Cronache USA

Trump, inizio settimana teso tra dazi, proteste e Netanyahu

07
Aprile 2025
Di Giampiero Gramaglia

Inizio di settimana impegnativo per Donald Trump: riceve alla Casa Bianca il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che viene a parlargli della situazione in Medio Oriente, oltre che dei dazi addizionali imposti anche a Israele; e, intanto, presta attenzione all’andamento dei mercati, che hanno fin qui reagito negativamente alla sua scelta di scatenare una guerra commerciale planetaria.

Trump lo ha fatto convinto che i dazi imposti a praticamente tutti i partner commerciali degli Usa saranno un affare per gli americani: «È una scommessa dal cui esito – scrive l’Ap – potrebbe dipendere il giudizio sulla sua presidenza». Sui media si parla di «squagliamento degli scambi» – Euronews – e si invitano i cittadini a stare pronti al disastro («Brace!, Brace!, Brace!», Politico).

In un’Unione attraversata da fermenti e proteste per i tagli alla sanità e alla sicurezza sociale, dove gli atti di Trump sono contestati nei tribunali di ogni ordine e grado, si alza il rischio di un’epidemia di morbillo, dopo la morte in Texas, all’ospedale di Lubbock, di un secondo bambino non vaccinato.

Il segretario alla Sanità Robert F. Kennedy, un no vax, è stato nella contea di Gaines per incontrare e confortare le famiglie dei due bambini deceduti, prima di intraprendere un tour del Sud-Ovest degli Usa all’insegna del suo slogan «Make America Healthy Again», rendere l’America di nuovo sana.
Ma la rotta non cambia: l’Istituto superiore della Sanità statunitense, il Nih, si prepara a lanciare ricerche sulle cause dell’autismo – una priorità per Trump – che voci scientificamente infondate collegano ai vaccini.

Netanyahu porta venti di guerra
La visita di Netanyahu, che è stato il primo leader a incontrare Trump dopo il suo insediamento e che ora è il primo a incontrarlo dopo le decisioni sui dazi, avviene nel pieno di una rinnovata e brutale campagna militare israeliana nella Striscia di Gaza.
Dalla ripresa delle ostilità, oltre due settimane or sono, ci sono già state oltre mille vittime, fra cui 15 medici e operatori sanitari palestinesi uccisi nell’attacco a due ambulanze su cui è in corso un’inchiesta. Ieri, i militari israeliani hanno separato la città meridionale di Rafah dal resto della Striscia creando un nuovo corridoio, il Morag.

Un sondaggio condotto per conto dell’AP indica che la percentuale degli americani che si aspettano che l’Amministrazione ottenga risultati per la pace in Medio Oriente e in Ucraina è in incremento (dal 50% circa al 60%). Ciò è soprattutto dovuto alla maggiore attenzione degli elettori repubblicani per questi temi.

Ricorsi in giudizio
Diciannove Stati dell’Unione hanno fatto ricorso contro disposizioni elettorali emanate dal presidente Trump, sostenendo che esse violano la Costituzione. Un ordine esecutivo, firmato a fine marzo, prevede fra l’altro che chi non ha documenti in grado di provare la cittadinanza statunitense non possa votare e che tutte le schede spedite per posta debbano essere recapitate entro l’Election Day.

E, su un altro fronte, 23 Stati hanno denunciato l’Amministrazione federale per aver rescisso contratti in materia di sanità per 11 miliardi di dollari.

Le contestazioni giudiziarie ai provvedimenti dell’Amministrazione Trump 2 si sommano e s’intrecciano: riguardano chiusure o ridimensionamenti di agenzie federali, licenziamenti indiscriminati o mirati, tagli di interi programmi o di singoli finanziamenti. Sono individuali o collettive.

Praticamente nessuna vertenza ha ancora raggiunto un verdetto definitivo: anche quando si è già pronunciata la Corte Suprema, l’ha fatto con misure tampone, in attesa di decidere nel merito. E, nelle more, l’Amministrazione Trump continua a licenziare il personale che giudica «non leale», o a esercitare pressioni perché si dimetta, come nel caso di Kevin Young, un noto poeta e direttore dal 2021 del National Museum of African American History and Culture.

Intanto, su sollecitazione bipartisan della commissione Difesa del Senato, il Pentagono sta conducendo un’inchiesta interna sull’uso di Signal da parte del segretario alla Difesa Pete Hegseth: bisogna valutare se i comportamenti del segretario alla Difesa Pete Hegseth e del suo vice Steve Feinberg, oltre che dei loro team, rispettino le politiche e le procedure sul ricorso ad applicazioni commerciali in atti ufficiali.
Il caso è stato sollevato dal coinvolgimento involontario di un giornalista in una chat, appunto su Signal, in cui alti funzionari discutevano di un attacco allo Yemen ancora da effettuare.

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