Cronache USA

Trump 2: le polemiche sulla chat con il giornalista soverchiano il clamore dei dazi

27
Marzo 2025
Di Giampiero Gramaglia

Continua a tenere banco sui media negli Usa la fuga di notizie sull’attacco a postazioni degli Huthi nello Yemen, condotto il 15 marzo e discusso poco prima dell’azione in una chat su Signal dove, accanto a pezzi grossi dell’Amministrazione Trump, era stato incluso per errore un giornalista, Jeffrey Goldberg, il direttore del mensile The Atlantic. Ad attizzare l’attenzione dei media è il fatto che l’Amministrazione, pur ammettendo l’errore, abbia cercato di sminuire la portata dell’incidente e i contenuti dello scambio di messaggi.

Il presidente, la capa dell’intelligence nazionale Tulsi Gabbard e il capo della Cia John Ratcliffe, che era nella chat, hanno detto in pubblico – e Gabbard anche durante un’audizione al Congresso – che non erano state diffuse informazioni riservate. Invece i transcript, pubblicati da The Atlantic e ripresi da tutti i maggiori media, dimostrano il contrario.

In particolare, il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha fornito l’orario esatto dell’attacco Usa, sia quello del decollo degli aerei che quello dello sgancio delle bombe, ancora prima che gli equipaggi fossero a bordo. Eppure, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt insiste che nessuna informazione classificata è stata messa nella chat.

Di conseguenza, The Atlantic, che non lo aveva ancora fatto, ha pubblicato lo scambio integrale, spiegando di non averlo fatto immediatamente perché è politica del mensile non pubblicare informazioni che possono mettere in pericolo militari o personale degli Stati Uniti. Ma se Goldberg avesse messo in linea le informazioni ricevute in tempo reale, gli Huthi avrebbero avuto il tempo d’attivare le proprie difese.

L’attenzione dei media Usa è ora concentrata sul carattere riservato delle informazioni scambiate, piuttosto che sui commenti politici che avevano attirato l’attenzione dei giorni scorsi, coi commenti del vice-presidente JD Vance sugli europei, considerati «degli scrocconi», cui non voleva «togliere le castagne dal fuoco», e del presidente Trump, che li aveva definiti «parassiti».

Il transcript della chat è accompagnato da una serie di commenti. Per The Atlantic, «Trump se la prende con il messaggero», cioè con la stampa, ma, in privato, sarebbe «irritato per la sbadataggine del suo team». Secondo il New York Times, Vance, nella chat, «cementa il suo ruolo scettico sugli interventi all’estero».

Trump 2: dazi del 25% sull’import di auto, il 2 aprile l’Ora Ics
Trump ha annunciato dazi del 25% su tutte le auto importate. «È l’inizio della liberazione dell’America», ha detto, riferendosi al 2 aprile, il giorno in cui i dazi, anche quelli contro l’Ue, dovrebbero entrare in vigore.

«Se le aziende produrranno le auto negli Stati Uniti non ci saranno dazi», ha aggiunto Trump, sicuro che i dazi incoraggeranno i produttori di automobili a investire negli Stati Uniti. «Stanno già cercando siti».

Con i dazi che verranno imposti a partire dal 2 aprile, gli Usa – secondo il presidente – incasseranno «tra i 600 milioni e un trilione di dollari in due anni». Gli esperti, però, mettono in guardia contro l’aumento dei prezzi delle auto e non solo.