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Usa 2024: – 160, processo e dibattito, campagna a una svolta
Di Giampiero Gramaglia
Nel calendario politico degli Stati Uniti, di solito il Labor Day, il primo lunedì’ di settembre, segna l’avvio della fase decisiva della campagna elettorale. Ma quest’anno – osserva la Cnn – tutto avviene in anticipo e il Memorial Day, celebrato ieri nel ricordo dei caduti in guerra, assume un po’ lo stesso valore. Perché da oggi il processo a New York a Donald Trump entra nella fase finale; e perché i dibattiti presidenziali fra i due candidati dei maggiori partiti sono stati anticipati – il primo sarà il 27 giugno sulla Cnn -.
Nel processo a Trump, dopo le requisitorie dell’accusa e le arringhe della difesa, sarà la prima volta che una giuria si riunirà per decidere se un ex presidente è colpevole, o meno, di un reato penale. E poi, concluso il processo, l’attenzione sarà subito rivolta al dibattito, anticipato perché gli americani mostrano una crescente tendenza al voto anticipato e per posta; e perché Biden punta sul confronto per cambiare l’inerzia della corsa, che Trump guida nei sondaggi negli Stati chiave. L’obiettivo è fare emergere agli occhi degli elettori la personalità “rozza e anti-democratica” – parole della Cnn – del magnate candidato.
Un secondo dibattito presidenziale è stato già fissato a settembre sulla Abc. Trump ne vuole almeno un terzo, Biden nicchia. Sullo sfondo, aumenta il numero dei repubblicani ‘pro – Trump’ che evitano d’impegnarsi ad accettare l’esito del voto, a meno che non sia “corretto”, cioè a meno che non vinca il magnate, con il rischio che si ripeta uno scenario 2020 con l’appendice dell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Trump rende sempre più esplicita l’intenzione di utilizzare un suo eventuale secondo mandato per vendette personali e politiche, colpendo i suoi nemici politici, giudiziari e mediatici; e usa sempre più spesso un linguaggio che evoca quello dei dittatori degli Anni Trenta.
Usa 2024: Biden e la difesa della democrazia; Trump e la difesa di se stesso
Nel consueto discorso del Memorial Day al cimitero nazionale di Arlington, il presidente Biden ha ieri toccato i temi della libertà e della democrazia, facendo l’elogio di chi ha combattuto ed è caduto “per la nostra libertà e per la libertà altrui, perché la libertà non è mai garantita… Ogni generazione deve meritarsela, … difenderla nello scontro tra autocrazia e democrazia, … tra l’interesse di pochi e i diritti di molti … La nostra democrazia non è solo un sistema di governo: è lo spirito dell’America, … è perché noi siamo usciti da ogni sfida più forti di prima, uniti come Nazione…”.
Molta retorica, certo; ma anche una profonda antitesi con Donald Trump, che ha augurato un “felice Memorial Day a tutti” sul suo social Truth, ma che, nello stesso messaggio, ha rinvangato le sue vicende processuali personali, attaccando magistrati e testimoni, con l’atteggiamento che gli è consono da ‘marchese del Grillo’.
Si è anche appreso, da quanto riferisce il Washington Post, che Trump, incontrando a New York suoi potenziali donatori, molti dei quali ebrei, ha promesso di reprimere le proteste filo-palestinesi nei campus universitari se sarà rieletto: “Una cosa che farò è buttare fuori dal Paese ogni studente che protesta… Sapete, ci sono molti studenti stranieri… Non appena lo sapranno, si comporteranno bene”.
Le fonti del giornale erano presenti all’incontro. Quando uno dei donatori si è lamentato del fatto che molti docenti e studenti che protestano potrebbero un giorno avere posizioni di potere, Trump ha definito i manifestanti elementi di una “rivoluzione radicale” che ha promesso di sconfiggere: “Se mi fate eleggere, e dovreste davvero farlo, riporteremo indietro quel movimento di 25 o 30 anni”.
Usa 2024: i libertari hanno scelto il loro candidato
Solo alla settima votazione, il Partito libertario, a congresso a Washington nel lungo week-end Usa, ha scelto il suo candidato alla Casa Bianca: è Chase Oliver, un ex candidato al Senato in Georgia. Attivista politico, ex commerciale nel settore della ristorazione, 38 anni, apertamente gay, Oliver ha un passato da democratico e sostenne Barack Obama nel 2008, allontanandosi poi dal partito perché pacifista. E’ pro armi e pro choice sull’aborto e pensa che il libero mercato possa trovare soluzione al cambiamento climatico.
Bocciati alla prima votazione sia il candidato indipendente Robert F. Kennedy Jr, che ha ottenuto lo 2,07% delle preferenze, sia Donald Trump, proposto da un delegato ma escluso dalla competizione perché non si era formalmente candidato (lo hanno ugualmente votato sei delegati, meno dell’1%).
“Candidatemi o votatemi”, aveva chiesto il magnate alla convention libertaria, ricevendone fischi e contestazioni. Il Partito libertario, che in genere ha intorno all’1% dei suffragi a livello nazionale, teme di essere danneggiato dalla candidatura di Rfk jr, che potrebbe catalizzare il voto di protesta tradizionalmente libertario.