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Usa 2024: – 295, via alle primarie, è l’ora dello Iowa con Trump in testa
Di Giampiero Gramaglia
Quella dello Iowa è gente solida, quadrata, con idee chiare, che sa ben distinguere nei campi il grano dalle erbacce, il loglio. D’inverno, nello Iowa la terra è dura, compatta, gelata, coperta a perdita d’occhio dalla neve: ora, nonostante il riscaldamento globale, ce n’è un sacco.
Anzi, queste sono i caucuses più freddi della storia: domani sera, quando si apriranno le votazioni, le temperature dovrebbero scendere sotto i meno 30 gradi. Una tempesta di neve, con venti sferzanti fino a 90 km/h, seguita da un freddo polare, che rischia di rallentare l’affluenza e che ha già condizionato gli ultimi scampoli di campagna elettorale, costringendo i candidati a spostare, rinviare o cancellare eventi previsti. Le strade sono trappole di neve e di ghiaccio, gli spostamenti sono sconsigliati.
Lunedì 15 gennaio, domani, qui s’inaugura, come avviene dal 1972, la stagione delle primarie, almeno quella dei repubblicani, per designare i delegati che alle convention d’estate daranno l’investitura formale ai candidati democratico e repubblicano alla Casa Bianca: si vota, come altrove, con il sistema dei caucuses, assemblee di partito organizzate spesso nei fienili, che spiccano tozzi nella campagna piatta accanto alle case degli agricoltori, ma anche nelle scuole, nelle biblioteche, nelle chiese o nelle palestre.
Questa volta, i democratici hanno ‘retrocesso’ lo Iowa a metà percorso. Stato troppo conservatore per dare un’impronta alla loro corsa, che inizierà fra due settimane nel più liberal New Hampshire.
Grande quasi come mezza Italia (146 mila kmq), una pianura uniforme – il punto più elevato supera di poco i 500 metri -, con 3.100.000 abitanti, inizialmente francese – Des Moines, la capitale, 200 mila abitanti, sarebbe ‘dei monaci’-, venduto nel 1803 da Napoleone con tutta la Louisiana agli Usa, lo Iowa prende il nome da una tribù di Sioux che vi abitarono fino al 1836, quando, fatto un accordo con i ‘lunghi coltelli’, si trasferirono in Oklahoma.
Qui, a Winterset, nacque John Wayne; qui, ci sono i ponti di Madison County; e qui c’è una forte comunità d’origine tedesca o scandinava, caratteri un po’ rudi e chiusi. Bianchi e protestanti in grande maggioranza: neri ce ne sono relativamente pochi, musulmani meno.
I caucuses si svolgono con riti diversi, a seconda del partito e degli Stati. Nello Iowa, se ne tiene uno per partito in tutte le 1681 circoscrizioni elettorali, designando i delegati alle convention di ciascuna delle 99 contee. Che, a loro volta, scelgono i delegati alla convention statale, che nomina quelli alla convention nazionale: circa l’1 per cento del totale appena.
Solo gli elettori registrati per l’uno o l’altro partito possono votare. Ma come osservatori sono pure ammessi indipendenti e giornalisti. Fra i repubblicani, il voto è segreto: spesso si mette un foglietto con il nome del prescelto in un cappello che gira per l’assemblea-, I democratici, invece, votano ‘pedibus calcantibus’, come facevano i senatori romani: nell’area dell’assemblea, si creano crocchi, per l’uno o per l’altro candidato; poi, c’è tempo mezz’ora per convincere gli indecisi o indurne qualcuno a cambiare scelta; e, alla fine, si contano i crocchi.
Dai caucuses, escono sovente scelte a sorpresa. Chi vince nello Iowa, specie fra i repubblicani, spesso poi non ottiene la nomination: se nel 2000 vinse George W. Bush, nel 2008 fu primo l’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee (e John McCain, che poi ebbe la nomination, fu solo quarto); nel 2012, vinse l’ex senatore della Pennsylvania Rick Santorum (e Mitt Romney, che poi vprevalse a livello nazionale, arrivò secondo per decimi di punto); infine nel 2016 Ted Cruz battè Donald Trump d’una corta incollatura.
Quest’anno, la corsa è al secondo posto: troppo avanti Donald Trump, che, secondo un rilevamento del Des Moines Register con Nbc e Mediacom, è al 48%, in lieve calo da sopra il 50%, ma davanti a Nikki Haley al 20%, in crescita, che stacca Ron DeSantis al 16%.
Fra i democratici, la gente dello Iowa ci azzecca di più: qui vinsero Al Gore nel 2000 e John Kerry nel 2004 e, a sorpresa, Barack Obama nel 2008, iniziando a costruire la vittoria su Hillary Clinton. Che, nel 2016, s’impose, ma di poco, su Bernie Sanders. Nel 2020, però, Biden finì solo quarto, dietro Pete Buttigieg, Sanders ed Elizabeth Warren.