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USA 2024: – 175, processo a Trump riprende, Manafort dentro o fuori campagna elettorale

13
Maggio 2024
Di Giampiero Gramaglia

Torna, nella corsa a USA 2024, un altro dei protagonisti: il processo in corso a New York a Donald Trump, infatti, riprende oggi, nell’attesa del principale testimone a carico, l’ex avvocato a tuttofare del magnate Michael Cohen, mentre fa discutere il ruolo che assumerà, o avrebbe dovuto assumere, Paul Manafort nella campagna dell’ex presidente candidato ‘in pectore’ del partito repubblicano alla Casa Bianca.

Nel processo, giunto alla quarta settimana, Trump è accusato di avere cercato con successo, ma usando mezzi illeciti, di impedire agli elettori l’accesso a informazioni per lui pregiudizievoli, all’epoca di Usa 2016. In un comizio nel fine settimana, l’ex presidente ha definito il giudice che presiede al processo, Juan M. Merchan, “corrotto e compromesso” e il procuratore di Manhattan Alvin Bragg, che gestisce l’accusa, “grasso”.

USA 2024: Manafort si chiama fuori, ma darà il suo contributo
Paul Manafort, l’ex manager della campagna di Trump nel 2016, condannato per frode fiscale, oltre che per illeciti rapporti con interlocutori stranieri, specie russi, e poi graziato dal suo ex boss quand’era presidente, ha intanto fatto un passo indietro e ha rinunciato a organizzare la convention repubblicana di luglio a Milwaukee.

Al New York Times, Manafort ha detto: “Come sostenitore di Trump e considerata la mia lunga esperienza nel gestire le convention presidenziali, stavo offrendo i miei consigli come volontario. Ma è chiaro che i media vogliono usarmi come arma di distrazione per cercare di danneggiare Trump e la sua campagna riciclando notizie vecchie. Non consentirò che questo accada. Per questo resterò nelle retrovie e sosterrò Trump in ogni modo che posso”.

L’ex manager della campagna del magnate nel 2016 era stato condannato a sette anni di carcere per frode fiscale e per il Russiagate. Ricevuto il perdono presidenziale, Manafort è tornato al suo lavoro di lobbista e consulente internazionale. Di recente ha iniziato a lavorare al lancio di una piattaforma stile Netflix per lo streaming e l’intrattenimento in Cina e ha dato consulenze a politici in Giappone e Corea del Sud.

Secondo il Washington Post, Trump intendeva riassumerlo e affidargli un ruolo di primo piano nell’organizzazione della convention di Milwaukee.

USA 2024: Trump, il valzer dei vice
Vice cercasi per Donald Trump: sui media, ne circolano di tutti i colori. Nei giorni scorsi, Axios ha persino scritto che il magnate sta considerando la possibilità di scegliere come sua vice l’ex rivale Nikki Haley, nonostante i rapporti fra i due restino freddi. Secondo le fonti di Axios, Trump potrebbe sceglierla se si convincerà che Haley può aiutarlo a vincere le elezioni riducendo le riserve dei conservatori moderati nei suoi confronti e dandogli una mano nella raccolta dei fondi. Ma Trump stesso, per quel che vale, ha stroncato la voce scrivendo sul suo social Truth: “Nikki Haley non è in considerazione per la vicepresidenza, ma le auguro il meglio”.

Secondo Politico.com, invece, salgono le quotazioni del governatore repubblicano del North Dakota Doug Burgum, uno dei primi aspiranti alla nomination ritiratosi dalla corsa. L’indiscrezione esce dall’evento che ha visto riuniti a Mar-a-lago in Florida, il primo week-end di maggio, alcuni potenziali vice.

La testata stessa ammette che può apparire strana l’ascesa di un bianco di uno Stato con soli tre voti elettorali che non sono mai andati a un democratico dai tempi di Lyndon Johnson. Ma Politico.com sottolinea che Burgum è un convinto sostenitore di Trump e gli fa da ‘surrogato’ in campagna, dimostrando competenza su esteri, energia ed economia. Inoltre è un ricco imprenditore e sta dando a Trump una mano nella raccolta fondi, dove il magnate arranca dietro al suo rivale Joe Biden.

Altre fonti, infine, sempre con riferimento all’evento di Mar-a-lago danno come favorito emergente il senatore repubblicano Marco Rubio, che riscuoterebbe consensi fra i finanziatori della campagna di Trump. L’imprenditore Vivek Ramaswamy porterebbe nel ticket suoi fondi personali, il senatore nero della South Carolina Tim Scott gli darebbe un elemento di diversità. E lo stesso farebbe una delle tanti aspiranti donne, fra cui ci sono Sarah Huckabee Sanders, governatrice dell’Arkansas, già portavoce di Trump alla Casa Bianca, Kristi Noem, governatrice del South Dakota, e Kari Lake, candidata al Senato in Arizona.