era intelligence raccolta dagli Stati Uniti e dagli alleati della Nato su alcuni russi e agenti russi, incluse fonti e metodi che provano che il presidente russo Vladimir Putin voleva aiutare Trump a vincere nel 2016.
I processi a Trump che stanno per essere celebrati – a Washington, per la sommossa del 6 gennaio; in Georgia, per il tentativo di rovesciare l’esito delle elezioni nello Stato; e in Florida, sulla vicenda dei documenti sottratti – riaccendono l’interesse su alcune circostanze della campagna 2016, in cui agenti russi operarono per favorire l’elezione del magnate.
Le interferenze e il loro esito hanno intaccato la credibilità e la fiducia nel processo democratico negli Stati Uniti. Ora, sia la pubblica accusa che i legali del magnate chiedono che tutto il materiale relativo a quelle interferenze sia reso pubblico e portato all’attenzione dei giudici. Se non è chiaro quali siano i disegni della difesa, la pubblica accusa, che definisce il materiale “irrilevante” ai fini della causa in atto, ritiene che esso possa servire a stabilire “i precedenti” fraudolenti del magnate ex presidente.