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Usa 2024: – 263, Putin cambia voto, meglio Biden di Trump
Di Giampiero Gramaglia
Sortita a sorpresa su Usa 2024 del presidente russo Vladimir Putin, che, in un’intervista, secondo quanto riferisce la Tass, dice: “Biden è più esperto di politica e per questo la Russia preferirebbe lui rispetto a Trump come presidente degli Stati Uniti”. Salvo poi aggiungere: negli Usa, “la campagna sta salendo di tono. Sarebbe scorretto che la Russia interferisse”.
Più interferenza di una dichiarazione così esplicita, difficile immaginare. Anche se non è chiaro se Putin intenda solo creare una cortina fumogena intorno al sostegno del Cremlino a Trump o voglia davvero esprimere una preferenza di segno contrario.
Del resto, anche per Trump è tempo di marce indietro: dopo avere manifestato riserve sugli aiuti all’Ucraina e avere sollecitato i parlamentari repubblicani a non autorizzarli, ieri avrebbe detto, stando a fonti di stampa, che lui farà per Kiev più di quanto non abbia fatto e non faccia Biden. Anche in questo caso, portata e valenza della dichiarazione riferita restano da verificare: il magnate, nei comizi, e non solo, parla spesso a ruota libera.
Usa 2024: Bloomberg, spese legali prosciugano casse Trump
L’ex presidente, battistrada nella corsa alla nomination repubblicana, ha però problemi più cogenti nell’immediato, di Putin e dell’Ucraina. Per Bloomberg, che gli fa i conti in tasca, Donald Trump finirà i fondi per le spese legali entro l’estate, restando con le casse vuote proprio negli ultimi mesi della campagna elettorale per Usa 2024.
Nel 2023, l’ex presidente ha avuto spese legali per 51,2 milioni di dollari e può accedere ad altri 26,6 milioni accantonati dai suoi alleati per farvi fronte.
Ma, con i numerosi procedimenti a suo carico – almeno quattro quelli aperti -, Trump dovrebbe esaurire i fondi entro luglio, restando con poche alternative a disposizione. Fra queste, la possibilità di chiedere al Comitato nazionale repubblicano di farsi carico delle spese, riducendo però le risorse del partito a sostegno della campagna elettorale. Oppure, quella di versare al fondo per la sua difesa una quota maggiore delle donazioni ricevute (anche così, però, intaccando i soldi a disposizione per la campagna).
Le scadenze giudiziarie si fanno pressanti. È attesa per domani la sentenza nel processo al magnate e ai due figli Donald Jr ed Eric per gli averi gonfiati e le pratiche illecite della Trump Organization, la holding di famiglia. L’accusa ha chiesto sanzioni per 370 milioni di dollari e la messa al bando dall’attività imprenditoriale nello Stato di New York (per i due figli solo per cinque anni).
Ma già oggi l’ex presidente è atteso nella Grande Mela per un’udienza preliminare del processo, che inizierà il 25 marzo, in cui è accusato di avere pagato in nero una pornostar, Stephanie Clifford, alias Stormy Daniels, e una ex coniglietta di Playboy, Karen McDougal, perchè non rivelassero durante la campagna elettorale di Usa 2016, le relazioni da lui avute con loro. Udienze preliminari sono pure in corso in Florida, dove l’ex presidente deve rispondere dei documenti riservati sottratti agli Archivi Nazionali.
Invece, i processi a Washington per l’insurrezione del 6 gennaio 2021 mirata a rovesciare l’esito delle elezioni e ad Atlanta per le pressioni esercitate sulle autorità della Georgia, sempre perché rovesciassero l’esito del voto, sono frenati da ricorsi preliminari.
La pubblica accusa ha ieri sollecitato alla Corte Suprema un via libera al processo intentato a Trump per il suo ruolo nella rivolta del 6 gennaio. I legali dell’ex presidente vogliono che i giudici supremi ne sanciscano l’immunità, dopo che un tribunale e una corte d’appello federale di Washington hanno già respinto le loro istanze.