Cronache USA
Trump 2 va avanti spedito, corre soprattutto Musk che lancia il Mega
Di Giampiero Gramaglia
Il Trump 2 marcia spedito. E marcia soprattutto spedito Elon Musk, il dioscuro genial-informatico del magnate presidente, che annuncia la chiusura di punto in bianco della USAid, cioè l’Agenzia degli Usa per l’aiuto allo sviluppo – “Donald è d’accordo”, scrive – e lancia sui social il movimento Mega, ‘Make Europe Great Again‘, dopo avere ‘dato spallate’ all’Unione europea appoggiando l’ultra-destra tedesca e sovranisti estremisti d’ogni dove e avere attaccato i laburisti britannici.
“Gente d’Europa – scrive il miliardario sudafricano sul suo social X – unitevi al movimento Mega”. L’acronimo è un evidente richiamo allo slogan populista del magnate presidente, Maga, ‘Make America Great Again’. In poche ore, il post ha avuto oltre 54 milioni di visualizzazioni – l’account di Musk è seguito da oltre 200 milioni di utenti – e ha ricevuto l’adesione di nazionalisti e suprematisti.
Il messaggio è stato pubblicato tra una ridda di post in cui Musk attaccava migranti e opposizione, accusava le organizzazioni non governative di favorire “l’invasione di migranti illegali” e l’aborto, se la prendeva con l’epidemiologo Anthony Fauci, applaudiva l’Amministrazione Trump, tesseva l’elogio del suo programma Starship e prospettava per la Terra un futuro “multi-planetario”.
Trump 2: storie di purghe e tagli
Sul fronte interno, Trump prosegue la politica di purghe e di ‘tagli’ del personale federale, mentre Musk accentra nelle sue mani, in modo inquietante e forse illegale, il controllo dei dati. E Trump continua a rimuovere e spesso licenziare dipendenti che hanno avuto a che fare con i programmi d’inclusione e di diversità e anti-discriminazione, che intende sopprimere.
Il funzionamento dell’Amministrazione è seriamente compromesso dall’intreccio tra licenziamento dei dipendenti federali, o perché ritenuti non allineati con la nuova Amministrazione, o perché impegnati ad evitare discriminazione di genere o di colore – colpita soprattutto la sanità – , e l’effetto dello scivolo offerto a quanti decidono di andarsene in settimana, con lo stipendio pagato fino a settembre..
Per quanto riguarda gli agenti dell’Fbi, in particolare, tutti quelli che hanno partecipato alle indagini sulla sommossa del 6 gennaio 2021 e sui reati commessi da Trump nel primo mandato devono rendere conto del loro operato e rischiano di essere licenziati. Centinaia di agenti potrebbero essere così ‘epurati’: l’AP parla di una “massiccia purga”.
Il segretario al Tesoro Scott Bessent, fresco di conferma da parte del Senato, ha autorizzato l’accesso ai dati dei pagamenti federali al team che lavora agli ordini di Musk al Doge, Dipartimento per l’Efficienza della Pubblica Amministrazione. David A. Lebryk, uno dei funzionari del Tesoro di massimo livello, che si era rifiutato di consentire l’accesso ai dati al team di Musk, viene messo in congedo e si dimette. L’accesso ai dati consente di controllare la spesa pubblica e potenzialmente di limitarla.
Sono solo alcuni esempi di quanto sta avvenendo nella Pubblica Amministrazione degli Stati Uniti. Ma, alla luce di tutte queste notizie, appare molto ottimista l’opinione espressa sul Washington Post da Megan McArdle, secondo cui “Trump e Musk stanno per rendersi conto del perché riformare l’Amministrazione è così difficile”. Più aderente ai fatti è l’opinione espressa, sullo stesso giornale, dal columnist Joe Davidson: “La vendetta di Trump prende di mira gli agenti dell’Fbi e mette sottosopra l’Amministrazione”.
I ministri già confermati dal Senato fanno a gara a compiacere il boss. Kristi Noem, responsabile della Sicurezza interna, sospende la protezione speciale concessa dall’Amministrazione democratica a circa 350 mila migranti venezuelani, esponendoli al rischio di essere deportati nel Paese dal cui regime fuggivano. Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha accettato di riprenderseli probabilmente per poterne meglio reprimere le attività da lui giudicate sovversive.
E il Congresso lavora a leggi che taglino le tasse e riducano le spese. Il Senato ha finora approvato otto dei 22 membri del gabinetto selezionati da Trump. Fra chi deve ancora superare l’esame, ci sono tre figure discusse: Robert F. Kennedy jr alla Sanità, Tulsi Gabbard alla National Intelligence e Kash Patel all’Fbi. Ma l’obbedienza al capo finora dimostrata dall’insieme dei senatori rende improbabile che se ne trovino quattro (sui 53 repubblicani) per votare loro contro.
Trump 2: i democratici cercano di riorganizzarsi
In sordina, l’opposizione democratica prova a mettere ordine in casa propria. Una prima mossa è stata la scelta di un nuovo presidente del Comitato nazionale democratico, una sorta di segretario del partito con molti meno poteri di quanti ne hanno i segretari dei partiti in Italia. L’uomo nuovo è Ken Martin, un illustre sconosciuto per la stragrande maggioranza degli stessi elettori democratici: viene dal Minnesota, lo stato di cui è governatore Tim Walz, candidato vice di Kamala Harris, dall’impatto elettorale non particolarmente brillante.
Martin deve lavorare in vista delle elezioni di midterm del novembre del 2026 e dare una risposta all’interrogativo posto dal Washington Post: “I democratici possono tornare in vita?”. Il partito, infatti, è in difficoltà, senza un leader e senza una linea. E sui social la base chiede un’opposizione che si faccia sentire e che sia percepibile, mentre, per ora, Trump e Musk le hanno tutte vinte.