Cronache USA
Ucraina, Iran, dazi, tre dronti negoziali aperti; e le controversie giudiziarie
Di Giampiero Gramaglia
Tre i negoziati sull’agenda del presidente Trump in questo week-end, che trascorrerà a Mar-a-lago, in Florida, per lo più giocando a golf: l’inviato speciale per l’Ucraina Steve Witkoff ha incontrato, per quattro ore, a San Pietroburgo, il presidente russo Vladimir Putin, cercando di stringere i tempi di una tregua; oggi, iniziano in Oman colloqui ad alto livello Usa – Iran, con l’obiettivo di evitare che Teheran si doti dell’atomica; e, fronte dazi, ci sono trattative commerciali aperte, ma le tensioni restano alte specie con la Cina.
Sull’AirForceOne che lo portava da Washington in Florida, il presidente Usa Donald Trump, che ieri s’è sottoposto a un check-up di routine, i cui risultati saranno pubblicati domani, ha rilasciato una raffica di dichiarazioni: ha detto di avere risposto bene a tutti i quesiti del test cognitivo, è stato ottimista sulle relazioni con la Cina (“Ho sempre avuto un ottimo rapporto con il presidente cinese Xi Jinping”), ha ventilato l’ipotesi di una riduzione del dazio universale del 10% su tutto l’import degli Stati Uniti.
Sul fronte dei dazi, un sondaggio condotto dal Washington Post indica che gli operai manifatturieri che il 5 novembre votarono in maggioranza per Trump sono ora contrari alla guerra commerciale e temono che essa li danneggi. Nell’imminenza dell’entrata in vigore dei super-dazi incrociati cinesi sull’import dagli Usa (125%) e americani sull’import dalla Cina (145%), i media prodigano consigli su quali prodotti sia meglio comprare subito, oggi stesso, prima che i loro prezzi aumentino.
Quanto all’Ucraina, i media riferiscono che Witkoff avrebbe prospettato a Putin ulteriori sanzioni, se una tregua non sarà raggiunta entro aprile.
Migranti, controversie giudiziarie
I titoli dei media sono molto diversificati questa mattina negli Usa: i dazi non monopolizzano più l’attenzione, come era accaduto per tutta la settimana, ma vengono in primo piano, in particolare, due controversie giudiziarie riguardanti l’immigrazione.
Una riguarda il cittadino salvadoregno, che godeva di asilo negli Stati Uniti, deportato per errore, con centinaia di migranti venezuelani presunti appartenenti a una gang malavitosa, in El Salvador ed ora lì detenuto dal regime cui voleva sottrarsi. L’Amministrazione statunitense riconosce l’errore, ma dice di non poterci fare più niente; i giudici e ora pure la Corte Suprema le ingiungono di farlo ritornare e, comunque, di tenerli al corrente dei passi fatti. Cosa che l’Amministrazione non fa, aprendo un contenzioso giudiziario di particolare spessore.
L’altro riguarda Mahmoud Khalil, studente palestinese della Columbia University con carta verde, che è un passo prima della cittadinanza statunitense, che l’Amministrazione ha privato del titolo e vuole espellere perché il suo attivismo filo-palestinese “è una minaccia per la politica estera Usa” – una decisione che s’inserisce nella repressione delle manifestazioni pro-palestinesi -.
C’è stata ieri una sentenza in Louisiana che avalla l’espulsione, ma l’iter giudiziario appare ancora lungo e controverso e destinato a finire alla Corte Suprema. Khalil è attualmente detenuto dopo essere stato arrestato a marzo nel suo alloggio de New York. Un giudice federale del New Jersey ha già bloccato in via provvisoria la sua deportazione.
Sempre ieri, un giudice federale ha respinto la richiesta di bloccare operazioni anti-migranti fatte nelle chiese e nei luoghi di culto in genere, respingendo un ricorso di organizzazioni religiose che, recita la sentenza, non hanno dimostrato di avere subito pregiudizio dalle azioni delle forze dell’ordine.
Rimossa la comandante della base in Groenlandia
La comandante della base della U.S, Space Force il Groenlandia, colonnello Susan Meyers, è stata rimossa dall’incarico perché, dopo la visita alla base di Pituffik il mese scorso del vice-presidente JD Vance e di una delegazione di alti funzionari, aveva mandato una mail ai suoi uomini in dissenso con la linea dell’Amministrazione Trump 2, che mira all’annessione dell’isola, territorio danese.
Il colonnello Meyers è solo uno dei tanti comandanti militari fin qui ‘epurati’ dal Trump 2.
