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Usa 2024: – 291, Trump show in tribunale a New York; gaffe Haley; DeSantis ‘passa’

18
Gennaio 2024
Di Giampiero Gramaglia

Ennesimo show di Donald Trump, dentro e fuori un’aula di tribunale, ieri, a New York, dove c’era la seconda udienza del processo intentatogli per diffamazione da una scrittrice, E. Jean Carroll, vittima di una violenza sessuale avvenuta circa trent’anni or sono in un grande magazzino.

L’ex presidente, candidato alla nomination repubblicana a Usa 2024, ha platealmente contestato la deposizione di Carroll e poi ha insultato il giudice che minacciava di espellerlo dall’aula. Finora, queste tattiche processuali di Trump hanno pagato, in termini di consenso, almeno fra i suoi fans. Ma viene da chiedersi se prima o poi non verranno a noia.

Nel processo civile in corso a New York, Carroll reclama a Trump dieci milioni di dollari. La tesi è  che il magnate la avrebbe diffamata dopo che lei lo aveva accusato – nel 2019, quando lui era presidente – di violenza sessuale avvenuta in un camerino del Bergdorf Goodman negli Anni 90.

Usa 2024: Trump, botte e risposte dentro e fuori l’aula di tribunale
“Sono qui perché Donald Trump mi ha aggredito e, quando l’ho scritto, ha detto che non è mai successo. Ha mentito e questo ha distrutto la mia reputazione”: lo detto Carroll, mentre il magnate faceva smorfie e scuoteva la testa. “Ha mentito il mese scorso. Ha mentito domenica. Ha mentito ieri. Sono qui per riprendermi la mia reputazione”, ha proseguito la scrittrice. “Un tempo ero una rispettata editorialista; ora sono conosciuta come una bugiarda, una truffatrice e una matta”, ha aggiunto, citando le offese subite sui social.

La difesa di Carroll ha segnalato al giudice di avere sentito commenti di Trump udibili anche dalla giuria, del tipo “è una caccia alle streghe”, “è una truffa”, “mente”, “è falso”. Questo lo scambio tra il giudice Lewis Kaplan e il magnate: “Signor Trump, spero di non dovere valutare l’idea d’escluderla dal processo. Capisco che probabilmente non vede l’ora che lo faccia”. “Mi piacerebbe”. “So che le piacerebbe. A quanto pare non riesce proprio a controllarsi”. “Neppure lei”.

A udienza finita, in una raffica di post sul suo social Truth, Trump ha attaccato il giudice Kaplan, accusandolo di essere “una persona totalmente prevenuta e ostile”, che gli impedisce di difendersi, ad esempio “non consentendo di far entrare nel caso l’abito ‘stile Monica Lewinsky'”, ossia il vestito che Carroll indossava il giorno dell’aggressione e che, per il magnate, proverebbe la sua innocenza.

Usa 2024: sezione 3 14o emendamento, giudice Maine attende Corte Suprema
Intanto, un giudice del Maine ha rinviato l’esame in appello della decisione della segretaria di Stato di escludere Trump dalle liste delle primarie. Il giudice attende che la Corte Suprema federale esamini l’appello dell’ex presidente contro analoga decisione della Corte Suprema del Colorado. L’esclusione di Trump si basa sulla sezione 3 del 14esimo emendamento della Costituzione, che esclude da cariche pubbliche funzionari coinvolti in insurrezioni o rivolte contro la Costituzione su cui hanno giurato.

Usa 2024: New Hampshire, Trump avanti, mette Haley nel mirino degli attacchi
Vicende giudiziarie a parte, la campagna s’è intanto spostata nel New Hampshire, dove le primarie saranno martedì prossimo 23 gennaio e dove Trump mantiene un solido vantaggio su Nikki Haley e Ron DeSantis, gli unici rimasti a contendergli la nomination repubblicana.

Secondo un sondaggio di Boston Globe / Suffolk University / NBC, l’ex presidente gode del 50% dei consensi, l’ex rappresentante degli Usa all’Onu è al 34% e il governatore della Florida al 5%. Dato che giustifica la decisione di DeSantis di cessare la campagna nel New Hampshire e puntare sulla South Carolina, che verrà dopo. Prima di lasciare il New Hampshire, in un town hall meeting sulla Cnn ha però avvertito che “i repubblicani perderanno le elezioni” se sceglieranno Trump come candidato.

L’ex presidente ha intanto scelto come bersaglio la Haley, che evidentemente ritiene la rivale più temibile, utilizzando per dileggiarla due ‘armi’ a lui care, il razzismo e le bugie. “Chiunque abbia ascoltato il discorso stravagante di Nikki ‘Nimrada’ Haley penserebbe che abbia vinto le primarie dello Iowa. Non l’ha fatto; e non è riuscita nemmeno a battere Ron DeSanctimonious che è senza soldi e senza speranza”, scrive l’ex presidente sul Truth, storpiando il nome dell’ex governatrice figlia di immigrati indiani e nata Nimarata Nikki Randhawa.

Giorni fa, Trump aveva scritto che Haley non può candidarsi alla presidenza perché i suoi genitori non erano cittadini statunitensi al momento della sua nascita. Tesi totalmente priva di fondamento: l’ex ambasciatrice dell’Onu è nata a Bamberg, nella South Carolina, ed è, quindi, una ‘American born citizen’, come prevede la Costituzione..

Gli attacchi ricordano le bugie diffuse dal magnate contro l’ex presidente Barack Obama quando lo accusava di non essere nato negli Stati Uniti e ne enfatizzava nei comizi il secondo nome, Hussein, facendo pensare che potesse essere musulmano. Haley replica senza enfasi su Fox: “Nikki è il nome sul mio certificato di nascita, sono cresciuta come Nikki, ho sposato un Haley… Trump può dire o scrivere malignità quanto vuole”.

Nell’arsenale anti-Haley di Trump su Truth, c’è pure una foto manipolata: il volto di Nikki sul corpo di Hillary Clinton, acconciatura e look di quella che fu la sua rivale nel 2016. Le risposte misurate di Haley a Trump possono nascere dal fatto – è un’illazione della Cnn – che l’ex governatrice tiene la porta aperta all’ipotesi di un ticket con Trump, lui presidente e lei vice.

Haley è però incappata in una nuova gaffe sui temi spinosi del razzismo e della storia americana. “Non siamo mai stati un Paese razzista”, ha detto alla Fox, dopo essersi dimenticata di citare la schiavitù fra le cause della Guerra Civile. Desantis l’ha corretta: “Gli Usa non sono un Paese razzista”, ma “abbiamo superato dei problemi nella nostra storia”, citando ad esempio una famigerata sentenza del 1857 della Corte Suprema, secondo cui gli afro-americani non potevano essere cittadini statunitensi – sentenza successivamente annullata dal 14o emendamento -.

Tra un’udienza e l’altra del processo di New York, Trump, martedì sera, è andato a fare un comizio in New Hampshire con accanto Vivek Ramaswamy, l’imprenditore tech di origine indiane ritiratosi dalla corsa dopo il voto nello Iowa dandogli l’endorsement e che ora – suggeriscono alcuni media – è a caccia di un posto nella futura eventuale Amministrazione Trump.

“Non c’è scelta migliore in questa corsa di quest’uomo qui”, ha detto sul palco Ramaswamy indicando Trump. L’imprenditore ha sempre dichiarato la sua ammirazione per il magnate, proponendosi come una sua versione più giovane.

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