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Usa 2024, +28: il figlio, l’Ucraina, la Cina, lo sprint finale dell’anitra zoppa

03
Dicembre 2024
Di Giampiero Gramaglia

La decisione del presidente uscente Joe Biden di graziare il proprio figlio Hunter tiene ancora banco nei commenti dei media Usa. Le critiche maggiori vengono proprio da quelli liberal, spiazzati da una mossa il cui il padre pare avere avuto il sopravvento sul presidente.

Il New York Times vede, infatti, una sorta di lotta intima, ma dai riflessi pubblici, «tra il Biden uomo di famiglia e il Biden uomo delle Istituzioni» e ricostruisce come e perché il presidente abbia cambiato parere sul perdono al figlio, che in precedenza aveva escluso.

La Cnn, pur mostrando comprensione umana per il Biden padre, trova la decisione «controversa» e il Washington Post ci chiede se essa sia «una buona o una cattiva cosa per lo stato di diritto».

Sempre il Washington Post ricostruisce «lo sprint finale dell’anitra zoppa», come negli Usa vengono chiamati i presidenti a fine mandato e ormai depotenziati, anche se tuttora in possesso del loro potere legale. In questo sprint rientrano, oltre al perdono del figlio, le recenti decisioni sull’Ucraina – missili Atacms e mine anti-uomo – e sulla Cina – misure di controllo sull’export di semiconduttori, contestate da Pechino come «una tipica forma di coercizione economica».

La Cnn aggiunge alle decisioni sull’Ucraina l’imminente invio di ulteriori aiuti militari per 725 milioni di dollari, comprendenti fra l’altro sistemi anti-drone e proiettili d’artiglieria.

Usa 2024: MO, Trump minaccia «conseguenze devastanti» se ostaggi non liberati
Nelle ultime 48 ore, Biden ha fatto più notizia di Donald Trump, cosa che è stata rara durante tutta la campagna elettorale per Usa 2024. Il presidente eletto è però stato attivo sul suo social Truth, dove ha chiesto il rilascio degli ostaggi a Gaza prima del suo insediamento, minacciando altrimenti «conseguenze devastanti in Medio Oriente»: quanti «hanno perpetrato queste atrocità contro l’umanità… saranno colpiti più duramente di chiunque altro nella lunga e travagliata storia Usa… Rilasciate gli ostaggi subito!».

Una sortita coerente con le posizioni sempre espresse da Trump, ma forse da collegare al fatto che il magnate ha ospitato nei giorni scorsi nella sua dimora in Florida la moglie e il figlio del premier israeliano Benjamin Netanyahu, oltre che alla pubblicazione di un video di un ostaggio che lo implorava di farlo tornare a casa.

Sempre con un post su Truth, Trump ha nominato l’uomo d’affari Warren Stephens ambasciatore degli Stati Uniti in Gran Bretagna. Nel post, Stephens viene presentato come «uno degli uomini d’affari di maggior successo del Paese», che «negli ultimi 38 anni è stato presidente e amministratore delegato della sua azienda, Stephens Inc., ma anche filantropo».

Gossips sulle scelte di Trump
Nel resto dell’attualità, vi sono storie che riguardano le nomine di Trump. La rivista New Yorker ha scoperto che Pete Hegseth, il reduce dall’Iraq e dall’Afghanistan, poi conduttore sulla Fox, designato alla guida del Pentagono, fu costretto a lasciare la direzione di due no-profit a causa «di cattiva gestione finanziaria, ubriachezza e comportamenti sessisti».

Una delle fonti ha raccontato che Hegseth si presentava spesso ubriaco agli eventi organizzati dalle due associazioni, Concerned Veterans for America e Vets for Freedom; un’altra gli imputa di «promuovere un ambiente ostile alle donne e di usare i soldi raccolti a scopi personali». «L’ho visto ubriaco così tante volte. Averlo al Pentagono sarebbe spaventoso», ha detto al New Yorker un ex dipendente delle no-profit, raccontando nei dettagli un episodio avvenuto in uno strip club della Louisiana dove Hegseth aveva portato lo staff. «Aveva bevuto così tanto che aveva cercato di salire sul palco con le spogliarelliste».

Invece, la Cnn ha scavato nei social della nuova portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, scoprendo che la giovane – ha 27 anni – ha cancellato due suoi post critici sull’insurrezione del 6 gennaio 2021. In uno, Leavitt elogiava il vice-presidente Mike Pence per avere certificato l’esito delle elezioni del 2020. In un altro, Leavitt definiva «eroe» un agente che aveva portato gli insorti lontano da deputati e senatori. L’anno dopo, la giovane si candidò – senza successo – a un seggio al Congresso del New Hampshire ed era già divenuta una convinta sostenitrice che elezioni vinte da Biden erano state «truccate». Da quando è stata nominata, i post sono spariti.

La California si blinda contro Trump
La California si blinda contro future, probabili, interferenze di Donald Trump nelle sue politiche. Il governatore democratico Gavin Newsom ha convocato una seduta straordinaria dell’assemblea di Sacramento, dove i democratici hanno un’ampia maggioranza in entrambe le camere: bisogna decidere di destinare fondi straordinari al procuratore generale dello Stato, cui spetterà impugnare i provvedimenti federali in contrasto con le politiche progressiste della California, soprattutto in materia di diritti civili, possesso di armi, ecologia e immigrazione.

A 50 giorni dal cambio della guardia alla Casa Bianca, lo Stato più ricco e popoloso del Paese si prepara a guidare la resistenza contro l’agenda conservatrice della nuova Amministrazione.

Durante il primo mandato di Donald Trump, Sacramento ha fatto causa al governo federale più di 120 volte, spendendo 42 milioni di dollari. Il magnate critica lo Stato per l’elevato numero di homeless e di immigrati irregolari e, in campagna elettorale, ha storpiato il nome del governatore in «New-scum» (nuova feccia) e ha minacciato di negare gli aiuti federali in caso di incendi.

Newsom sta valutando la creazione di un fondo speciale per le calamità naturali e ha presentato una proposta per rilanciare gli incentivi sull’acquisto di veicoli elettrici (escludendo però la Tesla di Elon Musk), nel caso in cui Washington dovesse eliminare il credito d’imposta federale.

Il procuratore generale Rob Bonta ha dichiarato che proteggerà gli immigrati dello Stato. Secondo varie stime, le deportazioni di massa prospettate da Trump costerebbero alla California «centinaia di miliardi».