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Usa 2024: – 40, l’attentatore di Trump in Florida incriminato per tentato omicidio

25
Settembre 2024
Di Giampiero Gramaglia

Ryan Routh è stato formalmente incriminato per il tentato assassinio di Donald Trump in Florida domenica 15 settembre. Lo ha deciso un tribunale federale di Palm Beach. Routh, finora, era solo accusato di possesso di un’arma – essendo pregiudicato, non poteva averla – con la matricola abrasa.

Il rinvio a giudizio per il tentato assassinio di un candidato politico – questa è la formula ufficiale – si basa sul reperimento di un documento in cui Routh dichiarava l’intenzione di uccidere Trump (e dava a priori per scontato il suo fallimento). Ora, l’attentatore, che faceva la posta a Trump mentre giocava a golf e che non sparò un colpo, perché intercettato per tempo dal Secret Service, rischia una condanna all’ergastolo.

In coincidenza con l’aggravamento della posizione di Routh, la campagna di Trump fa sapere d’essere stata informata da responsabili dell’intelligence Usa di «minacce reali e specifiche da parte dell’Iran d’assassinare l’ex presidente, nel tentativo di destabilizzare gli Stati Uniti e crearvi il caos». Le minacce «continue e coordinate» si sarebbero intensificate negli ultimi mesi: l’intelligence lavora per sventarle e «tenere le elezioni al riparo da interferenze».

Ieri, il figlio di Routh, Oran, è stato arrestato, perché nel suo computer sono state trovate centinaia di immagini pedo-pornografiche.

Su un altro fronte giudiziario, il procuratore speciale Jack Smith è stato autorizzato dalla giudice federale di Washington Tanya Chutkan a presentare «centinaia» di nuovi documenti, nel giudizio contro Trump per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio. Ne dà notizia The Hill.

La decisione della Giudice è una sconfitta per il magnate, che chiede di annullare il procedimento per la sentenza sull’immunità presidenziale della Corte Suprema. Secondo Smith, il nuovo faldone di 180 pagine è fondamentale per «aiutare la giudice ad affrontare il caso» – specie dopo la sentenza della Corte Suprema.

La corsa alla presidenza tra Trump e la candidata democratica Kamala Harris resta estremamente serrata. Il magnate ha uno zoccolo di sostenitori molto duro, la vice-presidente conta su un forte appeal personale, chiosano i sondaggisti della Cnn, a commento dei dati da loro raccolti: il 48% degli intervistati ‘vota’ Harris, il 47% ‘vota’ Trump. Il rilevamento su scala nazionale indica che Trump gode di più credito sull’economia (50% a 39%), mentre Harris ottiene più fiducia se si parla di diritti riproduttivi (52% a 31%).

Usa 2024: economia The Guardian riferisce che Harris ha il sostegno di oltre 400 economisti ed esperti di politica economica, autori di una lettera aperta e certi che la vice-presidente «lavorerà incessantemente per costruire un’economia forte e favorevole alla crescita per tutti gli americani». Secondo i firmatari, invece, «le politiche proposte da Trump rischiano di riaccendere l’inflazione e minacciano la posizione globale degli Stati Uniti e la stabilità economica interna». La lettera aperta recita: «Ricercatori imparziali prevedono che, se Trump metterà in atto la sua agenda, ciò ridurrà la crescita del Pil e aumenterà il tasso di disoccupazione».

Dal canto suo, il comitato editoriale del Wall Street Journal critica la proposta di Trump di imporre un tetto del 10% sui tassi di interesse delle carte di credito, paragonando l’ex presidente al senatore di sinistra Bernie Sanders. Trump ha espresso questa intenzione, che richiederebbe comunque l’avallo del Congresso, in un comizio elettorale la scorsa settimana. Le osservazioni del WSJ sono molto taglienti e molto tecniche.

La campagna del magnate ha replicato con una nota in cui rovescia sui democratici la responsabilità dell’origine della proposta e la spiega con la volontà di attenuare le sofferenze della classe media.

• Il governatore del Nebraska Jim Pillen ha rinunciato a una speciale sessione legislativa per allineare il sistema di attribuzione dei Grandi Elettori dello Stato al modello ‘winner takes all’ – adottato tutti gli Stati Usa tranne Nebraska e Maine. La campagna di Trump sollecitava la modifica, per cui sarebbe servita una maggioranza dei due terzi del Parlamento statale. L’annuncio di Pillen è arrivato dopo che il senatore statale repubblicano Mike McDonnell aveva chiarito che non avrebbe votato a favore. Il voto di McDonnell era necessario per arrivare alla maggioranza dei due terzi.