Cronache USA

Trump 2: dazi e Ucraina, ordini e contrordini; MO, l’inferno in arrivo a Gaza

06
Marzo 2025
Di Giampiero Gramaglia

Ordini e contrordini. Due giorni dopo l’entrata in vigore dei dazi sull’import da Canada e Messico e un giorno dopo avere annunciato un ammorbidimento dell’atteggiamento verso l’Ucraina, Donald Trump fa l’esatto contrario.

Fronte dazi, Trump ha concesso un mese di esenzione alle case automobilistiche statunitensi, dopo che i massimi dirigenti dei tre maggiori produttori Usa – Ford, GM e Stellantis – gli hanno illustrato i danni che potrebbero loro derivarne, con aumenti dei prezzi delle auto per gli acquirenti dell’ordine di 10 mila dollari. Il dato era disponibile anche prima d’introdurre i dazi.

Nel contempo, Trump ha però confermato di voler imporre ulteriori dazi a partire dal 2 aprile.

Fronte Ucraina, il discorso pronunciato l’altra notte davanti al Congresso in plenaria sembrava preludere a un ammorbidimento delle posizioni, dopo l’umiliazione inflitta, venerdì 28 febbraio, nello Studio Ovale, al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Invece, ieri, la Cia ha fatto sapere d’avere sospeso la condivisione di informazioni d’intelligence con Kiev, a mo’ di monito sull’impatto della mancata cooperazione con l’Amministrazione Trump.

Blocco degli aiuti e blocco delle informazioni d’intelligence significano che l’Ucraina presto non avrà più munizioni da sparare e che già ora non sa dove sparare quelle che ancora ha. Il NYT scrive che le decisioni “alterano la situazione sul campo di battaglia” e attribuisce al “coaching” dei leader francese e britannico Emmanuel Macron e Keir Starmer il merito della posizione distensiva assunta da Zelensky verso Trump.

Nel discorso al Congresso, Trump aveva parlato poco o nulla di Medio Oriente. Dopo avere visto alcuni ostaggi liberati, ieri il presidente ha dato “l’ultimo avvertimento” ad Hamas, chiedendo che liberi subito tutti gli ostaggi ancora trattenuti, vivi o morti che siano; altrimenti – ha minacciato – “ci sarà l’inferno da pagare più tardi!”.

Sul suo social Truth, Trump ha scritto: “Per la leadership di Hamas, è il momento di lasciare Gaza, finché ne ha la possibilità. Inoltre, dico al popolo di Gaza: un futuro meraviglioso ti attende, ma non se tieni degli ostaggi. Se lo fai, sei morto! Prendi una decisione intelligente. Rilascia gli ostaggi ora, o ci sarà l’inferno da pagare più tardi!”.

Trump 2: echi del discorso al Congresso
La stampa Usa è ancora zeppa di echi del discorso fatto martedì notte dal presidente Trump davanti al Congresso riunito in sessione plenaria. Per il Washington Post, “Trump dà ‘l’avanti a tutta forza’ su politiche divisorie”. Per il New York Times, il discorso è stato “un test di lealtà estremo”: ministri e congressmen repubblicani devono condividere ed applaudire qualsiasi cosa il capo dica o faccia.

In proposito, molti media hanno schede di fact checking sui contenuti del discorso: iperboli a parte, falsità e inesattezze sono numerose.

In un commento, Dan Balz scrive sul WP che il discorso di Trump “in stile campagna elettorale” non è stata “la vera prova” per il magnate presidente: “i giorni più duri devono ancora venire”, perché Trump “sollecita cambiamenti drammatici e spesso controversi, ma bisogna ancora vedere se riuscirà s trasformare l’iniziale sconvolgimento in una ‘governance’ effettiva e ad ottenere risultati tangibili”.

Trump 2: Corte Suprema contro, giudici in ordine sparso
Una Corte Suprema spaccata ha negato all’Amministrazione Trump l’autorità di bloccare aiuti umanitari internazionali già stanziati dell’USAid, l’agenzia federale per la cooperazione mondiale. La decisione sblocca pagamenti per due miliardi di dollari: la Corte, 5 a 4, ha sancito che l’Amministrazione non può non pagare servizi già prestati o progetti già portati a compimento.

Il presidente della Corte John Roberts e la giudice conservatrice Amy Coney Barrett, una designata da Trump, si sono uniti ai tre giudici progressisti nel sostenere che l’Amministrazione deve rispettare gli obblighi finanziari verso i partner internazionali. Il giudice Samuel Alito, relatore dell’opinione di minoranza, ha sostenuto che un giudice distrettuale – la cui decisione ha portato all’intervento della Corte Suprema – non dovrebbe avere l’autorità di ordinare al governo di pagare somme così ingenti, “causando un danno irreparabile ai contribuenti statunitensi”.

Le decisioni della magistratura si succedono, spesso contraddittorie. Così una corte d’appello federale ha ieri rovesciato la sentenza di un giudice di primo grado e ha autorizzato, almeno temporaneamente, la rimozione senza giusta causa del capo di un organo di controllo indipendente, Hampton Dellinger, in attesa che una corte si pronunci nel merito della questione. 

Trump 2: ancora licenziamenti, decine di migliaia
La scure di Elon Musk, a capo del Dipartimento per l’efficienza dell’Amministrazione pubblica, continua ad abbattersi sui dipendenti federali: 80 mila dipendenti del Dipartimento per i Veterani stanno per essere tagliati, nel quadro di una “aggressiva riorganizzazione” dettagliata in un memo ottenuto dalla Ap. Il Dipartimento fornisce assistenza e cure ai reduci delle guerre americane.

E l’Irs, l’ente che si occupa della raccolta delle tasse, progetta di ridurre della metà i suoi 90 mila dipendenti.