Cronache USA
Trump 2: Musk e dazi affossano la popolarità del presidente
Di Giampiero Gramaglia
Un sondaggio della Cnn “cristallizza le ferite che Trump si è auto-inflitto con Musk e i dazi” e indica che, per la prima volta, una netta maggioranza di cittadini statunitensi non ha fiducia nella gestione dell’economia da parte del magnate presidente. “Gli indipendenti e anche alcuni trumpiani vedono un sacco di cose che non vanno, specialmente sui dazi”, dove ieri è scoppiata una vera e propria guerra planetaria, con le reazioni di Ue, Cina, Canada e molti altri Paesi alle tariffe universali imposte dal Trump 2 su acciaio ed alluminio.
In proposito, l’Ap nota che “dalle lattine agli aerei, l’acciaio e l’alluminio sono parte fondamentale della vita americana”. Il nuovo premier designato canadese Mark Carney si dice pronto a incontrare Trump e a cercare un approccio comune al contenzioso commerciale, a condizione che il presidente rispetti “la sovranità del Canada”. Da mesi, Trump parla del Canada come “del 51° Stato dell’Unione”.
Sul Washington Post, Amber Phillips vede “crescere l’insidia politica” rappresentata da Elon Musk. Scrive Phillips: “Ogni giorno porta nuove concrete prove che i tagli ai servizi pubblici decisi e imposti dal Doge – il Dipartimento per l’efficienza dell’Amministrazione pubblica, ndr – mettono a repentaglio la salute, la sicurezza e il benessere degli americani… Musk e l’Amministrazione Trump devono ancora spiegare come intendono tenere in piedi l’Amministrazione pubblica…”.
Il New York Times s’interroga e spiega perché Musk abbia voluto uno spot commerciale pro-Tesla nel prato dietro la Casa Bianca, con Trump testimonial e piazzista delle sue auto, che non si vendono più, specialmente in Cina. Da ricordare che Trump, fino a un anno fa, faceva campagna contro le auto elettriche.
La Cnn commenta sul suo stesso sondaggio asserendo che “questi non sono tempi normali” e guardando anche a cosa succede nell’opposizione. “Mentre Trump attua rapidamente la sua agenda, gli elettori democratici, frustrati, vogliono che i loro leader facciano di più per cogliere l’attimo” della minore popolarità del magnate presidente e della confusione e dell’incertezza in molti settori, la sanità, l’ambiente, l’istruzione. “Alcuni democratici – scrive la Cnn – pensano che la mancanza d’opposizione lasci spazio ai licenziamenti illegali e all’erosione dello stato di diritto”.
In questo contesto, un dato contro-corrente è quello dell’inflazione a febbraio, attestatasi al 2,8%, cioè inferiore alle attese, anche perché l’effetto dazi non s’è ancora avvertito.
Trump 2: dazi, Ue e Canada sul piede di guerra
L’introduzione dei dazi universali su acciaio e alluminio: Ue, Cina e Canada rispondono, come molti altri Paesi; Messico, Australia e Giappone scelgono, invece, la tattica del ‘wait and see’. Impossibile dire se e dove e quando l’escalation si fermerà.
Le contromisure europee scatteranno il primo aprile: la Commissione europea, che gestisce l’export dei 27, calcola che i dazi Usa valgano 28 miliardi di dollari e risponde con misure del valore più o meno equivalente di 26 miliardi di euro. La lista dei prodotti colpiti è lunghissima – 99 pagine – e va dalle ali di pollo al bourbon, dai négligés da donna alle bikes. Gli Stati membri hanno ora modo d’intervenire sulla lista.
Le contromisure del Canada valgono, invece, poco più di 20 miliardi di dollari. Trump a sua volta rilancia: “Risponderemo e vinceremo la battaglia commerciale”.
Trump 2: shutdown, rischio più concreto
Si fa più concreto il rischio di uno shutdown, cioè una parziale serrata dei servizi pubblici, a partire dalla mezzanotte di domani: entro quella scadenza, il Congresso deve varare misure per garantire la copertura della spesa pubblica.
Ieri, il provvedimento approvato dalla Camera con un voto repubblicani contro democratici s’è, come previsto, incagliato al Senato, dove l’opposizione democratica dispone dei voti per bloccarlo. Il senatore Chuck Schumer, leader dei democratici, esclude che la misura possa passare così com’è stata votata dalla Camera. Si profilano due giorni di serrate trattative.
Trump 2: migranti, pare già fallita ‘operazione Guantanamo’
Sembra già fallita l’ ‘operazione Guantanamo’, cioè lo strombazzato trasferimento nella base carcere all’estremità sud-orientale di Cuba di migranti senza documenti in attesa di deportazione. Tutti i 40 migranti lì detenuti sono stati trasferiti in Louisiana, a bordo di un aereo del Pentagono.
Nella prigione, aperta dopo gli attacchi terroristici dell’11 Settembre 2001, sono tuttora detenute 15 persone incarcerate per attività militante anti-americana o reati legati al terrorismo, tra cui Khalid Sheikh Mohammed, una delle menti dell’attacco all’America.
Trump 2: ambiente, e venne il giorno della deregulation
L’Agenzia per la protezione dell’ambiente, l’Epa, sotto la nuova guida di Lee Zeldin, ha ieri vissuto “il giorno più importante per la deregulation nella storia americana”: ha iniziato a rovesciare o cancellare decine di regole imposte dall’Amministrazione Biden per l’effetto serra, i veicoli elettrici, le centrali a carboine, l’acqua pulita, e altro ancora.
L’annuncio di Zeldin prelude “a un cambiamento sismico” nella politica ambientale degli Stati Uniti (anche se il processo legislativo potrebbe richiedere mesi o anni). Per Zeldin, l’operazione eliminerà migliaia di miliardi di costi imposti dalle regole abrogate e di “tasse nascoste”, “abbassando il costo della vita per le famiglie americane e riducendo i prezzi di beni essenziali, tipo auto, riscaldamento, la gestione di un’impresa”.
Ammesso che ciò sia vero, sull’altro piatto della bilancia ci sono i danni all’ambiente che ne deriveranno.
Disfunzioni vengono segnalate anche al Dipartimento dell’Istruzione pubblica, dove i drastici tagli al personale, specie negli uffici che si occupavano del risoetto dei diritti civili e dell’uguaglianza di genere, lasciano nel limbo migliaia di denunce di discriminazione da parte di studenti e di famiglie in tutta l’Unione.
