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USA 2024: – 136, gara fra paperoni a chi dona di più a Biden o a Trump

21
Giugno 2024
Di Giampiero Gramaglia

È fra i paperoni d’America a chi dona di più per la campagna USA 2024 a Joe Biden o a Donald Trump. E c’è pure chi, soprattutto le grandi imprese, è generoso con entrambi, così da garantirsi che – comunque vada – l’Amministrazione prossima ventura sarà ben disposta.

Il record della generosità, molto pelosa, spetta a Timothy Mellon, erede di una grande fortuna e, fino al 2022, presidente e socio di maggioranza di Pan Am Systems, una holding dei trasporti. Mellon ha donato 50 milioni di dollari a un’organizzazione pro Trump il giorno dopo la condanna dell’ex presidente nel processo per avere impedito, con metodi illegali, la diffusione di informazioni a lui potenzialmente nocive durante Usa 2016.

Il ‘regalo’ di Mellon ha avuto un impatto euforizzante immediato sulla campagna del magnate, i cui sostenitori di  ‘Make America Great Again’ hanno annunciato il lancio di un’iniziativa pubblicitaria da 100 milioni di dollari di qui a settembre.

Mellon è anche un cospicuo contribuente della campagna di Robert F. Kennedy Jr, che, però, lato finanze non se la passa bene: il potenziale ‘terzo incomodo’ di Usa 2024 ha raccolto a maggio ‘solo’ 2,6 milioni di dollari e a fine mese aveva in cassa 6,4 milioni. Ffiglio di Robert Kennedy e nipote del presidente John F. Kennedy, RFK jr non ha titoli per partecipare al dibattito televisivo programmato il 27 giugno fra Biden e Trump, non essendosi qualificato né per tasso di popolarità né per raccolta di fondi.

Un grande donatore di Biden è invece Mike Bloomberg, miliardario dell’informazione, nel 2016 rivale di Trump per la nomination repubblicana: ha contribuito con quasi 20 milioni di dollari alla campagna del presidente, scrivono Washington Post e Reuters citando fonti vicine alla vicenda.

Il contributo a Biden dell’ex sindaco di New York si articolà in 19 milioni di dollari a un gruppo indipendente pro-Biden, il Future Forward o Ff Pac e in oltre 900.000 dollari al Biden Victory Fund, una fusione della campagna del presidente e di comitati del Partito democratico.

I gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, ‘nemici’ da una vita di Mark Zuckerberg, hanno a loro volta donato due milioni di dollari a Trump, impegnandosi a votarlo perché è “pro-Bitcoin, pro-cripto, pro-business”. Il presidente Biden ha invece fama d’avere “apertamente dichiarato guerra al cripto”. I gemelli, che quasi venti anni fa accusarono Zuckerberg di avere loro rubato l’idea di Facebook, sono i fondatori della piattaforma di scambio di criptovalute Gemini.

E, infine, rumors a Wall Street suggeriscono che ci sarebbero Barron Trump e Martin Shkreli, noto come ‘Pharma Bros’ e condannato a sette anni di carcere, dietro al lancio della misteriosa moneta digitale DJT, il cui valore è di recente salito per le voci di un legame tra l’avventuriero finanziario e l’ultimo dei Trump – voci messe in giro dallo stesspo Shkreli, a quanto sembra -.

USA 2024: sondaggi in altalena, ma contano poco
Ancora sondaggi dall’affidabilità relativa, perché nazionali e perché fra di loro contradditori. L’ultimo rilevamento di Fox News dà Biden due punti avanti a Trump per la prima volta dall’ottobre scorso: Biden è al 50% e Trump al 48%: a favore del presidente, nelle ultime settimane, hanno giocato i dati economici, le iniziative sull’immigrazione, la condanna del rivale nel processo di New York. Rispetto al mese scorso, Biden ha guadagnato tre punti.

Invece, il New York Times, in base all’analisi di trenta sondaggi, osserva che la popolarità di Biden scende fra le donne che appaiono più preoccupate dall’inflazione che dall’aborto. Il calo fra le donne è parallelo a quello fra i neri e gli ispanici ed è elemento di preoccupazione per i democratici, perché questi tre gruppi hanno sempre avuto un ruolo chiave nel portare un liberal alla presidenza. Il giornale calcola che a tradire Biden siano soprattutto le donne afro-americane e ispaniche: dove c’è meno reddito, il costo del carrello della spesa è prioritario sui diritti e la democrazia.

Aileen Cannon, la giudice della Florida che gestisce il processo sui documenti riservati sottratti de Trump alla Casa Bianca e custoditi a Mar-a-Lago, era stata invitata da colleghi più esperti a fare un passo indietro per la sua evidente inesperienza, ma si rifiutò di farlo. Cannon è oggetto di molte critiche per la sua gestione del procedimento: ha lasciato spazio alle tattiche dilatorie della difesa e non ha ancora fissato la prima udienza. La giudice, nominata da Trump a fine mandato, ha spesso dato l’impressione di prendere tempo, sfruttando tutti i pretesti per rinviare l’inizio del dibattimento.