Cronache USA

Trump 2: Guantanamo, da prigione di terroristi a prigione di migranti

30
Gennaio 2025
Di Giampiero Gramaglia

La base di Guantanamo, divenuta nel 2001 la prigione a cielo aperto dei nemici combattenti degli Stati Uniti catturati in Afghanistan e poi in Iraq nella guerra al terrorismo, accoglierà, d’ora in poi, fino a 30 mila migranti entrati illegalmente negli Stati Uniti e lì ‘parcheggiati’, in attesa di definitiva sistemazione.

L’annuncio, che evoca la ‘esternalizzazione’ del problema dei migranti sperimentata anche da altri Paesi, pure dall’Italia, è stato fatto dal presidente Donald Trump, all’atto della firma del Laken Riley Act, la prima legge della nuova legislatura, che dà giri di vite alla gestione dei migranti negli Usa.

Trump ha detto che la prigione, malfamata perché connessa a violazioni dei diritti umani, accoglierà “i peggiori criminali stranieri che sono illegalmente entrati negli Stati Uniti e che costituiscono una minaccia per i cittadini americani“; e sarà “un posto da cui sarà difficile uscire”.

Se le scarne informazioni finora disponibili si riveleranno corrette, si tratterà della maggiore prigione statunitense di questo tipo.  Mancano, però, dettagli sulle condizioni di detenzione nella base della U.S. Navy gestita dagli Usa dal 1903 all’estremo sud-est dell’isola caraibica e sui criteri di trasferimento dei migranti.

A Guantanamo sono ancora detenute una quindicina di persone divenute un vero rompicapo per la giustizia statunitense: non ci sono le condizioni per processarle e non è possibile rimpatriarle. Un infinito limbo giudiziario-procedurale che si trascina da oltre vent’anni e che ha eluso la volontà di chiusura della prigione espressa dai presidenti Barack Obama e Joe Biden – e in cui potrebbe anche ritrovarsi parte dei migranti che saranno lì trasferiti.

Altri due temi presenti ovunque sui media Usa in queste ore sono: la marcia indietro fatta dalla Casa Bianca sul blocco dei finanziamenti e dei pagamenti federali, una misura mal strutturata che, per 48 ore, ha creato confusione e allarme in tutta l’Unione; e l’ipotesi che il Dipartimento della Giustizia lasci cadere le accuse di corruzione al sindaco di New York Eric Adams, un democratico che ha però reso di recente omaggio a Trump.

Trump 2: RFK jr in difficoltà nell’audizione, ma la paura di Trump può salvarlo
Nell’audizione in Senato, che prosegue oggi, il segretario alla Sanità designato Robert F. Kennedy jr è parso a più riprese in difficoltà: ha negato di avere fatto sue – o ha minimizzato – dichiarazioni pubbliche anti-vaccini e a sfondo razziale e non è parso pienamente informato sui principali programmi della sanità pubblica negli Stati Uniti per non abbienti e anziani.

La Cnn parla di “un giorno difficile per la mistica della famiglia Kennedy”, del resto tutta schierata contro quel rampollo scopertosi ‘trumpiano’ dopo avere militato fra i democratici, i libertari e, infine, per conto proprio.

Oggi, sarà la direttrice designata della National Intelligence, Tulsi Gabbard a sottoporsi all’esame del Senato. Anche nei suoi confronti, persistono perplessità sulla sua competenza e sulla sua adeguatezza: i media liberal continuano a svelare suoi trascorsi dubbi e persino inquietanti.

E il Washington Post afferma che le considerazioni che giocavano a favore della conferma del pur discusso Pete Hegseth a segretario alla Difesa, che era comunque un conservatore, non valgono per RFK jr e per Gabbard, che hanno invece un passato democratico o liberal.

Resta, però, il fatto che, perché siano bocciati, bisogna che ci siano almeno quattro senatori repubblicani pronti a mettersi contro Trump, ponendo a forte rischio una loro rielezione. Mentre l’opposizione democratica, scrive in un altro articolo il Washington Post, senza leader e senza linea, deve confrontarsi nei sondaggi con un tasso di popolarità mai così basso nel XXI Secolo.

Trump 2: azioni sull’istruzione e polemiche con la Federal Reserve
Nella bulimia di azioni di questi suoi primi giorni alla Casa Bianca, il presidente Trump ha anche firmato tre ordini esecutivi sull’istruzione, che forniscono, tra l’altro, indicazioni sull’insegnamento della razza e del genere e contro l’“indottrinamento” nelle scuole, che concedono più fondi alle scuole private e che prevedono la deportazione di studenti stranieri pro-Palestina.

Secondo molti media, la prova di forza di Trump sull’istruzione è destinata a scatenare battaglie legali sulla legittimità dei provvedimenti enunciati, in mancanza di leggi d’attuazione degli ordini esecutivi.

Infine, la decisione presa ieri dalla Federal Reserve di lasciare invariato il costo del denaro ha fortemente irritato il presidente, che voleva invece vederlo abbassato. La Fed ha basato la sua decisione sulle previsioni economiche contrastate e sul fatto che alcune politiche dell’Amministrazione Trump, come l’introduzione di dazi, potrebbero rilanciare l’inflazione.

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