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Usa 2024: – 304, sangue in scuola Iowa, prima di dibattito con DeSantis e Haley

05
Gennaio 2024
Di Giampiero Gramaglia

Una sparatoria in una scuola dello Iowa, l’ennesima sparatoria in una scuola americana, la prima dell’anno, fa da prologo all’incontro, sulla Cnn, di Ron DeSantis e Nikki Haley con cittadini elettori, a dieci giorni dai caucuses che il 15 gennaio inaugureranno la stagione delle primarie repubblicane.

Un ragazzo di 17 anni spara, uccide un ragazzino di 11, ferisce altre cinque persone e si ammazza, nella scuola di Perry, località di 8.000 abitanti a 60 km circa da Des Moines, la capitale dello Stato. L’episodio testimonia il clima di violenza dell’America verso Usa 2024.

Donald Trump sarà in tribunale in ben due occasioni la prossima settimana: martedì 9 a Washington per l’udienza in corte d’appello sulla sua asserita immunità presidenziale; e l’11, a New York, dove sono attese le arringhe finali e la sentenza nel procedimento civile in cui è accusato, insieme ai figli Donald jr ed Eric, di frode per la holding di famiglia, la Trump Organization.

In mezzo alle due date, il 10, vi sarà l’ultimo dibattito fra aspiranti alla nomination repubblicana, cui Trump ha già dato forfait, come a tutti i precedenti, programmando, invece, una comparsata su Fox.

Rispondendo alle domande del pubblico, DeSantis e Haley, che nei sondaggi nello Iowa si battono per il secondo posto, staccatissimi dietro Trump, hanno provato a spiegare agli elettori che la scelta del magnate è perdente a livello nazionale perché “genera caos”: “Non sopravviveremo ad altri suoi quattro anni”, ha detto l’ex governatrice della South Carolina.

Haley ha anche ammesso di avere sbagliato quando non ha citato la schiavitù fra le principali cause della Guerra Civile e ha difeso il diritto a possedere e portare un’arma, rivelando di avere lei stessa la licenza per portare un’arma nascosta, sostenendo che le scuole vanno difese “come gli aeroporti”.

DeSantis dal canto suo s’è sforzato di essere meno repulsivo di quanto finora apparso: ha presentato il suo progetto di riforma fiscale, introduzione di una ‘flat tax’ e abolizione del servizio fiscale nazionale; ha criticato Trump per la sua assenza dai dibattiti e per le posizioni sull’aborto – ”non penso che sia ‘pro vita’” -; ha detto che il 6 gennaio 2021 “non è stata una bella giornata”, ma ha anche accusato i media di “politicizzare” il tema. Quel giorno, migliaia di facinorosi aizzati dall’allora presidente presero d’assalto il Campidoglio per indurre il Congresso, in sessione plenaria, a rovesciare l’esito delle elezioni.

In politica estera, SeSantis, che vuole “ripristinare il sogno americano”, ha detto: “Il confine” con il Messico e “la Cina sono le priorità. Dobbiamo mettere fine” al conflitto fra Russia e Ucraina, per la quale l’Europa deve fare di più visto che Mosca “è più un pericolo” per il Vecchio Continente. “Non manderemo truppe a combattere” per l’Ucraina.

Haley ha sottolineato che le sue chances di battere Biden sono maggiori di quelle di Trump e DeSantis:  “È tempo di andare oltre Trump, basta drammi, basta questioni personali … Trump è stato il presidente giusto al momento giusto e io l’ho appoggiato su molte politiche. Ma la realtà, che sia giusto o meno, è che il caos lo segue e sappiamo tutti che ciò è vero. E non possiamo avere un Paese in disordine e un Mondo in fiamme e passare altri quattro anni di caos…”.

Haley ha proseguito: “Non si sconfigge il caos democratico con il caos repubblicano”, auspicando l’avvento di una “nuova generazione di leader”. In base ai sondaggi, l’ex governatrice vincerebbe contro Joe Biden con un margine ben più ampio di quello del magnate, ossia 17 punti contro 2/4, mentre DeSantis perderebbe.

Intanto, gruppi di elettori dell’Illinois e del Massachusetts hanno depositato mozioni per chiedere che Trump venga rimosso dalle primarie nei loro Stati. La richiesta è stata presentata dopo decisioni in tal senso della Corte Suprema del Colorado e della segreteria di Stato del Maine – appelli sono in corso -, basate sulla sezione 3 14o emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che esclude dalle cariche pubbliche funzionari coinvolti in insurrezioni o rivolte contro la Costituzione cui avevano giurato fedeltà.

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