Trasporti
Taxi introvabili in città. Le proteste sono supportate dai dati e dalle testimonianze di addetti ai lavori
Di Giampiero Cinelli
“Taxi?” Niente taxi. Da qualche settimana nelle grandi città, specialmente Milano e Roma, cresce la protesta per quella che sembra essere una carenza di auto bianche disponibili. Bisogna sempre tenere conto che i social (i canali principali su cui si sta diffondendo il tema) hanno la capacità di amplificare le percezioni, ma il mondo virtuale al giorno d’oggi non è trascurabile e comunque le lamentele erano già abbastanza note nei mesi addietro, se non anche molto prima.
“La campagna”, del tutto spontanea, è scaturita grazie ai post di personaggi noti e influencer i quali, in genere, da qualche tempo hanno cominciato a concentrarsi sui vari disagi che nella loro esperienza hanno avuto con il servizio. A Milano si protesta perché è molto più difficile prenotare una corsa se lo si fa dalle 18 in poi, ancora di più adesso che siamo sotto le feste e l’affluenza turistica – per certi versi fortunatamente – è maggiore. “Resti in attesa, al momento non ci sono taxi disponibili”, è una frase che un po’ tutti abbiamo sentito dirci dal centralino non poche volte. Allora andrebbe capito se l’eventualità è fisiologica, o se deriva da una gestione non ottimale di personale, mezzi e tempi.
In modo negativo ci fanno pensare, ad esempio, la nota food blogger e personaggio televisivo Chiara Maci e la conduttrice Csaba Dalla Zorza, la quale ha rinunciato a degli eventi perché rimasta senza voce mentre aspettava al freddo un tassista fuori dal Teatro Manzoni.
I dati di Milano
Come riportano varie testate, attualmente a Milano le auto bianche che trasportano passeggeri sono 4.855. L’ultima erogazione di nuove licenze risale al 2003. Dal 2006 al 2016 il numero di taxi è rimasto sostanzialmente invariato. Oggi appare quantomai chiaro come il volume a disposizione sia sproporzionato rispetto al numero di abitanti. Nel 2019 Palazzo Marino aveva deciso di ampliare il numero di taxi con 450 licenze ulteriori, dovendo però cedere all’opposizione dei sindacati dei tassisti. La proposta era poi stata bloccata dalla Regione Lombardia. Il problema cardine diventa quello delle chiamate inevase. Sono il 15% dalle otto alle dieci di mattina e il 27% dalle 19 e alle 21 durante i giorni feriali. Nei fine settimana peggiora, arrivando al 31% nella fascia serale di sabato e domenica e al 42% tra la mezzanotte e le cinque del mattino. L’analisi è stata fatta dal Comune di Milano, che fornisce un altro dato sorprendente: a fronte di un 15% in media di corse inevase è associato un 46% in media di taxi liberi. Urgono quindi interventi, anche nelle altre province lombarde limitrofe, anche perché i continui disagi fanno certamente spostare la domanda verso il servizio delle auto private. E se ciò può favorire la concorrenza, induce inevitabilmente le istituzioni a dover gestire un complicato conflitto sociale.
Caos a Roma
Prenotare un auto bianca a Roma è diventata un’impresa. Le app in grado di “smaltire la file” dopo la pandemia mostrano difficoltà, spesso non risultando utili per fermare la vettura vuota. In effetti, negli ultimi tempi si nota molta più calca all’uscita dalla stazione Termini, con le vetture che arrivano a singhiozzo. Lorenzo Bittarelli, presidente della Cooperativa Taxi 3570, la più grande della capitale, riconosce il problema e crede che vadano rimodulati i turni. Il Campidoglio invece ha parlato di una tariffa fissa, da e per le stazioni, e del prolungamento dell’orario di lavoro, mettendo queste misure nero su bianco in un’ordinanza di settembre. L’amministrazione comunale ha infatti ravvisato le code per l’attesa alle stazioni data la carenza di veicoli, in particolare nel weekend, quando il servizio diminuisce per via dei riposi del fine settimana. Altra idea sul tavolo è rafforzare i turni lavorativi.
Tutti i nodi
Secondo l’Autorità dei Trasporti in Italia c’è un taxi ogni 2mila abitanti, in Francia uno ogni 1.100 e in Spagna uno ogni 1000. A Milano si contano 347 taxi ogni 100mila abitanti, a Roma 276, arrivando ai 49 di Palermo. Ad aggravare il quadro, fattori inerenti alle dinamiche. Come il fatto che a Roma esistano almeno tre numeri verdi che fanno capo a diverse cooperative. Il cliente che chiama viene servito dalla cooperativa in questione che manda la sua auto più vicina. Altro discorso sarebbe una centrale unica con a capo il Comune di Roma. Ma tale soluzione esporrebbe a maggiore tracciamento e controllo, dunque il coinvolgimento dei dati. Dati che possono determinare maggiori oneri verso il fisco. Poiché, tra l’altro, il tassametro non è soggetto al controllo dell’Eraraio e, infatti, quando si rifiuta di prendere la carta molto probabilmente è per far risultare un reddito inferiore. Tendenzialmente la maggior parte dei tassisti dichiara tra i 20 e 25mila euro l’anno, ma non raramente questa cifra viene in realtà superata, siccome nelle grandi città non è così difficile portare a casa 3mila euro al mese. Inoltre, spesso si rifiuta di fare corse collettive facendo salire più clienti. Anche se la tariffa collettiva esiste. Mentre la tariffa fissa, quella ad esempio prevista per gli aeroporti, frequentemente non viene rispettata. E se almeno si potessero aumentare le licenze, ciò è ostacolato poiché, meno licenze ci sono, più vale quella in possesso se sarà venduta. Insomma i problemi sono tanti. Affrontarli con lentezza, paradossalmente, porterà i tassisti ad avere più competizione su un mercato che ormai sta irrimediabilmente mutando.