Cronache USA
Trump 2: domani, colloquio con Putin sull’Ucraina; ieri, scontro con i giudici sui migranti
Di Giampiero Gramaglia
In attesa di parlare domani con il presidente russo Vladimir Putin, per arrivare a un cessate-il-fuoco in Ucraina, il presidente Usa Donald Trump è ieri sceso in guerra contro i giudici del suo Paese, ignorandone un’ordinanza e contestando il potere della magistratura di bloccare una sua decisione.
La Casa Bianca ha deportato 137 migranti venezuelani, in base a una legge dei tempi delle Guerre d’Indipendenza, di quasi 230 anni fa, nonostante un giudice avesse sospeso il provvedimento d’espulsione in attesa di vagliarne la legittimità.
Nella tarda serata di domenica, sull’aereo che lo riportava a Washington da Mar-a-Lago in Florida, dove ha trascorso il fine settimana, Trump ha annunciato che domani parlerà con Putin, dopo che sono stati fatti «buoni progressi» verso la fine della guerra in Ucraina: Trump non ha escluso che, dal colloquio con Putin, scaturisca «un qualche annuncio»: «Stiamo discutendo – ha detto – su come dividere dei beni». E a chi gli chiedeva di quali concessioni alla Russia si parli, Trump ha risposto: «Parleremo di terra e di impianti energetici».
Il presidente Usa ha detto che s’è lavorato molto nel fine settimana: «Vogliamo vedere se possiamo porre fine a questa guerra. Forse ci riusciremo, forse no, ma penso che abbiamo ottime possibilità… Ne abbiamo già discusso molto con entrambe le parti», l’Ucraina e la Russia.
La deportazione dei migranti contro il parere d’un giudice
La polemica sui migranti era invece scoppiata dopo che l’Amministrazione Trump aveva trasferito 137 immigrati venezuelani a El Salvador, nonostante un giudice federale avesse emanato un’ordinanza di blocco temporaneo della deportazione, decretata applicando a presunti membri d’una gang venezuelana, la Tren de Aragua, una legge risalente al XVIII Secolo, al 1798, e finora applicata solo tre volte, sempre in tempi di guerra.
Tutto s’è svolto nel giro di poche ore, tra sabato e domenica. Il segretario di Stato Marco Rubio ha pubblicato sui social un video con migranti incatenati fatti a scendere da un aereo a El Salvador, Paese disposto ad accogliere migranti espulsi dagli Stati Uniti. Una fonte della Casa Bianca ha poi sostenuto che un singolo giudice non dovrebbe avere il potere «di usurpare l’autorità esecutiva del presidente» e ha aggiunto che due dei tre voli erano già «fuori dello spazio aereo statunitense», quando l’ordinanza del giudice era stata emessa.
Il giudice, che aveva agito su istanza di gruppi per il rispetto dei diritti civili, aveva anche ordinato il ritorno alla base di ogni aereo che fosse già partito con a bordo immigrati deportati in base all’Alien Enemies Act del 1798, che autorizza le espulsioni senza supervisione giudiziaria. Trump, nell’invocare l’applicazione della legge, aveva sostenuto che gli Usa sono l’oggetto di un’invasione dalla gang venezuelana.
Lo scontro di potere con i giudici si somma alle polemiche innescate dalla decisione dell’Amministrazione di mettere la sordina a media come Voice of America e Radio Free Europe, voci della propaganda degli Usa nel Mondo, ma anche voci della democrazia in Paesi dove i media non sono liberi. VoA e RFE sono oggetto di tagli del personale e di riduzioni dei fondi, nel quadro del contenimento generale della spesa pubblica.
I risparmi disposti in uno degli ultimi ordini esecutivi firmati da Trump riguardano, oltre a VoA e RFE, il Wilson Center, rispettato «think tank» nonpartisan. Un altro ordine esecutivo presidenziale cancella 19 disposizioni dell’era Biden in materia di ambiente e di lavoro, fra cui il salario minimo di 15 dollari l’ora per i dipendenti delle imprese che ottengono commesse federali.
In un’inchiesta, il New York Times ha calcolato che, da quando Trump è tornato alla Casa Bianca, le aziende americane hanno ridotto del 60% le loro comunicazioni su pratiche anti-discriminazione e per l’inclusione. L’Amministrazione Trump contesta e penalizza tali comportamenti considerati dalle aziende e presentati come virtuosi fino a due mesi or sono.
Firmata legge anti-shutdown
Tra il lavoro fatto dal presidente Trump nel fine settimana, c’è anche la firma della legge approvata dal Congresso venerdì scorso che mantiene fino a tutto settembre i livelli di spesa complessivi previsti dall’Amministrazione Biden, evitando il rischio d’uno shutdown, cioè d’una parziale serrata dei servizi pubblici.
La legge comporta variazioni di spesa limitate rispetto a quelle fissate dall’Amministrazione Biden, come tagli per circa 13 miliardi di dollari alle spese che non riguardano la difesa e aumenti di circa 6 miliardi di dollari a quelle per la difesa. Ma si tratta di cifre marginali, se si calcola che l’insieme è di 1.700 miliardi di dollari.
