USA2024
Usa 2024: – 18, Harris su Fox, “Non sono Biden”, Trump si attribuisce la fecondazione in vitro
Di Giampiero Gramaglia
Negli Usa, è stata la sera dell’intervista alla Fox di Kamala Harris. La candidata democratica giocava fuori casa: la Fox è la rete ‘all news’ conservatrice, amica del candidato repubblicano Donald Trump, anche se in modo meno spudorato che nel 2016 e nel 2020. Harris ha soprattutto cercato di distinguere una sua futura presidenza da quella attuale di Joe Biden: “Porterò – ha detto – le mie esperienze e le mie idee… Rappresento una nuova generazione di leader americani…”.
Harris ha anche attaccato il suo rivale, affermando che “gli americani sono pronti a voltare pagina” rispetto a Trump, che è “instabile” e che preoccupa molti che hanno lavorato con lui presidente e che lo definiscono ora “non adatto” alla Casa Bianca e “pericoloso”. Harris ha pure parlato di politica estera, del conflitto in Medio Oriente, dell’Ucraina e delle tensioni con la Cina: “Credo nella politica di una sola Cina e credo che Taiwan abbia diritto di difendersi”. La Fox ha accolto Harris con un suo sondaggio che, decisamente controcorrente, la dà in svantaggio nel voto popolare nazionale: 50% dei consensi per Trump, 48% per lei.
Trump/Harris, botta e risposta su aborto e fecondazione in vitro
E, nel pomeriggio, Fox aveva mandato in onda un evento elettorale con Trump in Georgia, centrato sui diritti delle donne. Trump vi si è definito “il padre della fecondazione in vitro“, affermazione che ha subito suscitato commenti critici e ironici. Non è chiaro che cosa l’ex presidente intendesse esattamente dire, ma il concetto è tornato più volte nelle sue risposte alle elettrici georgiane: “Siamo il partito della
fecondazione in vitro”.
Trump ha anche parlato di aborto: “Abbiamo riportato la questione agli Stati, che stanno legiferando in materia, alcuni anche in modo liberale”. Quando gli è stato fatto notare che molti Stati hanno invece imposto divieti o severissime limitazioni, il magnate ha detto: “Cambieranno”, senza fornire ulteriori indicazioni.
Harris, che colloca i diritti riproduttivi al centro della sua campagna, replica: “Trump si è definito ‘il padre della fecondazione in vitro’. Di che cosa sta parlando? I suoi divieti sull’aborto hanno già messo a repentaglio l’accesso alla procedura in diversi Stati e la sua agenda potrebbe porre del tutto fine alla fecondazione in vitro”, scrive la vice-presidente in un post su X.
Ipotesi pareggio fra i Grandi Elettori
Il Wall Street Journal prova a fare un pronostico su Usa 2024 non guardando al voto popolare, ma facendo la conta dei Grandi Elettori, che sono poi quelli determinanti. Il giornale mette a confronto le valutazioni di tre centri di analisi politica ‘nonpartisan’: Cook Political Report, Inside
Elections e Crystal Ball di Larry Sabato presso l’University of Virginia Center for Politics. Il sito
270towin.com fa di per sé la media di 16 sondaggi o previsioni.
Nell’esercizio del WSJ, Harris è in vantaggio su Trump nel computo dei Grandi Elettori, 225 sicuri a 218 – il sito 270towin.com dice 226 a 219 -, ma ha meno combinazioni possibili per raggiungere la vittoria, per la quale bisogna raggiungere la soglia fatidica di 270 elettori su 538, 93 dei quali sono quelli dei sette Stati in bilico. La vice-presidente ha 25 combinazioni vincenti, l’ex presidente 32, anche se non è proprio chiaro come queste ‘combinazioni’ siano contabilizzate.
E spunta anche la possibilità che finisca in parità, 269 a 269: succede se Harris vince in tutti gli Stati in bilico della Rust Belt, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, e Trump vince tutti gli altri e ottiene pure tutti i Grandi Elettori del Nebraska, uno dei quali dovrebbe invece andare a Harris – Nebraska e Maine sono gli unici Stati a distribuire proporzionalmente i Grandi Elettori -.
In caso di pareggio, il vincitore sarà scelto dalla prossima Camera, anche qui con una procedura non proprio semplice: ogni delegazione statale esprime un voto e bisogna averne almeno 26. C’è solo un precedente e risale al 1800, tra Thomas Jefferson e Aaron Burr.
I media ‘latinos’ danno invece spazio a un sondaggio fra gli elettori ispanici: Harris è ampiamente avanti nei sette Stati in bilico, 56% a 31%. Il 71% degli elettori ispanici afferma di volere andare alle urne, con la maggiore affluenza prevista in Michigan e Pennsylvania. Fra i tanti voti già espressi in Georgia, dove si vota da martedì – oggi si comincia in North Carolina -, c’è quello dell’ex presidente Jimmy Carter, che ha da poco compiuto cento anni e che ha votato per posta per Harris. L’ex presidente si era augurato di vivere abbastanza a lungo per votare Harris e contribuire alla sconfitta di Trump.
Sull’agenda di oggi, c’è un comizio del vice di Harris, il governatore del Minnesota Tim Walz che, a Durham, in North Carolina, sarà affiancato dall’ex presidente Bill Clinton. Lunedì prossimo, invece, a Madiscon, nel Wisconsin, Walz sarà ‘scortato’ da un altro ex presidente, Barack Obama, sempre in coincidenza con il primo giorno di ‘early voting’ in quello Stato.
Secondo Politico, lo staff di Trump, in vista del possibile ritorno alla Casa Bianca, sta già stilando una sorta di lista di proscrizione delle persone che non devono entrare nella Trump 2. Fra i cattivi, riferisce Politico, ci sono tutti coloro legati alla controversa piattaforma di destra Project 25, da cui Trump ha preso le distanze, ma anche tutti coloro che non sono stati fedeli all’ex presidente. L’esercizio è pilotato dal figlio maggiore del magnate, Donald Jr, che aveva già rivendicato il ruolo parlando con il WSJ.