Cronache USA

Ucraina: nei giorni della verità, Trump si loda, Witkoff imbroda Putin e schernisce gli europei

24
Marzo 2025
Di Giampiero Gramaglia

Nelle ore cruciali delle trattative asimmetriche in Arabia saudita tra Usa, Ucraina e Russia, alla ricerca di una tregua nella guerra che va avanti da oltre tre anni, l’Amministrazione Usa non è mai stata così accomodante con la Russia – e così ulcerante con i suoi alleati -. Ci sono le dichiarazioni del presidente, che, parlando con un sito sportivo, Outkick, tesse soprattutto le lodi di se stesso: “Ho un buon rapporto con Putin e Zelensky… Nessun altro, a parte me, è in grado di fermare la guerra in Ucraina”.

Donald Trump è convinto che se fosse un presidente democratico riceverebbe il Nobel, dopo un accordo di pace in Ucraina. “Obama – dice – l’ha ottenuto senza motivo…, non ha fatto niente”; e recrimina di non aver ottenuto il riconoscimento in passato “per tre o quattro cose, tra cui gli accordi di Abramo”. 

Il suo negoziatore Steve Witkoff, parlando con Tucker Carlson, giornalista troppo trumpiano anche per la Fox, riempie di complimenti il presidente russo Vladimir Putin, che “è molto intelligente, non è una persona cattiva e non vuole conquistare tutto il Vecchio Continente”, dove lo scenario è “molto diverso da quello della Seconda guerra mondiale” e dove l’Ucraina è “un falso Paese”.

Un linguaggio che allarma Kiev, i cui negoziatori, dopo il round di colloqui di domenica, fanno buon viso a cattivo gioco – del resto, loro di carte in mano ne hanno poche -. Oggi, tocca ai russi parlare con gli americani.

“La discussione è stata produttiva e mirata: abbiamo affrontato punti chiave, tra cui l’energia e le infrastrutture”, scrive su X il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov, che è a Riad nella delegazione ucraina. “Il nostro obiettivo… è garantire una pace giusta e duratura per il nostro Paese e per il nostro popolo e, per estensione, per tutta l’Europa. Stiamo lavorando per renderlo una realtà”. 

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky da Kiev chiosa: “Bisogna spingere Putin a fermare i raid aerei e a bloccare l’invasione… Chi ha scatenato questa guerra deve cancellarla”.

Trump, con Outkick, la mette sull’umanitario: “Voglio impedire che muoiano altri soldati, anche se non sono americani, perché tutto questo può portare alla terza guerra mondiale”.

E gli europei, in tutto ciò? Witkoff ne parla con Carlson in modo quasi sprezzante. La forza di pace internazionale che il premier britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron cercano di mettere insieme “è una posa, un atteggiamento”, è il frutto d’una visione “semplicistica”: “In Europa tutti si atteggiano a Winston Churchill”. Quanto alla corte di Zelensky, è segnata: “In Ucraina, ci saranno nuove elezioni”.

Con queste premesse, i negoziati in Arabia saudita vanno avanti: a colloquio cogli americani, ieri gli ucraini, oggi i russi. In attesa di vedere le carte della Cina, che, dicono fonti tedesche, sta valutando se aderire ai ‘volenterosi’ di Starmer e Macron – chiedere a Witkoff se anche Xi Jinping s’atteggia a Churchill -.

Giovedì a Parigi ci sarà una nuova riunione, presente fra gli altri Giorgia Meloni, in vista della quale “i diplomatici di Pechino a Bruxelles hanno sondando il terreno” per capire se l’Ue auspichi “un coinvolgimento cinese”. “L’inclusione della Cina – dicono fonti Ue – potrebbe aumentare le possibilità che Mosca accetti la presenza di truppe” di peacekeeping sul territorio ucraino.

Nel fine settimana, Zelensky ha visitato le truppe a Pokrovsk, città del Donetsk da mesi sotto attacco delle forze russe, mentre gli attacchi aerei notturni sono proseguiti su Odessa e altre città ucraine con vittime anche civili.

Medio Oriente: Gaza, oltre 50 mila vittime; Libano sotto attacco
I discorsi di tregua paiono invece sepolti in Medio Oriente: nella Striscia di Gaza, il numero delle vittime palestinesi dall’inizio della guerra fra Israele e Hamas ha superato le 50 mila, con 113 mila feriti, nella stragrande maggioranza civili, bambini, donne, anziani. Il conflitto venne innescato dai raid terroristici di Hamas e di altre sigle palestinesi in territorio israeliano che, il 7 ottobre 2023, fecero circa 1200 vittime e oltre 250 ostaggi, una cinquantina dei quali non sono stati ancora restituiti alle loro famiglie.

Ripresa dopo una tregua di due mesi, la guerra, nel fine settimana, ha avuto una fiammata anche in Libano: le milizie sciite filo-iraniane di Hezbollah hanno sparato tre razzi contro Israele, tutti intercettati; e Israele ha risposto bombardando decine di postazioni di Hezbollah e facendo vittime. La situazione tra il sud del Libano e il nord di Israele resta fragile e instabile.

L’aviazione israeliana ha pure bombardato vari obiettivi in Siria, fra cui l’aeroporto militare di Palmira – 12 i militari uccisi – e i dintorni della città di Najha, nei pressi di Damasco.