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Usa 2024: – 321, Trump si paragona al ‘grande’ Al Capone, più incriminato del gangster
Di Giampiero Gramaglia
Donald Trump si paragona al “grande” – lo dice lui – Al Capone e si lamenta di essere stato incriminato più volte del famigerato boss mafioso e gangster della Chicago Anni Venti.
“Qualcuno ha mai sentito parlare del grande Alphonse Capone, Al Capone? Grande, grande capo della mafia. Voglio dire, Scarface. Aveva una cicatrice che andava da qui a qui; e non gli importava affatto. Ma era un tipo rude”, ha detto il magnate ex presidente in un comizio a Reno, in Nevada.
Trump ha sottolineato che Al Capone è stato incriminato una sola volta – il che non è vero, ndr -, ma che lui ora deve affrontare quattro processi penali – e un quinto civile, che sta per chiudersi -.
Trump ha poi ricordato quanto fosse pericoloso il boss mafioso, apparentemente per sottolineare che le accuse nei suoi confronti sono ingiuste e sproporzionate.
Al Capone, all’anagrafe Alphonse Gabriel Capone, detto Scarface proprio per via della cicatrice, nacque a New York da genitori immigrati dall’Italia nel 1899 e morì in libertà a Miami nel 1947, dopo anni segnati da una precoce demenza. È l’archetipo del mafioso americano di origini italiane ed è un simbolo del gangsterismo e della crisi della legalità negli Usa al tempo del proibizionismo. Il suo nome è legato a fatti di cronaca come la strage di San Valentino del 1929 e a numerosi film, fra cui il più famoso è forse The Untouchables di Brian De Palma del 1987, dov’è interpretato da Robert De Niro.
Durante il comizio, il magnate ha ricordato che le incriminazioni non riguardano solo lui, ma anche i suoi sostenitori. “Non dimenticatelo mai: i nostri nemici vogliono togliermi la libertà perché non permetterò mai che tolgano la vostra libertà… Questo è ciò che faccio. Vogliono mettermi a tacere perché non permetterò mai loro di zittirvi”.
Le sortite di Trump su Al Capone, dopo quelle di sabato sui migranti “che avvelenano il sangue dell’America”, alimentano i dubbi sulla lucidità verbale del magnate ex presidente, che, a 77 anni, prende sempre in giro il suo rivale, il presidente Usa Joe Biden, perché a 80 annj è troppo vecchio per la Casa Bianca. Secondo i media liberal Usa, i recenti scivoloni lessicali di Trump “vanno ben oltre il suo abituale parlare a ruota libera”.
Proprio ieri, una corte d’appello della Georgia ha respinto l’istanza presentata dall’ex capo dello staff della Casa Bianca all’epoca di Trump presidente, Mark Meadows, per trasferire a una corte federale il procedimento che lo vede accusato, insieme al magnate e ad altri 17, di avere tentato di ribaltare l’esito del voto in Georgia nel 2020. Per la corte, Meadows non ha diritto a ottenere il trasferimento del processo a una corte federale perché non è più un funzionario federale e perché le accuse riguardano una condotta che non rientra in quelle che erano le sue responsabilità ufficiali.
Un po’ a sorpresa, il nuovo leader del caucus repubblicano alla Camera House Freedom, Bob Good, ha deciso di sostenere per la nomination repubblicana Ron DeSantis, governatore della Florida, invece di Trump. Secondo la Cnn, Good, 58 anni, deputato della Virginia, ha spiegato la sua scelta con il fatto che DeSantis può restare alla Casa Bianca per otto anni, mentre il magnate può farne solo altri quattro.
Nei mesi scorsi, Good era stato nel manipolo di ultra-trumpiani che avevano silurato lo speaker della Camera Kevin McCarthy. Di DeSantis, dice: “E’ il governatore più straordinario che abbia mai visto e penso che abbia molte più possibilità di vincere negli Stati in bilico”, ha dichiarato a proposito di DeSantis.
Tuttavia, la campagna di DeSantis, partita nella convinzione generale che il governatore fosse l’anti-Trump più accreditato, appare ormai impantanata: la fiducia nei suoi confronti va erodendosi sia a destra che a sinistra; il sostegno nei sondaggi va calando, invece di salire; e le prestazioni nei dibattiti con gli altri aspiranti alla nomination repubblicana non sono state molto buone.