Hunter Biden è stato giudicato colpevole di tutti e tre i capi d’accusa ascrittigli per avere comprato nel 2018 e posseduto per 11 giorni una pistola Colt senza avere dichiarato, al momento dell’acquisto, la propria dipendenza dalla droga. Il padre di Hunter, il presidente Joe Biden, accetta il verdetto e “rispetta il procedimento giudiziario” e non intende concedere il perdono presidenziale al proprio figlio.
Hunter ora rischia una condanna fino a 25 anni di carcere e un’ammenda fino a 750 mila dollari, anche se, essendo incensurato, è improbabile che gli venga comminato il massimo della pena. Il padre presidente ha dichiarato che lui e sua moglie gli saranno sempre vicini “con il nostro amore e il nostro sostegno”. L’imputato condannato e i suoi legali stanno valutando se ricorrere in appello.
Il verdetto di ieri, pronunciato al secondo giorno di camera di consiglio, chiude un breve processo che ha esposto al pubblico in modo palese il dramma di famiglia dei Biden e che ha visto sfilare come testi d’accisa l’ex moglie di Hunter e sue ex fidanzate, fra cui la vedova di suo fratello Beau. La first lady Jill, che non è la madre di Hunter, è sempre stata presente fra il pubblico, a conferma del sostegno della famiglia.
Dopo la sentenza, il padre, fatto un intervento a un convegno a Washington contro le armi facili, è volato a Wilmington in Delaware, dove la famiglia risiede e dove s’è svolto il processo, per essere vicino al figlio.
Nel dibattimento, la difesa ha sostenuto che Hunter aveva completato un percorso di riabilitazione dalla droga prima di acquistare l’arma e che era rimasto ‘pulito’ per tutti gli 11 giorni in cui rimase in possesso della pistola, poi scoperta e gettata dall’allora moglie.
L’imputato aveva rinunciato a testimoniare a sua discarica. Un particolare che richiama il processo a Trump del mese scorso: pure l’ex presidente non aveva voluto essere chiamato a deporre, quando doveva difendersi dalle accuse di avere tentato, con successo, ma usando metodi illeciti, di impedire agli elettori di conoscere informazioni a lui pregiudizievoli, durante la campagna per Usa 2016.
Per Trump, che aveva sempre mostrato una certa comprensione per il dramma familiare dei Biden, avendo avuto un fratello morto per droga, il verdetto contro Hunter è una “distrazione dai veri reati della famiglia Biden, che ha rastrellato decine di milioni di dollari da Cina, Russia e Ucraina”. Secondo la campagna del magnate, le elezioni del 5 novembre metteranno fine “al regno di Biden sul suo impero criminale familiare”: “Non ci sarà mai più un Biden che venda l’accesso al governo per profitto personale”.
Usa 2024: anche Trump nei guai per una pistola in Florida
A proposito di pistole, nel colloquio virtuale di lunedì scorso con il giudice Juan M. Merchan, Trump ha ammesso di avere una pistola in Florida, il cui possesso ora, dopo la sua condanna, rischia di costituire un reato.
L’arma in questione è una di quelle elencate nella sua licenza, emessa a New York e sospesa, dopo la sua incriminazione a Manhattan l’anno scorso. Due delle pistole sono state consegnate alla polizia di New York il 31 marzo, la terza – sostengono i legali del magnate – “era stata legalmente trasferita in Florida”. Il punto è che la licenza dell’ex presidente da sospesa si appresta ad essere revocata e che, quindi, il possesso di una pistola anche nello Stato della sua residenza diventerà illegale.
La pistola non è per Trump l’unico guaio collaterale del processo di Manhattan. La procura statale del New Jersey sta valutando se la condanna subita lo renda non idoneo a detenere la licenza per i super-alcolici nei suoi tre campi da golf a Bedminster (dove il magnate e la sua famiglia trascorrono il periodo estivo).
La divisione per il controllo delle bevande alcoliche del New Jersey osserva che chiunque sia condannato per un crimine “che coinvolge turpitudine morale” non ha diritto al permesso; e spiega che “il termine ‘turpitudine morale’ denota un reato grave dal punto di vista sociale in generale e che di solito contiene elementi di disonestà, frode o depravazione”.
Usa 2024: Trump pensa alla leva obbligatoria
(ANSA) – Il servizio militare obbligatorio per fronteggiare la “crisi” del calo dei volontari: è un’idea che circola nell’entourage di Trump, appoggiata da alcuni repubblicani in Congresso. L’obbligo d’un servizio militare nazionale “dovrebbe essere fortemente considerato”, dice al Washington Post Christopher Miller, che era al Pentagono negli ultimi scampoli dell’Amministrazione Trump e che, in un secondo mandato, potrebbe avere un ruolo di primo piano. La leva obbligatoria dovrebbe essere considerata un “rito di passaggio” per creare un senso di “sacrificio condiviso” fra i giovani.