USA2024
Usa 2024: + 27, Trump prepara partenza sprint, Biden grazia figlio
Di Giampiero Gramaglia
Donald Trump ha fretta. Vuole che il suo secondo mandato abbia una partenza sprint: annuncia
nomine a raffica e prepara una serie di decisioni shock da adottare il giorno dell’insediamento: dazi
sull’import da Cina, Messico e Canada e misure per la deportazione dei migranti ‘illegali’. Vuole
vedere subito attuato il suo programma e circondarsi di persone di fiducia.
Invece, le ultime decisioni di Joe Biden offuscano l’immagine di una presidenza per molti versi
positiva, anche se gli elettori non lo hanno riconosciuto, e suscitano perplessità e interrogativi.
Dopo gli interventi per l’Ucraina, al contempo tardivi e precipitosi – il sì all’uso di missili Usa sul
territorio russo e, soprattutto, la cessione di mine anti-uomo -, adesso l’annuncio della grazia al
figlio Hunter.
Biden s’era impegnato a non usare i poteri della presidenza a vantaggio di suoi familiari. Hunter,
condannato nel Delaware e sotto processo in California, rischiava pene detentive per l’acquisto di
una pistola senza dichiarare di essere un tossico-dipendente e per evasione fiscale.
Nell’annunciare la decisione, il presidente ha affermato che “questioni politiche hanno infettato
questa vicenda e hanno condotto a un aborto di giustizia”, con accuse mosse “in modo selettivo e
iniquo”. Il perdono “totale e incondizionato” sottrae, inoltre, Hunter alle ritorsioni di Trump, che da
anni attacca il figlio del presidente e che dichiara apertamente che nel secondo mandato intende
regolare i conti con i suoi rivali.
Proprio Trump, sul suo social Truth, commenta ironicamente la grazia a Hunter e si chiede se essa
si estenda “agli ostaggi del 6 gennaio 2021, imprigionati per anni”, per quello che sarebbe “un
abuso e un errore giudiziario”. Il presidente eletto si riferisce ai facinorosi suoi sostenitori che il 6
gennaio 2021, da lui istigati, diedero l’assalto al Campidoglio per indurre jl Congresso, riunito in
sessione plenaria, a rovesciare l’esito delle elezioni. Trump s’è impegnato a graziarli, una volta
tornato alla Casa Bianca.
Per quanto possa essere motivata e umanamente comprensibile, la decisione di Biden di graziare il
figlio avvicina il presidente in carica al suo successore in una gestione privata del potere e della
giustizia e rende più difficile per i democratici criticare Trump che ha appena nominato due suoi
consuoceri rispettivamente ambasciatore a Parigi e consigliere per il Medio Oriente.
L’imprenditore immobiliare Charles Kushner, padre di Jared, marito di Ivanka, figlia maggiore di
Trump, sarà ambasciatore in Francia, nonostante una condanna per evasione fiscale – Trump lo
graziò nel 2020 -.
E l’imprenditore libanese Massad Boulos, padre di Michael, marito di Tiffany, la figlia minore, sarà
consigliere del presidente per il Medio Oeiente e il Mondo arabo. In campagna elettorale, Boulos è
stato un emissario di Trump presso la comunità arabo-americana.
Con alcune sue nomine, molte delle quali devono ottenere l’avallo del Senato, Trump sembra quasi
volere misurare quale sia il punto di rottura dei senatori repubblicani nei suoi confronti, ossia fin
dove siano disposti a trangugiare scelte a vario titolo improponibili – vuoi per mancanza di
qualifiche, vuoi per ‘amichettismo’ -.
Il presidente eletto insiste perché il Senato le accetti in blocco o, addirittura, si faccia da parte,
mettendosi in pausa il tempo sufficiente per consentire alla squadra presidenziale di insediarsi
sottraendosi ai riti dell’approvazione –una procedura prevista, ma del tutto inconsueta -.
Un primo test case è andato male: Matt Gaetz, ex deputato della Florida, nominato alla Giustizia, s’è
fatto da parte, sostenendo di non volere essere “un imbarazzo” per il presidente. Sul suo conto
la commissione etica della Camera aveva condotto un’inchiesta per comportamenti sessuali
inappropriati e ricorso a droghe.
La pubblicazione del rapporto finale è però stata bloccata dalle dimissioni di Gaetz da deputato, ma
su di lui continuavano però a piovere testimonianze di donne che lo accusano di violenze e
molestie.
Preso atto della rinuncia di Gaetz, Trump ha scelto alla Giustizia una sua avvocata, Pam Bondi,
dopo avere già messo in ruoli chiavi dell’apparato giudiziario federale altri suoi legali, artefici
d’una strategia vincente di rinvii e ricorsi che hanno portato il magnate alla Casa Bianca prima che i
processi a suo carico fossero completati e, nella maggior parte dei casi, neppure avviati.
Una sfida al Senato è pure l’indicazione di Kash Patel, detto “il vendicatore” (dei torti – presunti –
subiti da Trump), a guidare l’Fbi. L’attuale direttore, Chris Wray, scelto da Trump nel 2017, ha un
mandato decennale e non andrebbe quindi avvicendato: Biden,l’ha lasciato al suo posto.
Ma Trump, che pure lo scelse, dopo avere costretto alle dimissioni il predecessore James Comey,
vede l’Fbi come una componente di quel ‘deep state’ che a suo dire cospira contro di lui e vuole lì
un suo uomo: “Kash – dice – è un avvocato brillante, un investigatore, un paladino di ‘America
first’ che ha speso tutta la sua carriera a denunciare la corruzione, difendere la giustizia e proteggere
gli americani”.
Secondo l’Ap, puntando su Patel, che ha pubblicamente chiamato in causa e minacciato giornalisti,
Trump crea i presupposti per una nuova fase di turbolenze e polemiche intorno all’Agenzia
incaricata di proteggere il territorio e di indagare sui crimini federali.
Secondo il Washington Post, Trump sta “confondendo le linee di demarcazione” tra politici e
influencer e ha inoltre fatto della sua dimora di Mar-a-lago una Casa Bianca alternativa, dove leader
stranieri si recano a rendere omaggio, come il sodale argentino Javier Milei, o ad avviare negoziati,
come il premier canadese Justin Trudeau, rendendo ulteriormente marginale la figura di Biden