Cronache USA

Dazi, il giorno dopo: tonfo delle Borse, prezzi in salita

04
Aprile 2025
Di Giampiero Gramaglia

Il ‘dopo dazi’ tiene banco sui media negli Stati Uniti e in tutto il Mondo: il Washington Post dà l’idea del quadro d’insieme con un titolo icastico, “Trump inneggia alla ‘liberazione’. Il Mondo vede un’America sola”; e ci sono un po’ ovunque articoli che sono manuali d’istruzioni ai consumatori, quasi di sopravvivenza domestica, su come proteggersi dall’impennata dei prezzi che potrebbe cominciare, e che anzi secondo alcuni è già cominciata, dalle auto, dall’abbigliamento e dal caffé: “Gli americani porteranno il peso dei dazi, con i prezzi che cominceranno a salire quasi subito, su molti beni d’uso comune”.

L’andamento delle borse è in evidenza: per tutta la giornata, Wall Street procede in profondo rosso nonostante hli inviti della Casa Bianca a “fidarsi di Trump”, il dollaro va giù, l’oro, un bene rifugio, va su. Per Wall Street, ieri è stato il giorno peggiore dal 2020, cioè dal momento della pandemia. L’Ap dà le cifre: “I mercati finanziari in tutto il Mondo  hanno annaspato dopo le decisioni sui dazi di Trump, la borsa americana è stata lka peggiore di tutte, con lo S&P 500 giù del 4.8%, il Nasdaq giù del 3% circa, il Down Jones dei titoli industriali giù dell’1,7%”.

In tutto, sono stati ‘bruciati’ 2,5 miliardi di dollari. Il New York Times sottolinea che Nasdaq e S&P 500 sono di nuovo finiti in quello che viene chiamato “correction territory”, cioè il 10% al di sotto del proprio massimo, “perché investitori, imprenditori e consumatori sono preoccupati dall’aumento dei costi e dei prezzi che deriverà dall’enorme quantità di nuovi dazi”.

Il WP va in scia: “I mercati Usa e globale vanno giù perché i dazi di Trump aumentano il rischio d’una guerra commerciale planetaria… E i mercati americani subiscono il contraccolpo peggiore…”. Il giornale rivela che, nel presentare i dazi, martedì pomeriggio, alla Casa Bianca, Trump s’è “volutamente allontanato” dalle tracce che i suoi collaboratori gli avevano preparato.

A proposito dei calcoli del presidente per giustificare le differenze nei dazi Paese per Paese, Politico parla di “una matematica da pazzi” e nota che “l’entità dei dazi ha colto di sorpresa gli investitori”, che non se li aspettavano così alti e così ampi. Mentre gli imprenditori cercano di trovare una parata all’impatto dei dazi, gli economisti temono “una radicale alterazione delle prospettive finanziarie”. oltre e 

Ora, il mondo si prepara a rispondere. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dice: “Siamo nella tempesta. Chi colpisce uno di noi colpisce tutti… Pronti a rispondere…”. E il presidente francese Emmanuel Macron parla di “decisione americana brutale e infondata” e invita gli imprenditori francesi a sospendere gli investimenti negli Usa.

Ci sono riflessi anche sulla politica interna degli Stati Uniti. Rand Paul, senatore del Kentucky, repubblicano, ma ‘libertario’, avverte che la raffica di dazi potrebbe tradursi in una “decimazione” dei repubblicani al Congresso, mentre, sul fronte della politica estera, molti sottolineano che i dazi di Trump colpiscono molti Paesi alleati, fra cui Israele, ma risparmiano Russia e Corea del Nord.

In merito, sotto il titolo “I russi stanno arrivando”, Stephen Collinson e Caitlin Hu, sulla Cnn, scrivono che “la Casa Bianca sta mostrando il vero volto sull’Ucraina. Impone dazi a 185 Paesi, mentre toglie silenziosamente le sanzioni a Kirill Dmitriev, uno dei più stretti consiglieri economico-finanziari del presidente russo Vladimir Putin, che può così arrivare a Washington e negoziare, in quella che è la prima visita di un funzionario russo dall’invasione dell’Ucraina”. E mentre tratta affari con Mosca, Trump se la prende con il presidente ucraino Voldodymyr Zelensky che non accetta un accordo sullo sfruttamento delle risorse minerarie del suo Paese che nessun presidente ucraino potrebbe accettare tanto è squilibrato”: equivale a fare pagare i danni di guerra all’aggredito invece che all’aggressore e, per di più, a tassi da usura.