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Usa 2024: – 284, Trump apostrofa Haley “cervello di gallina”, forse la teme

25
Gennaio 2024
Di Giampiero Gramaglia

“Birdbrain”, cervello di gallina: così, Donald Trump apostrofa sul suo social Truth Nikki Haley. Ce l’ha con lei perché non s’è ritirata dalla corsa alla nomination repubblicana per la Casa Bianca, dopo la sconfitta di martedì in New Hampshire. Il magnate ex presidente, dietro le quinte della festa della vittoria, avrebbe espresso tutta la sua rabbia e e la sua frustrazione nei confronti della rivale.

Secondo indiscrezioni riferite dai media Usa, Trump avrebbe confidato ai suoi collaboratori irritazione e sconcerto per il rifiuto di Haley di garantirgli di fatto la nomination; e li avrebbe sollecitati a intensificare gli attacchi alla ex governatrice della South Carolina.

A dargli man forte, se mai ne avesse bisogno, la presidente del Comitato nazionale repubblicano Ronna McDaniel, secondo cui Haley dovrebbe lasciare la corsa perché “gli elettori si sono ormai espressi” (in realtà, tra Iowa e New Hampshire gli elettori sono stati più o meno 200 mila). L’ex rappresentante degli Usa all’Onu “non ha una strada” verso la nomination, adesso che il magnate “ha vinto con un vantaggio a doppia cifra in Iowa e in New Hampshire, fatto senza precedenti”. McDaniel dice: “Tutti i repubblicani dovrebbero concordare sul fatto che Joe Biden è una minaccia per il Paese e dovrebbero unirsi”.

Usa 2024: WSJ e, a sorpresa, DeSantis denunciano fragilità Trump
Haley ha effettivamente investito tempo e risorse nel New Hampshire, uno Stato sulla carta a lei favorevole, e non ha vinto. Ma non tutti sono d’accordo con Trump e McDaniel. Il governatore della Florida Ron DeSantis, che ha dato il suo endorsement al magnate dopo essersi ritirato, mette in guardia il partito sull’effetto negativo che il magnate ha su una parte dell’elettorato conservatore.

Parlando in tv allo “Steve Deace Show”, il governatore ha rilevato che la bassa affluenza alle urne in Iowa e nel New Hampshire testimonia l’insoddisfazione di molti conservatori che “non volevano Trump di nuovo candidato… In sostanza, è stato detto loro che era inevitabile, che era finita… E loro hanno semplicemente rinunciato a partecipare”.

Certo, sull’affluenza alle urne possono avere inciso altri fattori, come il maltempo. Ma DeSantis pensa che “il problema potrebbe peggiorare… E quelli che restano a casa sono elettori di cui hai bisogno per essere competitivo”.

Il Wall Street Journal, che preferisce Haley a Trump, sostiene che l’ex governatrice s’è guadagnata la possibilità di continuare a battersi: secondo il board del giornale, il suo risultato è stato solido e ha evidenziato le debolezze di Trump in vista di novembre. Ma Haley, per essere competitiva, deve ampliare il suo messaggio e presentare la sua visione di quello che farà da presidente. “Trump ha davanti a sé una tortuosa strada legale e uno dei casi contro di lui potrebbe andare a processo. Se fosse condannato, il 42% degli elettori del New Hampshire e quasi un terzo di quelli dello Iowa dicono che sono sarebbe adatto alla presidenza. Il che vorrebbe dire che non può vincere… Haley può restare in corsa, conquistare delegati e vedere che cosa succede se Trump viene condannato”.

Il discorso va oltre Usa 2024: “Se Trump ottiene la nomination e perde le elezioni, Haley potrebbe dire di avere messo in guardia il partito sul rischio. E la sua strada per il 2028 sarebbe spianata”. E, del resto, “cose strane possono accadere quando si hanno candidati così anziani e che non piacciono alla maggioranza degli americani”.

Nella vittoria nel New Hampshire, ci sono campanelli d’allarme per Trump. Una quota dominante degli elettori repubblicani è con lui, ma il magnate s’è alienato in modo forse irreversibile una fetta di repubblicani e una quota sostanziale di elettori indipendenti – abbastanza da creargli un problema come candidato alle elezioni di novembre contro Biden -.

Secondo i computi dell’Ap, il 21% dei repubblicani che hanno votato nel New Hampshire sono così insoddisfatti di Trump come candidato da non votare per lui a novembre (nello Iowa, erano il 15%). “In un Paese polarizzato, un candidato deve conquistare il 90% o più del proprio partito per vincere le elezioni – afferma Whit Ayres, sondaggista e stratega repubblicano di lunga data -. Non sei competitivo se non sei vicino al 90%”. Ma quel che vale per Trump vale anche per Biden, che, almeno ora, non fa l’unanimità dei democratici.

Usa 2024: Biden incassa sostegno metalmeccanici
Il presidente ha, comunque, incassato l’appoggio del potente sindacato dei metalmeccanici Usa, United Auto Workers. “La scelta è chiara. Biden scommette sui lavoratori americani, Trump li attacca”, spiega il presidente del sindacato Shawn Fain. E’ quasi scontato che un sindacato sostenga il candidato democratico, ma è positivo che l’indicazione venga così presto e così chiara.

Preoccupato dai sondaggi, Biden ascolta i consigli di Barack Obama e manda due suoi fedelissimi e fidatissimi consiglieri alla Casa Bianca a guidare la campagna: la vice-capo dello staff Jen O’Malley Dillon, che coordinerà la campagna, e Mike Donilon, chief strategist.

Entrambi s’installeranno al quartier generale, a Wilmington, in Delaware. Dillon è stata la campaign manager di Biden nel 2020, Donilon é uno dei consiglieri politici più ascoltati dal presidente: lavora con lui sin dagli Anni ’80: è spesso l’ultima persona che rivede i discorsi del presidente, a parte Biden stesso.

La mossa riflette le preoccupazioni del candidato democratico e del suo partito su una campagna che stenta a decollare e a bucare gli schermi, mentre Trump, suo più probabile rivale, monopolizza l’attenzione dei media. Nelle scorse settimane, Obama aveva suggerito a Biden di rendere più incisiva ed efficiente la sua campagna, dando più potere ai responsabili, che finora dovevano attendere il disco verde dalla West Wing per ogni iniziativa.

Usa 2024: Trump fa scuola nelle aule dei tribunali
Il comportamento insultante e ribelle di Trump nelle aule dei tribunali fa scuola: ieri, un militante dei Proud Boys, una banda di estrema destra, è stato condannato a sei anni di carcere per avere partecipato all’insurrezione contro il Congresso del 6 gennaio 2021. Marc Bru ha insultato il giudice James Boasberg al momento del verdetto e lo ha ripetutamente interrotto, dandogli del ”clown” e chiamandolo “pseudo-giudice” a capo di una “corte di canguri”. A Trump, finora, questi atteggiamenti sono stati condonati. A Bru, non hanno evitato (e, in parte, sono valsi) una severa condanna. Ma l’estremista ora spera che Trump, rieletto presidente, lo grazi.