Cronache USA

La guerra dei dazi planetaria è cominciata: Trump colpisce, il Mondo reagisce

03
Aprile 2025
Di Giampiero Gramaglia

La guerra dei dazi planetaria è cominciata: a dichiararla, è stato Donald Trump. Cina, Ue e gli altri partner commerciali degli Stati Uniti s’apprestano a rispondere “colpo su colpo”, senza però chiudere a soluzioni negoziali. I dazi di Trump sono l’apertura unanime di tutti i maggiori media mondiali, questa mattina.

L’annuncio è stato fatto con grande enfasi nel Giardino delle Rose della Casa Bianca a borse chiuse in tutto il Mondo. Le reazioni sono man mano venute in funzione del fuso orario: prima Cina e Giappone, poi l’Europa. Tutte critiche, tutte bellicose, nessuna ultimativa.

Ma c’è un’altra notizia che fa scalpore a Washington: uno scoop di Politico secondo cui Elon Musk starebbe per lasciare il Doge, il Dipartimento per l’efficienza dell’Amministrazione pubblica. Ci sono smentite, ma anche conferme: potrebbe essere questione di giorni.

Trump 2: le decisioni di Trump sui dazi e le dichiarazioni del presidente
Il Wall Street Journal punta su “titoli in caduta dopo che Trump annuncia dazi su tutto l’import”: immediatamente dopo la decisione, l’S&P 500 perde l’1,9% sui listini dei future, il Nasdaq il 2,7%, l’oro raggiunge quotazioni record, il dollaro s’indebolisce e i rendimenti dei titoli di Stato Usa si alzano.

Il magnate presidente dichiara un’emergenza nazionale sul commercio: obiettivo di tutta l’operazione, ridurre l’enorme deficit commerciale Usa. Per Stefano Feltri, Trump “non ha capito come funziona il commercio internazionale e rischia di spingere l’America in recessione”, anche se lui “non è il solo a volere più protezionismo”.

Trump colpisce tutto l’import con un dazio lineare del 10% e modula le tariffe dei partner giudicati “cattivi attori” in modo crescente, calcolando le percentuali in funzione del disavanzo commerciale degli Stati Uniti con i singoli Paesi o con l’Unione europea. Così, il dazio medio per la Cina sarà del 54%, per l’Europa del 20%. Fra i Paesi meno colpiti, la Gran Bretagna al 10%. Fra quelli, invece, ‘puniti’, la Svizzera, il Giappone, la Corea del Sud, l’India, l’Indonesia e molti del Sud-Est asiatico. Le misure hanno in lkinea di massima effetto immediato, salvo alcune eccezioni.

Il Washington Post parla di “brusca escalation della guerra commerciale” e nota un ricorso ai dazi senza precedenti da decenni, nel dopoguerra. Per il quotidiano, “I dazi di Trump possono costituire un duro colpo per l’Europa e un regalo per la Cina”. Il New York Times osserva che le misure sono più drastiche di quanto gli esperti prevedevano e commenta: “Il presidente si aspetta che i dazi si traducano in posti di lavoro negli Usa… Ma, nel settore dell’auto, ogni vettura prodotta costerà migliaia di dollari in più”.

L’Ap mette l’accento sui toni di Trump nel dare l’annuncio: “Per decenni, il nostro Paese è stato devastato, depredato, violentato e sfruttato dagli altri Paesi”. Una “retorica aggressiva” che nasce “dalla volontà di smantellare il sistema economico-commerciale globale che gli Stati Uniti hanno contribuito a realizzare dopo la Seconda Guerra Mondiale”.

Per Trump, i dazi “porteranno l’età dell’oro”, rilanceranno il “sogno americano” e “genereranno miliardi di miliardi di dollari per ridurre le nostre tasse e il nostro debito”. Il Giardino delle Rose era vestito a festa, con una sfilza di bandiere a stelle e strisce: presenti i familiari del presidente, quasi tutto il governo, lavoratori dell’industria dell’auto e dell’acciaio portati lì a fare claque.

Il magnate trionfante ha annunciato la svolta economica con cui “rimettere l’America First e rendere l’America di nuovo ricca”, “Make America Wealthy Again”. E’ il “giorno della liberazione, il giorno in cui reclamiamo il nostro futuro, uno dei più importanti della storia”, ha detto. E ha proseguito: “Faremo pagare quello che gli altri ci tassano. Reciprocità significa che faremo agli altri quello che fanno a noi, è molto semplice”, precisando però che i dazi non saranno esattamente reciproci (“Li tasseremo la metà di quello che ci tassano”, facendo l’esempio dell”Ue, che “ci fa pagare il 39% e noi imporremo dazi al 20%”.

Tutto il mondo – ha continuato – “ci ha derubato per 50 anni, ma non accadrà più. Questa sarà l’età dell’oro dell’America. Imporremo “, ha aggiunto ricordando. “Se volete dazi zero, venite e produrre in America”, ha aggiunto Trump, ribadendo un mantra che gli è caro da mesi, da quando – poco dopo il suo insediamento – intervenne al Forum di Davos.

