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Usa 2024: – 257, Trump si paragona a Navalny, raccoglie pochi soldi, ma ha tanti consensi

21
Febbraio 2024
Di Giampiero Gramaglia

Donald Trump si paragona ad Alexiei Navalny: è un perseguitato politico, come l’oppositore russo deceduto in un carcere siberiano. Parlando sulla Fox News, l’ex presidente dice: “Sta accadendo anche nel nostro Paese. Ci stiamo trasformando in un Paese comunista in molti sensi. Guardate, io sono il candidato principale; e vengo incriminato”.

Diverso il tono della campagna del presidente Joe Biden, che a una raccolta di fondi in California avverte: “Le democrazie non sempre muoiono alla canna di un fucile. Possono morire lentamente e in modo subdolo, una libertà alla volta, un diritto alla volta, una speranza alla volta”. Un riferimento a quanto, secondo molti analisti, potrebbe succedere negli Stati Uniti, se Trump tornasse al potere.

Parlando di Navalny, Trump ha ancora detto: “È una vicenda molto triste, è stato una persona molto coraggiosa quando è tornato in Russia. Avrebbe potuto starsene lontano. E, francamente,

probabilmente sarebbe stato molto meglio starsene lontano e parlare dall’esterno del Paese, invece di rientrare, perché si pensava che potesse succedere quel che è successo. Ed è una cosa orribile”. Trump non ha però attribuito al presidente russo Vladimir Putin alcuna responsabilità per la morte dell’oppositore.

Le dichiarazioni dell’ex presidente non intaccano il suo vantaggio di quasi 30 punti sulla sua rivale Nikki Haley, che pure è stata per due mandati governatrice della South Carolina, dove sabato sono in programma le primarie repubblicane. Secondo un sondaggio di Suffolk University e USA Today, l’ex presidente ha il 63% delle preferenze, Haley il 35%. Ma l’ex rappresenta degli Usa all’Onu insiste a non lasciare la corsa, perché – spiega – “abbiamo un Paese da salvare”: dare la nomination a Trump “sarebbe un disastro” e condurrebbe i repubblicani alla sconfitta nelle presidenziali.

Parlando a un comizio in South Carolina, Haley critica le dichiarazioni di Trump su Navalny, perché condiscendenti verso la Russia, e attacca sia Biden che Trump sul tema dell’età: il presidente ha 81 anni, l’ex presidente ne ha 77, lei ne ha 52.

I sondaggi fanno dire alla campagna di Trump che la nomination sarà aritmeticamente assicurata entro il 19 marzo – e non già il 5 marzo, il Super Martedì, con le primarie in decine di Stati -. Bisognerà attendere la tornata con Arizona, Florida, Illinois, Kansas e Ohio.

Quando l’anchor della Fox Laura Ingraham gli ha elencato sei nomi, chiedendogli se sìiano tutti nella sua shortlist per la scelta del candidato vice-presidente, Trump li ha tutti confermati. Ingraham ha citato il governatore della Florida Ron DeSantis, il senatore afro-americano Tim Scott, l’imprenditore Vivek Ramaswamy, la governatrice del South Dakota Kristi Noem e due underdogs, il deputato della Florida Byron Donalds e l’ex deputata democratica delle Hawaii Tulsi Gabbard.

La risposta di Trump è parsa più un atto di diplomazia che una vera conferma, anche se la presenza di DeSantis nella lista è sorprendente, dopo i duri giudizi dell’ex presidente sul governatore quando questi era in corsa per la nomination.

Usa 2024: al borsino della raccolta fondi, Trump vale un quinto di Biden

Il borsino della raccolta fondi dice cose diverse dai sondaggi: a gennaio, la campagna di Trump ha infatti raccolto solo 8,8 milioni di dollari, contro i 42 di quella del suo rivale Joe Biden. Lo rivelano le dichiarazioni finanziarie alla commissione elettorale federale.

A fine mese, il magnate aveva in cassa 30 milioni, tre in meno rispetto a dicembre. Il presidente poteva contare su 130 milioni. Sui conti di Trump, pesano i 52 milioni di dollari di spese legali sostenute per i procedimenti giudiziari in atto. “La raccolta di fondi di gennaio è una prova di forza inconfutabile”, commenta il manager della campagna di Biden Julie Chavez Rodriguez.

Usa 2020: ex talpa Fbi aiutato da 007 russi per infangare Biden

(ANSA) Alexander Smirnov, ex informatore dell’Fbi incriminato nei giorni scorsi per avere mentito inventando le accuse di corruzione contro Joe Biden e suo figlio Hunter, ha confessato di essere stato aiutato da 007 russi nel tentativo di infangarli. La notizia viene dal Dipartimento di Giustizia, in un memo relativo alla sua detenzione, nel quale si afferma che l’ex talpa ammette contatti “estesi ed estremamente recenti” con elementi dell’intelligence di Mosca.

Smirnov, 43 anni, era stato arrestato nei giorni scorsi all’aeroporto internazionale di Las Vegas. Era uno dei testimoni chiave dell’indagine di impeachment lanciata dai repubblicani alla Camera contro il presidente e la sua presunta complicità nei controversi affari stranieri del figlio Hunter.

L’ex informatore dell’Fbi è incriminato per avere mentito sul presunto coinvolgimento dei Biden nelle attività della società energetica ucraina Burisma, quando Joe era vicepresidente e Hunter sedeva nel board della compagnia a 50 mila dollari al mese. In particolare, Smirnov è accusato d’avere fatto “false dichiarazioni” e di avere “creato un precedente falso e fittizio” in un’indagine dell’Fbi, di cui è stato a lungo una talpa.

Secondo l’accusa, nel 2020 Smirnov mentì raccontando due incontri del 2015 o 2016 in cui dirigenti

di Burisma gli avrebbero detto di aver assunto Hunter Biden per “proteggerci, attraverso suo padre, da ogni tipo di problema”. L’ex informatore ha pure affermato falsamente che i dirigenti di Burisma avevano pagato 5 milioni di dollari ciascuno a Joe e Hunter Biden.

I rapporti tra i Biden e Burisma sono stati a lungo al centro di accuse e sospetti, alimentati Trump e dai suoi alleati e finiti al centro dell’inchiesta di impeachment lanciata in dicembre alla Camera. Ma l’arresto dell’ex talpa infligge un duro colpo al castello accusatorio dei repubblicani, secondo cui Biden avrebbe favorito gli affari del figlio all’estero e ne avrebbe tratto benefici finanziari.

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