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Usa 2024: – 158, processo a Trump, giuria prosegue lavori, ‘cazzotti verbali’ con De Niro

30
Maggio 2024
Di Giampiero Gramaglia

La giuria del processo a Donald Trump riprende le sue deliberazioni oggi, alle 09.30 locali, cioè le 15.30 italiane, dopo essersi riunita ieri per la prima volta dalla tarda mattinata fino a metà pomeriggio. Si stima che il verdetto possa arrivare entro la fine della settimana.

I 12 giurati hanno un compito senza precedenti nella storia statunitense: devono pronunciarsi sulla colpevolezza, o meno, di un ex presidente in un processo per reati penali: 34 i capi d’imputazione che gli sono ascritti, per avere cercato – con successo, ma con metodi illeciti – di tenere celate agli elettori informazioni che potevano essergli pregiudiziali nella campagna per Usa 2016; e, in particolare, per avere comprato il silenzio della pornostar Stormy Daniels su una ‘notte di sesso’ nel 2006, falsificando i conti.

Durante la prima sessione in camera di consiglio, ieri, i giurati, sette uomini e cinque donne, hanno chiesto che fossero loro rilette alcune testimonianze e che fossero loro chiarite alcune delle raccomandazioni fatte dal giudice Juan M. Merchan. Il verdetto richiede l’unanimità; se i giurati non la raggiungano, c’è la possibilità di ripetere il processo.

Il magistrato li ha invitati a non prendere decisioni “basate su stereotipi o pregiudizi”, mettendo da parte “qualsiasi opinione personale abbiate a favore o contro l’imputato”, valutando solo i fatti e le prove. Merchan ha anche chiarito che non è loro competenza “speculare su questioni legate alla sentenza o alla punizione”, che sono di sua pertinenza.

Nel caso di condanna, Trump rischia una pena detentiva fino a quattro anni, ma, a giudizio della maggior parte degli esperti legali, è difficile che vada in carcere, perché è incensurato e potrebbe beneficiare di una sospensione della pena. In ogni caso, l’ex presidente non dovrà cominciare subito a scontare la pena, perché potrà sempre fare appello.

Il giudice ha inoltre insistito che un verdetto di colpevolezza serve andare “oltre ogni ragionevole dubbio”. E che Trump non può essere condannato solo in base alla testimonianza di Michael Cohen, (il suo ex avvocato e tuttofare, “perché per la legge lui è un complice”.

Dopo che la giuria s’era ritirata in camera di consiglio, l’ex presidente imputato ha ripreso, parlando con i giornalisti fuori dall’aula del tribunale, il suo match con Robert De Niro, che martedì, partecipando a una manifestazione organizzata dalla campagna di Joe Biden, aveva fra l’altro detto: “Trump è colpevole e deve andare in galera” e che, se tornasse alla Casa Bianca, per gli Stati Uniti “sarebbe finita”.

Tra il magnate e l’attore hanno ieri continuato a volare “cazzotti verbali”. Per Trump, De Niro è “uno scemo malridotto”. Nelle ultime 48 ore, il movimento Maga lo ha preso di mira e lui “ne ha preso una gran dose”.

Usa 2024: altri sviluppi giudiziari
La campagna elettorale per Usa 2024 pare, in questi giorni, una vicenda essenzialmente giudiziaria. Il giudice della Corte Suprema Samuel Alito non intende ricusarsi dai casi di fronte alla Corte che coinvolgono l’ex presidente Trump per le perplessità suscitate dall’avere esposto, nel giardino della sua casa in Virginia e anche fuori dalla casa al mare, bandiere di movimenti ‘Stop the Steal’, che contestano l’esito del voto del 2020. Alito ha di nuovo attribuito la responsabilità alla moglie, cui piace “esporre bandiere”: lui le avrebbe chiesto di ritirarle, ricevendo però inizialmente un rifiuto.

In Florida, la giudice distrettuale Aileen Cannon, che presiede il processo sui documenti sottratti dalla Casa Bianca e custoditi da Trump nella dimora di Mar-a-lago, ha respinto su base procedurali la richiesta dell’accusa di imporre un bavaglio alle dichiarazioni di Trump sul caso, tipo quello imposto dal giudice di New York Merchan.

Usa 2024: spese pubblicitarie concentrate su Stati in bilico
La spesa pubblicitaria è una cartina di tornasole della campagna elettorale per la Casa Bianca. Complessivamente, durante le elezioni presidenziali, sono stati finora spesi 72,1 milioni di dollari per pubblicità sui media – tv, radio, giornali e digitale -, secondo un’analisi di Npr condotta sui dati di AdImpact, che tiene traccia di tali costi.

Quasi il 70% di questa somma è stato utilizzato nei sette Stati chiave di Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin. La cifra più alta, 21,2 milioni, ossia quasi tre dollari su 10, è stata spesa in Pennsylvania.

La campagna di Joe Biden è quella che ha investito di più finora nella pubblicità elettorale, con 34,2 milioni. Maga Inc, un gruppo esterno che sostiene Donald Trump, è secondo con quasi 12 milioni. La campagna di Trump di per sé ha speso solo 70.521 dollari.

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