Cronache USA

Trump 2: verso dazi reciproci con tutti i partner, avanti con piani di pace per Medio Oriente e Ucraina

14
Febbraio 2025
Di Giampiero Gramaglia

Donald Trump ha firmato un piano per imporre dazi reciproci a tutti i partner commerciali degli Usa che impongono a loro volta dazi sui prodotti americani: i dazi reciproci sono una risposta a quelli che Trump definisce «comportamenti scorretti» da parte di altri Paesi e potrebbero entrare in vigore nelle prossime settimane o nei prossimi mesi. Nel riferire l’annuncio, l’Ap commenta: «La mossa può innescare un vasto confronto economico con alleati e rivali… Trump si ripromette di eliminare ogni squilibrio commerciale…». Il presidente, in conferenza stampa con il premier indiano Narendra Modi, ha ripetuto che l’Unione europea tratta gli Stati Uniti «molto male».

Secondo Politico, l’Europa non ha un piano per affrontare «il nuovo disordine mondiale» di Trump e, al ciclone rappresentato dal magnate presidente, oppone «un misto di paura e di negazione», come se si rifiutasse di credere che le cose che vede e che sente sono vere. Il Washington Post giudica l’Europa incerta «tra il bastone e la carota», nel decidere come rispondere a Trump. Ancora Politico è più duro: «L’Europa è assente ingiustificata, mentre Trump toglie il tappeto sotto i piedi all’Ucraina».

Proprio sul fronte dei piani di pace per il Medio Oriente e l’Ucraina, Trump annuncia contatti diretti tra Usa e Russia a Monaco di Baviera, dove inizia il simposio sulla sicurezza, e in Arabia Saudita; esprime la speranza che la Cina possa contribuire a mettere fine alla guerra in Ucraina; e si augura che Cina, Russia e India vadano d’accordo. In un’analisi fortemente critica, il Washington Post scrive che Trump vede «i palestinesi e gli ucraini come degli ostacoli» alle sue paci.

Trump 2: licenziamenti, ricorsi, dimissioni Sul fronte interno, c’è il consueto stillicidio di licenziamenti di dipendenti pubblici e di chiusure d’agenzie o di rami di esse, per ridurre l’apparato amministrativo e, quindi, i costi erariali, mentre, scrive la Cnn, gli americani stanno letteralmente «affogando nei debiti», specie per pagare auto e carte di credito, «in una misura che non si vedeva dai tempi della Grande Recessione del 2008/’09».

Il Washington Post segnala «l’avvio dei licenziamenti di massa» voluti da Elon Musk, che deve rendere più efficiente l’apparato statale, e rivela che i responsabili di Dipartimenti e Agenzie sono stati invitati, con messaggi audio o video, a licenziare tutto il personale in prova. Sarebbero circa 200 mila le persone potenzialmente coinvolte, ma sono previste eccezioni per le forze di polizia e gli addetti alla sicurezza.

Vanno sempre avanti le purghe dei funzionari considerati ostili alla nuova Amministrazione e accantonamenti o licenziamenti di quelli incaricati di fare rispettare le regole e degli ispettori.

Ed è di nuovo sul tavolo l’offerta ai dipendenti pubblici di lasciare il lavoro immediatamente, continuando, però, a essere pagati fino a settembre. Non è chiaro quanti l’abbiano già accettata o intendano farlo e non è neppure chiaro come saranno coperti i vuoti che verranno così a crearsi, sostanzialmente in modo imprevedibile, negli uffici federali.

Alber Phillips, sul Washington Post, si chiede «che cosa Musk stia facendo», anche se, in realtà, tutto mi pare abbastanza chiaro: ridurre l’apparato pubblico ed eliminare il più possibile regole e controlli. Musk sostiene di avere scoperto «grandi frodi» nell’Amministrazione federale, ma non sostanzia con prove l’affermazione.

D’altro canto, vi sono gli interventi di giudici che bloccano, magari provvisoriamente, gli effetti degli ordini di Trump: un giudice impone di sbloccare gli aiuti ai Paesi stranieri ‘congelati’, un altro di riprendere le cure per il cambiamento di sesso in corso ai minori. Ordinanze soggette ad appello e, comunque, temporanee, in attesa di valutare nel merito le questioni sollevate da Stati, enti locali, organizzazioni umanitarie o singoli individui.

Ci sono anche magistrati che si dimettono per non eseguire gli ordini dell’Amministrazione con cui non sono d’accordo: Danielle Sassoon, procuratore federale di Manhattan, e due suoi collaboratori lasciano l’incarico per non archiviare l’inchiesta per corruzione contro il sindaco della Grande Mela Eric Adams, come loro ordinato dal Dipartimento della Giustizia.

Trump 2: Kennedy jr, un ‘no vax’, confermato alla Sanità Robert F. Kennedy jr, un ‘no vax’ dichiarato, anche se – di recente – dissimulato, è stato confermato alla Sanità dal Senato, con un rigido voto partitico, i repubblicani a favore, i democratici contro. Solo un solo senatore repubblicano, il veterano Mitch McConnell, quasi 83 anni, ormai a fine corsa, gli ha votato contro.

Sul New York Times, Frank Bruni denuncia «quei codardi del Senato che si piegano a Trump», avallando nomine di candidati inadeguati o fuori posto. RFK jr era stato candidato alla presidenza contro Trump, prima di barattare il suo sostegno al candidato repubblicano con un posto, ora ottenuto, nella futura Amministrazione: è scettico sull’efficacia di vaccini ed è portatore di altre idee non in linea con la scienza medica.

Il nipote del presidente John F. Kennedy, ‘ripudiato’ dalla famiglia, tradizionalmente democratica, controllerà 1.700 miliardi di dollari di spesa federale. La sua nomina, contestata da medici ed esperti, è invece sostenuta da quanti condividono il suo piano per ‘Make America Healthy Again’, combattendo l’obesità infantile e le malattie croniche.

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