Trasporti

Limiti di velocità, ecco la bozza del ministero dei trasporti. Bologna prende nota

24
Gennaio 2024
Di Giampiero Cinelli

Dopo l’ordinanza del Comune di Bologna, che ha introdotto il limite dei 30 kilometri orari per la circolazione stradale, la reazione di Matteo Salvini era nell’aria. Infatti oggi il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha pubblicato una bozza di Direttiva ai Comuni in cui in sintesi si dice questo: il limite deve restare quello dei 50 km/h e le eventuali deroghe a tale misura, sia come ulteriore abbassamento che come innalzamento, ad esempio ai 70 km7h, devono essere correlate a determinati elementi, i quali vanno rivalutati nel tempo, con Il Ministero che ha il potere di modificare i provvedimenti presi dalle amministrazioni urbane qualora non rispettassero il giusto bilanciamento di interessi e apparissero immotivate.

La bozza di Direttiva ministeriale sui limiti di velocità si lega all’articolo 142, commi 1 e 2 del Codice della Strada. Sul testo del Ministero c’è scritto: «il comma 1 del suddetto articolo fissa a 50 km/h il limite di velocità per le strade nei centri abitati, “…con la possibilità di elevare tale limite fino ad un massimo di 70 km/h per le strade urbane le cui caratteristiche costruttive e funzionali lo consentano, previa installazione degli appositi segnali”».

Limiti di velocità massimi, diversi, possono fissarsi «in determinate strade e tratti di strada quando l’applicazione al caso concreto dei criteri indicati renda opportuna la determinazione di limiti diversi, seguendo le direttive che saranno impartite dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Gli enti proprietari della strada hanno l’obbligo di adeguare tempestivamente i limiti di velocità al venir meno delle cause che hanno indotto a disporre limiti particolari. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti può modificare i provvedimenti presi dagli enti proprietari della strada, quando siano contrari alle proprie direttive e comunque contrastanti con i criteri di cui al comma 1».

L’approccio è in virtù del fatto che una circolazione troppo lenta può essere d’intralcio e ugualmente rischiosa, come stabilito anche da una sentenza della Cassazione del 2011. Effetti indesiderati di una velocità eccessivamente lenta si riscontrerebbero inoltre sotto il profilo ambientale.

Poi la direttiva specifica in quali casi è consentito valutare limiti di velocità inferiore ai 50 km/h, che sono:

  • L’assenza di marciapiedi e movimento pedonale intenso;
  • Anormali restringimenti delle sezioni stradali;
  • Pendenze elevate;
  • Andamenti planimetrici tortuosi tipici di nuclei storici e vecchi centri abitati;
  • Frequenza di ingressi e uscite carrabili da fabbriche, stabilimenti, asili, scuole, parchi di gioco e simili;
  • a pavimentazioni sdrucciolevoli o curve in vario modo pericolose (ad esempio durante la cattiva stagione o in condizioni metereologiche avverse).

Al contrario le principali condizioni per elevare il limite di velocità di 50 km/h sono le seguenti:

  • Strade urbane di scorrimento o strade le cui caratteristiche costruttive e funzionali lo consentano;
  • Assenza di intersezioni e di attraversamenti pedonali non protetti;
  • Impianto di semafori coordinati ad onda verde;

Questi gli ulteriori riferimenti che giustificano deroghe:

  • Tassi di incidentalità monitorati almeno nell’ultimo triennio;
  • Peculiari condizioni di utilizzo del contesto urbano di riferimento, in coincidenza ad esempio, con la presenza di scuole, ospedali, aree verdi, esercizi commerciali di vicinato ovvero di tratti stradali di interconnessione con strade extra-urbane o a aree a prevalente caratterizzazione industriale, rispettivamente indicative di una elevata e limitata presenza di utenza debole;
  • Peculiari caratteristiche del contesto urbano, in riferimento, a titolo esemplificativo, alla presenza di immobili storici e di preminente interesse artistico e di unità abitative residenziali ovvero, all’inverso, di area a bassa densità abitativa;
  • Esigenze temporanee legate a flussi turistici stagionali o eventi di carattere straordinario.

Secondo gli esponenti del centrosinistra la mossa di Salvini è solo propagandistica. Le autorità centrali sono disponibili a ulteriori chiarimenti e non è escluso che altri Comuni chiedano un’interlocuzione.

Intanto il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha parlato in videocollegamento con Salvini, dichiarando a margine: «Queste precisazioni della Direttiva sono coerenti con il percorso che stiamo facendo in città. “Bologna città 30” prosegue, proseguono le ordinanze e sono vigenti. Ci siamo presi l’impegno di monitorare l’andamento del nostro progetto, di osservare l’impatto ed eventuali correzioni sulla base dei dati scientifici e delle osservazioni dei cittadini e condivideremo con il Ministero, come ci eravamo impegnati a fare, le decisioni che assumeremo. Noi pensiamo che Bologna città 30 possa proseguire. Nessun passo indietro».

Il sindaco ha aggiunto: «Stamattina ho avuto il piacere di incontrare in call il ministro Salvini. Un confronto positivo che abbiamo avuto reciprocamente sulla Direttiva che il ministero sta scrivendo, insieme ad Anci, sul tema della limitazione dei 30 km/h e più in generale sulla sicurezza stradale. In questi giorni ci eravamo sentiti perché è scoppiata la polemica, ma io con Salvini ho un rapporto istituzionale e ci tengo a coltivarlo: non è la prima volta che ci troviamo ad affrontare temi strategici per il nostro territorio nonostante le evidenti differenze politiche. Di certo non abbiamo cambiato idea sulla nostra visione del mondo oggi, ma ci siamo raccontati che tipo di iniziative stiamo promuovendo a Bologna e la direttiva che stava emanando. Una direttiva che, è stato chiarito, serve ad indicare i limiti di applicazione del Codice della strada per quanto riguarda i 30 km/h e in generale la limitazione della velocità stradale». Lepore conclude: «L’incontro è stato cordiale e positivo, un buon confronto che proseguirà in sede Anci perché la direttiva non è ad hoc per Bologna ma è rivolta a tutti i Comuni. Sarà nei prossimi giorni Anci ad esprimere un parere e collaborare alla stesura definitiva della Direttiva che il ministero emanerà».