L’ordine esecutivo firmato dal presidente ha una clausola che gli consente di rispondere a qualsiasi eventuale ritorsione. “E lui lo farà”, assicurano suoi collaboratori. La Casa Bianca esibisce fiducia che l’annuncio delle misure calmi i nervi degli investitori, da giorni in fibrillazione per l’incertezza.


Politico rivela un retroscena: l’Unione europea, che si sente “tradita dal più vecchio dei suoi alleati”, pensava di potere disinnescare i dazi di Trump, proponendogli di acquistare più gas dall’America. Ma l’offerta europea si sarebbe “scontrata contro un muro americano di burocrazia e indifferenza”. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen bolla come “illegali” i dazi, ma c’è poco da sperare nell’organizzazione per il commercio mondiale, la Wto, svuotata di potere proprio da Trump. Uvdl, allora, auspica “una risposta unita” e avverte che “l’Ue è pronta a controbattere”.

Secondo il Wall Street Journal, alcuni senatori repubblicani sono in disaccordo con Trump, specie sulle misure nei confronti del Canada. Ma resta da vedere se e come il dissenso si manifesterà.

Trump 2: il magnate e l’uomo più ricco al Mondo verso la separazione
Prima dell’annuncio dei dazi di Trump, una bomba sganciata da Politico aveva scosso i palazzi della politica statunitense: il magnate presidente avrebbe detto al suo ‘cerchio magico’ che il suo ‘primo sodale’, Elon Musk, lascerà presto, “forse già nelle prossime settimane”. Il presidente sarebbe soddisfatto dell’operato di Musk, ma il mogul delle tecnologie d’avanguardia sarebbe ormai visto come un rischio politico..

Rilanciata dalla Ap, la notizia suona così: “Musk verso un’uscita di scena rapida a Washington, dopo una stagione turbolenta” alla guida del Doge di Trump, il Dipartimento per l’efficienza dell’Amministrazione pubblica. Il Doge, osservano le fonti dell’Agenzia, non è mai stato concepito come una struttura permanente, ma potrebbe esaurire la sua attività prima del previsto, anche perché Musk ci sta perdendo un sacco di soldi.

Ci sono smentite, ma è un dato di fatto che l’attività di Musk a Washington fa male alle finanze dell’uomo più ricco al Mondo e alla popolarità del Trump 2. Le vendite della Tesla nel primo trimestre 2025 sono scese del 13%, un dato che riflette fattori industriali e commerciali – l’aumento dei costi e un invecchiamento dei modelli -, ma che rispecchia anche la campagna anti-Musk condivisa da molti consumatori negli Stati Uniti e nel Mondo intero.

Scrive il New York Times: “Il coinvolgimento di Musk in politiche di estrema destra ha contribuito a un c alo delle vendite e a veri e propri crolli in Paesi inclini ai veicoli elettrici come la Norvegia, ma sensibili anche ai valori della democrazia e della solidarietà”.

E il Washington Post afferma: “L’esperimento Musk appare un fallimento politico”. Molti media si chiedono se la decisione di lasciare abbia qualcosa a che vedere con la sconfitta elettorale subita martedì nel Wisconsin, dove il giudice conservatore candidato alla Corte Suprema statale, sostenuto dal magnate, è stato battuto da una giudice progressista sostenuta, tra l’altro, da un miliardario rivale di Musk, George Soros. Ma, nonostante “la lezione subita” – l’espressione del NYT -, Musk – pare – “vuole continuare a essere coinvolto nella politica”.

Trump 2: cadono le accuse di corruzione al sindaco di New York

In uno dei tanti sviluppi dell’attualità politico-giudiziaria statunitense, la magistratura federale ha ieri lasciato cadere le accuse di corruzione nei confronti del sindaco di New York Eric Adams, pur criticando la motivazione addotta dal Dipartimento della Giustizia per chiedere il proscioglimento: il fatto che Adams è disponibile a collaborare con l’Amministrazione federale nella repressione dell’immigrazione illegale nella Grande Mela.

Un accordo in tal senso era intervenuto tra Trump e il sindaco democratico transfuga ancora prima dell’insediamento del magnate presidente alla Casa Bianca.

Il ritiro delle accuse noin ha nulla a che vedere con il merito della vicenda: le pressioni in tal senso venute dal Dipartimento della Giustizia avevano indotto alle dimissioni funzionari e magistrati che si rifiutavano di eseguire le direttive del Ministero. “La decisione – scrive il New York Times – chiude il primo procedimento penale nei confronti di un sindaco di New York in esercizio nella storia moderna e mostra come il potere giudiziario venga utilizzato dall’Amministrazione Trump 2 per portare avanti l’agenda del presidente”.