Cronache USA

Trump 2: Ucraina, un passo avanti verso la tregua

26
Marzo 2025
Di Giampiero Gramaglia

Un passo avanti verso una tregua significativa in Ucraina, a patto di concessioni alla Russia importanti; e un passo indietro nei rapporti, già non idilliaci, con gli alleati europei (e con gli alleati d’un tempo in genere). La diplomazia del Trump 2 fa incetta di successi e di infortuni: da una parte, i colloqui di pace in Arabia saudita con ucraini e russi, conclusisi ieri; dall’altra, gli strascichi, fitti e imbarazzanti, dei piani militari condivisi per errore con un giornalista in una chat fra pezzi grossi dell’Amministrazione.

I colloqui di Riad producono un secondo tassello della tregua in fieri nella guerra che la Russia fa all’Ucraina da oltre tre anni, anche se si resta lontani dalle attese e dagli obiettivi di Donald Trump per un cessate-il-fuoco complessivo e duraturo. A chiusura di tre giorni di negoziati a Riad, capitale dell’Arabia saudita, durante i quali la delegazione statunitense ha fatto la navetta tra quella ucraina e quella russa, gli Usa annunciano che Mosca e Kiev concordano, con la mediazione di Washington, che la navigazione nel Mar Nero possa riprendere senza minacce.

È un passo avanti verso un cessate-il-fuoco complessivo e definitivo, la Casa Bianca ha fatto uscire ieri due dichiarazioni separate sui colloqui separati di Riad, intitolate “Esito dei gruppi di esperti di Usa e Russia sul Mar Nero a Riad 23-25 marzo” e “Esito dei gruppi di esperti di Usa e Ucraina”. I testi diffusi sono scalettati in 5 punti, 4 dei quali sono identici, cioè condivisi fra le parti.

In particolare, Russia e Ucraina concordano per espandere la tregua dalle infrastrutture energetiche, le centrali, al traffico marittimo nel Mar Nero, dove si impegnano a garantire la sicurezza e a non usare la forza. Il Mar Nero è una via essenziale per le esportazioni di cereali ucraine e russe. L’attuazione dell’accordo è però subordinata al fatto che la Russia abbia di nuovo accesso ai mercati con i suoi fertilizzanti e i suoi prodotti alimentari: in pratica, devono cadere le sanzioni Usa. Trump non lo esclude.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dice che l’intesa è un passo nella giusta monitorata e che andrà monitorato da Paesi terzi.

Trump 2: la chat sull’attacco allo Yemen aperta ai giornalisti scava il solco con europei
Sul fronte della chat sui piani d’attacco allo Yemen ‘allargata’ a un giornalista, Michael Waltz, consigliere per la Sicurezza nazionale, si è assunto la piena responsabilità di quanto accaduto, scagionando in tal modo gli altri protagonisti eccellenti, fra cui il vice-presidente JD Vance, il segretario alla Difesa Pete Hegseth e il capo della Cia John Ratcliffe.

Trump, che ha da subito minimizzato l’incidente e continua a farlo, assolve Waltz, che “ha capito” l’errore fatto “e non lo rifarà”. Ma, intanto, se dovesse servire prima o poi un capro espiatorio, eccolo già pronto: la falla nella sicurezza è doppia, conversazioni avvenute su una chat non protetta e carenza dei controlli sui partecipanti. Il presidente insiste che è una bazzecola, “l’unico piccolo incidente – dice – in oltre due mesi”.

Poi ci sono i contenuti delle conversazioni, urticanti soprattutto per gli (ex?) alleati europei. I media insistono su due passaggi: Vance che è contrario ad attaccare gli Huthi nello Yemen perché “così si fa un favore a quegli scrocconi di europei”; e Trump, che non partecipava alla chat, che a cose fatte lo asseconda, dicendo che “lo sanno tutti che gli europei sono parassiti”. Battute che, secondo Euronews, “mettono a nudo il disprezzo dei funzionati di Trump per l’Europa”.

Il Washington Post si pone interrogativi sui due fronti. Su quello militare e della sicurezza, un titolo si chiede quali saranno le ricadute dei piani militari rivelati – la risposta: probabilmente modeste, visto che l’azione è già stata condotta e che le rivelazioni sono state pubblicate ‘ex post’ -; un altro afferma che “al di là del fiasco, la strategia di Trump sullo Yemen richiede maggiore attenzione”.

Sul fronte politico e e delle alleanze, il giornale scrive: “Le turbolenze di Trump inducono gli alleati a dubitare dell’affidabilità delle armi americane per la propria difesa”. Le risposte europee fioccano; e ce n’è pure una italiana che ha una valenza di politica interna.

Il ministro degli Esteri e vice-premier Antonio Tajani dà una stoccata a Vance – “È appena arrivato, forse non conosce il pregresso: le nostre navi nel Golfo ce le proteggiamo da soli” – che è soprattutto una stoccata all’altro vice-premier Matteo Salvini, che la scorsa settimana si faceva bello di una telefonata con Vance.