Suonano campane a morto per la candidata democratica Kamala Harris nei titoli e negli articoli di New York Times e Cnn. “Mentre Harris fa la corte – senza successo – ai repubblicani, i progressisti sono sempre più preoccupati”, scrive il quotidiano; e, intanto, il candidato repubblicano Donald Trump fa balenare ai suoi elettori “tagli delle tasse definitivi”. La tv ‘all news’ progressista spiega perché Harris potrebbe avere “un compito impossibile”, dovendo fronteggiare “il più ostile” – e ostico – “candidato dei tempi moderni”.
Dopo avere messo in fila i temi che favoriscono Trump, l’inflazione, l’immigrazione e la mancanza di discontinuità tra la vice Harris e il presidente Joe Biden, la Cnn chiude così il suo commento: “I sostenitori di Harris vanno su tutte le furie quando sentono discorsi del genere. Dopo tutto, il suo rivale è un criminale condannato, è stato sottoposto per due volte a procedimenti di impeachment, mente ogni volta che apre bocca e cercò di rubare le elezioni del 2020. Ma la politica non è ‘fair’, non è corretta”.
Alle analisi dei media, fanno eco le parole di Trump in un’intervista con il conduttore radiofonico conservatore Hugh Hewitt. Il presidente cinese Xi Jinping tratterebbe Kamala “like a baby” (come una bambina), se fosse eletta alla Casa Bianca: “Le porterebbe via in fretta tutte le caramella… Lei non avrebbe idea di cosa succede… Sarebbe come un gran maestro di scacchi che gioca con una principiante”.
Nello stesso podcast, Trump dice che, appena eletto, licenzierà subito – “in due secondi” è l’espressione letterale – Jack Smith, il procuratore speciale che ha istruito i casi federali contro di lui per la sommossa del 6 gennaio 2021 e per i documenti sottratti alla Casa Bianca. In realtà, non può, o non potrebbe, farlo: eventualmente, lo dovrà fare per lui il ministro della Giustizia che avrà scelto.
Usa 2024: il sondaggio del WSJ e la lettera dei Nobel
A peggiorare il quadro per i democratici, c’è un sondaggio del Wall Street Journal, nel quale Trump torna davanti a Harris a livello nazionale. Il rilevamento, che tiene anche conto degli altri candidati, dà Trump al 47% e Harris al 45%, mentre in agosto Harris era in vantaggio di 2 punti (siamo sempre nei margini d’errore). Sembra che, con il passare delle settimane, gli elettori acquisiscano una visione più positiva del programma e delle prestazioni del magnate e una più negativa di quella della vice-presidente. (1)
Per Harris, una cattiva notizia viene pure dal magnate ritenuto progressista Warren Buffett, che fa sapere di non appoggiare nessun candidato alla Casa Bianca, smorzando le speranze dei democratici che volevano un sostegno a Harris come in passato lo ebbero Hillary Clinton e Barack Obama.
Le cattive notizie non sono bilanciate dal fatto che un’ottantina di Premi Nobel statunitensi per la fisica, la chimica, la medicina e l’economia hanno firmato una lettera aperta di appoggio a Harris pubblicata sul NYT, denunciando le posizioni “anti-scienza” e “anti-Università” di Trump. (2)
USA 2024: punture di spillo fra i media e l”agente arancione’ di Spike Lee
La Cnn sostiene che la Fox ha tagliato molti dei commenti sconclusionati e delle false affermazioni di Trump fatte nella visita “a sorpresa” ad un barbiere nel Bronx, a New York, durante la quale l’ex presidente ha risposto a domande e ha chiacchierato con clienti e dipendenti neri e ispanici.
L’emittente di Atlanta ha scoperto l’editing esaminando un video più completo dell’evento caricato su Instagram il giorno stesso della comparsata e confrontandolo con le immagini mostrate su “Fox & Friends”.
Tutto ciò mentre Trump accusa la Cbs di avere modificato l’intervista di Harris a ’60 Minutes’, specie un commento sui rapporti tra Usa e Israele, e chiede la diffusione del transcript integrale.
Ieri sera, c’è stato un comizio ‘monstre’ di Harris a Clarkston in Georgia, nei pressi di Atlanta, dove c’erano Barak Obama, Bruce Springsteen, Spike Lee e altre icone del mondo dello spettacolo Usa.
Harris e Obama hanno evocato lo spirito “Yes, we can” di Usa 2008, Lee ha messo in guardia dagli inganni dell’ “agente arancione” Donald Trump: un gioco di parole tra il colore dei capelli di Trump e il nome in codice dato dall’esercito statunitense a un defoliante che fu ampiamente irrorato su tutto il Vietnam del Sud, tra il 1961 e il 1971, durante la Guerra del Vietnam, con effetti devastanti.
- Dopo un avvertimento del Dipartimento della Giustizia Usa, Elon Musk ha ieri sospeso, momentaneamente, la lotteria da un milione di dollari riservata agli elettori degli Stati in bilico non ancora registrati. Il miliardario ha promesso un milione di dollari a una persona al giorno estratta a sorte fra i firmatari di una petizione ‘pro Trump’, purché si registrino per votare. Un’operazione che, secondo il Dipartimento, rischia di violare la legge federale che vieta di pagare qualcuno per votare o registrarsi. Finora il patron di Tesla se l’era cavata sostenendo che firmare la petizione non richiede alcuna appartenenza partitica specifica e quindi, tecnicamente, il milione di dollari non viene donato per votare il magnate. Ma, evidentemente, almeno per ora l’avvertimento del governo ha messo in allerta Musk.
- ANSA – Il sondaggio del WSJ suggerisce che una raffica di pubblicità negativa nella campagna e le performances dei candidati hanno minato alcune delle impressioni positive di Harris che gli elettori avevano sviluppato dopo che aveva sostituito Biden come candidata alla Casa Bianca. Rispetto ad agosto, le opinioni su Harris sono diventate più negative: adesso, le sfavorevoli superano di 8 punti le favorevoli, 53% contro 45%. Inoltre, gli elettori danno a Kamala una valutazione peggiore come vice-presidente: il 42% approva e il 54% disapprova la sua performance. Al contrario, le opinioni su Trump sono diventate più rosee: gli elettori ricordano il suo periodo da presidente in modo più positivo che in qualsiasi altro momento di questo ciclo elettorale, con il 52% che approva e il 48% che disapprova la sua performance in carica.
- ANSA – I premi Nobel avvertono: “Siamo davanti all’elezione con il più grande impatto sul futuro della scienza e degli Stati Uniti”. I firmatari elogiano Harris per aver capito come “gli enormi aumenti negli standard e nella durata della vita negli ultimi due secoli sono dovuti in larga misura ai progressi nella scienza e nella tecnologia”, mentreTrump, se eletto, “metterebbe in pericolo qualsiasi avanzamento dei nostri standard di vita, rallenterebbe i progressi della scienza e della tecnologia e impedirebbe la nostra risposta al cambiamenti climatico”. Hanno aderito al testo messo a punto dall’economista Joseph Stiglitz, tra gli altri, Gary Ruvkun, David Baker, John Hopfield e Daron Acemoglu, vincitori quest’anno dei Nobel rispettivamente per la medicina, la chimica, la fisica e l’economia. Stiglitz, professore a Columbia e premio Nobel nel 2001, ha spiegato di esser stato spinto a questa iniziativa dagli “enormi tagli nei bilanci della scienza” proposti durante la presidenza Trump e dall’atteggiamento dell’ex presidente che, a suo avviso, è “anti-scienza’ e “anti-universita’”.