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Usa 2023: – 156, dopo condanna, ira Trump “Stato fascista”; Biden: “minaccia democrazia”

01
Giugno 2024
Di Giampiero Gramaglia

Dopo la condanna piena, colpevole di tutti e 34 i capi d’accusa, per Donald Trump venne il giorno dell’ira: “Viviamo in uno Stato fascista”, ha detto il magnate ex presidente, che non si sa bene che significato dia alla parola, parlando alla Trump Tower, davanti a una folla di sostenitori venuti – o convocati – ad ascoltarlo dopo avere postato sui social valanghe di insulti e minacce ai magistrati e agli inquirenti, ai testi e all’universo mondo democratico anti-Trump, dalla politica allo show-bizz.

Trump ha parlato nella tarda mattina di New York. Un fiume in piena, “Continueremo a combattere e renderemo l’America di nuovo grande”, ha detto, rilanciando lo il suo slogan feticcio ‘Maga’ e dipingendo un’America in declino e in crisi. E ancora; un po’ alla rinfusa: “Il giorno più importante della storia sarà il 5 novembre”, cioè l’Election Day; “lotterò per difendere la nostra Costituzione”; “Processo inizio orchestrato da Joe Biden”, il presidente democratico suo rivale a Usa 2024; “Vogliono distruggere il nostro Paese”; “Faremo appello contro il verdetto”: “Il giudice sembrava un angelo, ma era un diavolo”; “Avrei voluto testimoniare, ma era rischioso” – nessuno glielo ha mai impedito, tranne forse i suoi legali -.

Nel fiume di parole del magnate ex presidente, non una sola che infici le ragioni della condanna, che sollevi un’ombra di dubbio sui reati di cui è stato riconosciuto colpevole. Ma questo è Trump: vero è quello che lui dice. I suoi fan ci credono; e i politici schierati al suo fianco, per convinzione o per calcolo, stanno al gioco. Uno per tutti: lo speaker repubblicano della Camera Mike Johnson dice alla Fox: “Credo che la Corte Suprema dovrebbe intervenire – non si capisce su cosa e perché -… Penso che metteranno le cose a posto, ma ci vorrà un po’ di tempo… Conosco personalmente molti di loro, penso siano profondamente preoccupati” per la fiducia nel sistema giudiziario Usa.

Dopo il discorso alla Trump Tower, Trump s’è preso una pausa di distensione e riflessione nel suo golf club in New Jersey, dove valutare con i suoi legali le prossime mosse. Alla Trump Tower, ieri, c’erano pure due ‘grandi assenti’ nell’aula del tribunale di New York, dove Trump è stato giudicato per avere cercato, con successo, ma usando metodi illegali, di tenere celate agli elettori informazioni a lui pregiudizievoli durante la campagna presidenziale per Usa 2016: la moglie Melania e la figlia prediletta Ivanka, che ha anche postato un ‘Ti voglio bene, Papà’.

La campagna di Trump afferma di avere raccolto donazioni per 53 milioni di dollari nelle 24 ore dopo l verdetto di colpevolezza: se i dati sono corretti, una raccolta record realizzata – si rileva – grazie ai piccoli donatori, poveri diavoli in soccorso del ‘povero magnate’.

Usa 2024: Biden replica a Trump, “è una minaccia per la democrazia”
Il presidente Biden, che ha dedicato buona parte della sua giornata a cercare uno sbocco alla guerra tra Israele e Hamas, ha replicato a Trump su X e in conferenza stampa. Sul social, ha scritto che “Trump minaccia la democrazia e mette in questione il nostro sistema giudiziario”; e ha voce ha spiegato che “dire che un processo è truccato, quando non ci piace il verdetto è pericoloso” – sarebbero truccati tutti i processi che non si chiudono con un’assoluzione -.

Invece, “Quello che è successo a New York dimostra che nessuno è al di sopra della legge”: “Trump è stato trovato colpevole per tutti e 34 i capi d’imputazione e adesso può fare appello come qualunque altro cittadino”.

Al giornalista della Fox che gli chiedeva se fosse preoccupato per la sua incolumità, come l’attore Robert De Niro, protagonista in settimana di un ‘flash mob’ anti-trumpiano, o se temesse d’essere un giorno trascinato in giudizio a sua volta, Biden ha così risposto: “Non sono preoccupato… Non ho fatto nulla di sbagliato… Il sistema funziona”. E ha poi respinto le accuse di Trump che lui manipoli tutto dietro le quinte: “Non sapevo di essere così potente”.

La Cnn ha anche raccolto il commento alla sentenza di Michael Cohen, l’ex avvocato e tuttofare, e pure paraninfo, di Trump, teste d’accusa nel processo: “Ritengo il verdetto … giusto. Il fatto è che siamo negli Stati Uniti …, non stiamo parlando di Noriega …”. Cohen, che si ritiene “il narratore della storia”, vorrebbe che Trump “provasse” quello che lui ha provato in carcere, ma non crede che lo farà.

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