USA2024
Usa 2024: – 213, Trump subisce smacchi nei tribunali, che però gli fanno gioco
Di Giampiero Gramaglia
In poche ore, Donald Trump ha ieri subito smacchi giudiziari in Georgia, in Florida e a New York. Ma sono sconfitte che non lasciano il segno; anzi, che fanno quasi parte dalle due tattiche dilatorie. Funziona così: i legali del magnate avanzano richieste assurde, se le vedono ovviamente respinte e vanno in appello, contando anche sulla compiacenza di giudici che non le bocciano subito come irricevibili.
L’obiettivo non è di vedere riconosciuta l’innocenza del loro assistito, ma di ritardare i processi perché non comincino, o almeno non vadano a sentenza, prima delle presidenziali di Usa 2024.
Dunque, ieri, in Georgia, il giudice della Corte superiore della contea di Fulton, cioè di Atlanta, Scott McAfee ha respinto l’istanza di archiviare il procedimento per i tentativi di sovvertire l’esito del voto del 2020 nello Stato. La difesa invocava il primo emendamento della Costituzione Usa, che protegge la libertà di espressione. Per il giudice, le dichiarazioni di Trump e degli altri co-imputati sono state fatte “a sostegno di attività criminali” e non sono protette dal primo emendamento.
Ancora ieri, in Florida, una giudice federale considerata dai media Usa ‘amica’ dell’ex presidente, se non altro perché nominata da lui, Aileen Cannon, ha respinto la richiesta degli avvocati di Trump d’archiviare la causa per i documenti riservati portati dalla Casa Bianca a Mar-a-Lago in Florida e lì malamente custoditi.
L’istanza della difesa era basata su norme che consentono agli ex presidenti di tenere documenti personali estranei alle loro responsabilità ufficiali. La pubblica accusa si era opposta, sottolineando che quelle carte contenevano, fra l’altro, informazioni confidenziali sui programmi nucleari Usa e sulla potenziale vulnerabilità degli Stati Uniti ad attacchi militari.
Negli ultimi giorni, la giudice Cannon era stata sollecitata a pronunciarsi dal procuratore speciale Jack Smith ed era stata oggetto di pesanti critiche da parte di esperti giuristi e di professori di diritto che le contestano la gestione ‘procrastinatrice’ dei preliminari del processo, di cui non ha ancora fissato la data d’avvio. Anche respingendo la richiesta d’archiviazione, la Cannon ha comunque lasciata aperta la porta a prendere in considerazione la tesi della difesa durante il dibattimento.
Infine, sempre ieri, a New York, il giudice Juan Merchan ha prevedibilmente respinto la richiesta dell’ex presidente di posticipare il processo per i pagamenti in nero a due donne perché tacessero, durante la campagna per Usa 2016, sulle loro relazioni. L’inizio del processo è fissato a15 aprile e Trump chiedeva di attendere finché la Corte Suprema non si pronunci sulla sua pretesa d’immunità, che non si vede come possa intervenire per reati eventualmente compiuti prima che lui divenisse presidente.
E sempre a New York, è stata fissata al 22 aprile l’udienza, sollecitata dalla procuratrice generale Letitia James, per discutere l’idoneità e le capacità finanziarie della Knight Specialty Insurance Company di garantire la cauzione di 175 milioni per Trump nel processo civile per i beni gonfiati della Trump Organization.
Secondo James, la società californiana, posseduta da Don Hankey, un miliardario ‘pro Trump’, non ha neppure titolo per offrire una cauzione a New York: la compagnia o la difesa di Trump devono fornire chiarimenti entro 10 giorni. Amit Shah, chief executive del gruppo che controlla la Knight Specialty Insurance Company, ha detto alla Cbs di aver emesso l’obbligazione tramite la Excess Line Association di New York, un’organizzazione no-profit creata dallo Stato di New York che funge da facilitatore tra brokers e autorità regolatrici.
Usa 2024: No Labels non presenterà candidato per la Casa Bianca
Il gruppo centrista No Labels non presenterà un proprio candidato alla Casa Bianca a Usa 2024. Nancy Jacobson, fondatrice e responsabile di No Labels, ha comunicato ai suoi interlocutori che lunedì il gruppo annuncerà la rinuncia perché non è stato in grado di trovare un candidato credibile in grado di vincere le elezioni. I potenziali candidati contattati sono stati una trentina.
Un ticket alternativo moderato avrebbe potuto sottrarre consensi ai due principali sfidanti, specie al presidente Joe Biden, ma avrebbe anche ostacolato la conquista da parte di Donald Trump di voti fra gli indipendenti. La ricerca d’un candidato che potesse sfruttare l’insoddisfazione dell’elettorato per la rivincita tra Biden e Trump è costata a No Labels milioni di dollari.