Cronache USA

Trump-Meloni: dopo le parole dolci, appuntamento a Roma

17
Aprile 2025
Di Giampiero Gramaglia

Parole dolci, titolava questa mattina Politico.com sull’incontro a Washington tra il presidente Usa, Donald Trump e la premier italiana, Giorgia Meloni. E parole dolci sono state: un incontro latte e miele, forse persino al di là delle speranze di Meloni, che riceve un sacco di complimenti senza neppure doverne fare troppi in cambio; e che non viene presa a male parole neppure quando dice, rispondendo in italiano a una domanda italiana, che l’Ucraina è il Paese aggredito e che la Russia è l’aggressore. Trump si fa tradurre in inglese quanto da lei detto; poi non la rimbecca, ma anzi le va in scia, pur ribandendo la sua diffidenza nei confronti del presidente ucraino Volodymyr Zeklensky: giovedì prossimo, sarà firmato l’accordo sui minerali con l’Ucraina; e presto arriveranno da Mosca notizie.

Risultati concreti pochi, ma non c’era da aspettarseli. Meloni invita in Italia Trump, che accetta e non esclude che il viaggio possa essere l’occasione per incontrare i vertici dell’Ue – potrebbe accadere a maggio e, se il vertice Ue-Usa si facesse a Roma, sarebbe la consacrazione di un ruolo dell’Italia come ponte tra Ue e Usa -.

Meloni annuncia che l’Italia porterà le spese per la difesa al 2% del Pil – impegno preso da tempo in sede Nato, ma sempre disatteso – e dice che il traguardo sarà ufficializzato al prossimo vertice della Nato, il 24 e 25 giugno all’Aia. Trump, su questo punto, non si lascia troppo impressionare e chiosa che “le spese per la difesa non sono mai abbastanza”, senza però rilanciare.

Trump-Meloni: tre ruoli per una missione
Ieri sera, Giorgia Meloni era atterrata negli Stati Uniti nel triplice ruolo di premier italiana, esploratrice europea e quinta colonna trumpiana, vista l’affinità politica con il magnate presidente. Meloni è stata la prima leader di un Paese Ue a vedere Trump dopo il ‘Liberation Day’ del 2 aprile con la dichiarazione di guerra dei dazi planetaria sui dazi e dopo la successiva tregua erga omnes (Cina esclusa) del 9 aprile. E ha portato con sé una piccola dote: 10 miliardi di dollari di investimenti d’imprese italiane negli Usa.  

A sottolineare il rilievo dell’Italia nella geografia politica trumpiana, c’è la visita in Italia da domani a domenica del vice-presidente JD Vance, accanto a Trump nello Studio Ovale durante l’incontro con Meloni allargato ai giornalisti: Vance vivrà i tre giorni italiani tra politica e turismo, sarà ospite a Palazzo Chigi e vedrà in Vaticano il segretario di Stato, cardinal Parolin, in una capitale blindata.

L’incontro tra Trump e Meloni ha avuto tre fasi: un colloquio di lavoro, un quick lunch e, infine, una chiacchierata con i giornalisti nello Studio Ovale. Le domande sono state indirizzate soprattutto a Trump su ogni fronte, i migranti, l’inflazione, le guerre: le risposte non hanno fornito notizie, ma solo state per Trump l’occasione per ripetere che tutto va bene, anzi nel migliore dei modi possibile, da quando lui è presidente; e tutto andrebbe ancora meglio se il presidente della Federal Reserve Jerome Powelll – tra parentesi, nominato da lui – abbassasse il costo del denaro, come ha fatto proprio oggi la Bce.

Di Meloni, Trump dice che “è una persona eccezionale”: “Mi piace molto… È uno dei veri leader di questo Mondo… È un premier eccezionale e sta facendo in Italia un lavoro eccezionale”. Quanto al negoziato commerciale con l’Unione europea, partito martedì non proprio in fanfara, afferma di essere sicuro che “faremo un accordo commerciale equo con l’Ue. E con la Cina prospetta allo stesso modo “un buon accordo”, anche se – aggiunge – “non ho fretta”.

Meloni, dal canto suo, dice: “Credo che si debba parlare con franchezza dei bisogni che ciascuno ha e incontrarsi a metà strada… Sono sicura che possiamo raggiungere un’intesa, entrambi possiamo uscirne dal negoziato più forti e possiamo rafforzare entrambe le sponde dell’Atlantico”. Sulle spese per la difesa, “Siamo convinti che tutti debbano fare di più”.

Nel contorno, paradossi di Trump – alias, fandonie -: “Europei parassiti? Non l’ho mai detto”; assicurazioni di Meloni – “Non abbiamo parlato di Starlink, ma di Marte” (Elon Musk non era oggi a Washington) -; e anche una parafrasi ‘meloniana’ del motto trumpiano: “Voglio rendere l’Occidente di nuovo grande… Le cose in Europa cambiano grazie all’Italia… Con Trump, condividiamo la lotta alle ideologie…”.

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